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politica
22 ottobre 2021 - 13:15

L’ultimo selfie di Raggi. Gualtieri in Campidoglio: «È una nuova stagione,

di Monica Guerzoni

ROMA- Virginia Raggi scende dalla scala del Palazzo Senatorio con la testa alta e un sorriso mesto, fa ciao-ciao con la mano, incassa l’applauso (e le lacrime) dei collaboratori in partenza e concede l’ultimo selfie in piazza del Campidoglio a Domenico Monteleone da Biella, un tale in maglietta nera appassionato di barocco romano. È un fan di Virginia Raggi? «No, di Giorgia Meloni». Finisce così la favola non sempre bella della «fu» prima sindaca di Roma e comincia la storia di Roberto Gualtieri, il «prof» di Storia contemporanea che è stato deputato europeo del Pd e ministro dell’Economia: «Se sono felice? Beh, mi fa impressione sedermi alla scrivania di Ernesto Nathan, dopo essere stato al Mef dietro a quella di Quintino Sella». È venuto senza chitarra? «In Campidoglio porterò quella che avevo a Bruxelles e poi al ministero».

La prima emozione è alle 8 del mattino davanti alla scuola del figlio, dove lo accoglie lo striscione formato lenzuolo dipinto dai compagni di classe: «Buon lavoro sindaco di tutti». La seconda è quando la Giulietta grigia passa davanti all’Altare della Patria e il vincitore del 18 ottobre si commuove. Alle 11, quando appare davanti all’ingresso di Sisto IV, ha lo sguardo spaesato del primo giorno di scuola, ma il sorriso immortalato dai fotografi non è più quello «un po’ forzato» dell’imitazione di Crozza. Questa volta, se pure la piazza è vuota come i seggi dell’astensione record, il politico che non alza la voce e schiva le polemiche sembra contento davvero. A suo agio nella parte dell’uomo delle istituzioni, abito blu e cravatta in tinta, che ha fretta di rimettere a posto le cose. «Inizia una nuova stagione», volta pagina con un Tweet il neo-sindaco, poi raggiunge nello studio colei che dovrà consegnargli le chiavi della Città Eterna e che nel 2016 si era presentata con uno spiazzante «chiamatemi Virginia». Ora cambia tutto, anche lo stile. La parola d’ordine del timido Gualtieri è «sobrietà», ma poiché è stufo di sentirsi dire che l’empatia gli fa difetto, ha preso a concedersi qualche pennellata pop. Per Karaoke Reporter ha declamato e parafrasato l’antica canzone di Remo Remotti: «Mamma Roma ecchime qua, io resto pe’ fa’ ‘l sindaco».

Il faccia a faccia con Raggi dura un’ora, «cordiale e senza tensione» come era stato a febbraio il passaggio di consegne in via XX Settembre, quando Gualtieri lasciò il Tesoro a Daniele Franco. Si è parlato di aziende partecipate, municipi, Expo 2030 e di bilancio della Capitale. Com’è la situazione? «Complicata. Il primo problema da risolvere è la capacità di spesa». E la sosta tariffata? Davvero ha deciso che i romani pagheranno di più per parcheggiare nelle strisce blu? «Fake news — smentisce l’ex ministro — L’unica cosa sicura è che aumenteremo il numero delle strisce blu e faremo molte più corsie preferenziali. Ma la priorità sono i rifiuti». C’è da cancellare l’immagine di una Capitale invasa da monnezza, topi e cinghiali e da lanciare il piano di «pulizia straordinaria». A pranzo Gualtieri convoca l’ad di Ama, Zaghis e all’ora del caffè anche i muri del Campidoglio sanno che i vertici dell’azienda rifiuti stanno per saltare. E la giunta? C’è tempo fino all’8 novembre, lui punta «a fare prima» ma ancora non scopre le carte.

In sala Giulio Cesare il nuovo arrivato sorprende tutti. Perché non ha indossato la fascia tricolore? «La metterò a tempo debito», taglia corto, «ora c’è da lavorare». Ringrazia Raggi per averlo accolto e si dice «onorato» del ruolo, al quale dedicherà «impegno e passione». L’affaccio di rito dal balconcino della Torre di Niccolò V gli ha fatto battere il cuore e per quanto si sia imposto sobrietà e modestia, il neosindaco non nasconde l’emozione: «È una vista meravigliosa, sono rimasto abbagliato, senza respiro». Fedele alla fama di secchione, mentre Raggi gli illustrava la grande bellezza dei Fori Imperiali lui pensava a come realizzare l’idea di Franceschini di una «gestione integrata tra il Foro dello Stato e quello del Comune». Nell’agenda già piena spunterà a breve l’incontro con il premier Draghi per parlare di Pnrr. Roma è in ritardo e Gualtieri non si farà remore di chiedere aiuto all’opposizione: «Cerco la collaborazione di tutti, vedrò i parlamentari romani anche di altri partiti». Ha già sentito Rampelli di FdI e ringraziato Giorgia Meloni per gli auguri: «Mi fa piacere, io avevo ringraziato Michetti». Fair play, mano tesa alla destra. Eppure è lo stesso Gualtieri che a metà pomeriggio nella periferia martoriata di Tor Bella Monaca — simbolo del suo «impegno per la legalità» e unico municipio dove ha vinto la destra — entra a sorpresa nella libreria di Alessandra Laterza, che a maggio si rifiutò di vendere il libro di Giorgia Meloni.