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24 marzo 2020 - 09:36

Avigan, c’è il via libera dell’Aifa alla sperimentazione per Covid-19

di Laura Cuppini

Le aspettative, bene o mal riposte che siano, in questi ultimi giorni si chiamano Avigan. Ovvero il farmaco giapponese di cui tutti parlano dopo il video di un imprenditore romano diventato virale sui social. Un argomento di cui ha discusso lunedì il Comitato tecnico-scientifico dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). «Il direttore generale di Aifa, Nicola Magrini, mi ha comunicato che, dopo una prima analisi sui dati disponibili relativi ad Avigan, il Comitato sta sviluppando un programma di sperimentazione e ricerca per valutare l’impatto del farmaco nelle fasi iniziali della malattia. Nei prossimi giorni i protocolli saranno resi operativi, come già avvenuto per le altre sperimentazioni in corso» ha affermato in un comunicato il ministro della Salute Roberto Speranza. «Aifa è un’agenzia di altissimo profilo e ha reso trasparenti tutte le sperimentazioni. Ci sono molte proposte di sperimentazioni, tutte vengono riportate pubblicamente. È importante sperimentare e condividere queste informazioni con il mondo» ha commentato il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro.

Fontana: «Partiamo subito»

La palla è stata subito raccolta dal governatore della Lombardia, la regione più colpita dall’epidemia, Attilio Fontana. «Il nuovo farmaco Avigan, non si sa se funzioni o non funzioni, ma adesso potrà essere testato, grazie alle sollecitazioni che abbiamo inviato a Roma perché venisse immediatamente sperimentato. E la sperimentazione, grazie all’ok dell’Aifa, inizierà immediatamente in Lombardia, già da domani (martedì 24, ndr), e speriamo che contribuisca a eliminare questo maledetto virus». Grande entusiasmo era stato espresso poche ore prima anche da Luca Zaia, alla guida del Veneto, altra regione pesantemente colpita. «Il Veneto è pronto a sperimentare il medicinale. Se c’è anche solo la minima possibilità, io sono convinto che si debba procedere». «Ben venga la decisione dell’Aifa — ha commentato Zaia dopo l’annuncio del ministro della Salute —. La Sanità del Veneto è pronta ad affrontare il protocollo che verrà deciso. È giusto e corretto non dare facili speranze. È tuttavia pur vero che non bisogna lasciare nulla di intentato nella lotta alla peggiore epidemia dal dopoguerra a oggi».

Oms: piccoli studi non daranno risposte

Insomma l’aspettativa è alta, ma è stato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, a smorzare gli entusiasmi: «Riconosciamo che c’è un disperato bisogno di terapie efficaci. Attualmente non esiste un trattamento che si è dimostrato efficace contro Covid-19. Piccoli studi clinici e non randomizzati non ci daranno le risposte di cui abbiamo bisogno. L’uso di trattamenti non testati senza le prove giuste potrebbe suscitare false speranze e persino fare più danni che benefici e causare una carenza di medicine essenziali per curare altre malattie. Per questo l’Oms ha lanciato il progetto Solidarity, per generare prove solide e di alta qualità il più rapidamente possibile. Più Paesi si iscrivono alla sperimentazione e altri grandi studi, più velocemente otterremo risultati su quali farmaci funzionano e più vite saremo in grado di salvare».

Non è autorizzato in Europa e Usa

La stessa Aifa domenica aveva sottolineato che ad oggi non esistono studi clinici relativi all’efficacia e alla sicurezza di favipiravir (il principio attivo di Avigan) nel trattamento di Covid-19. «È un antivirale autorizzato in Giappone da marzo 2014 per il trattamento di forme di influenza causate da virus nuovi o riemergenti e il suo utilizzo è limitato ai casi in cui gli altri antivirali sono inefficaci — ha spiegato l’ente —. Il medicinale non è autorizzato in Europa, né negli Usa». Relativamente all’impiego in Covid-19, «sono unicamente noti dati preliminari di un piccolo studio condotto in pazienti con Covid-19 non grave, in cui favipiravir è stato confrontato alla combinazione antivirale lopinavir/ritonavir. Sebbene i dati disponibili sembrino suggerire una potenziale attività di favipiravir, in particolare per quanto riguarda la velocità di scomparsa del virus dal sangue e su alcuni aspetti radiologici, mancano informazioni sulla reale efficacia nell’uso clinico e sulla evoluzione della malattia».

Studio clinico in Giappone

Si dovrà ora capire come regolarsi con l’azienda produttrice del farmaco, la giapponese Toyama Chemical, controllata di Fujifilm. «In questa fase l’azienda non è in grado di divulgare alcun piano per l’uso di Avigan in altri Paesi. Per valutare la sua efficacia e sicurezza nei confronti di Covid-19, Fujifilm prevede di avviare uno studio clinico in Giappone — ha detto Mario Lavizzari, corporate senior director Fujifilm Italia —. Avigan deve essere somministrato a coloro che sono stati infettati da una nuova influenza o dal riemergere delle infezioni del virus dell’influenza, quando un altro farmaco antinfluenzale non funziona. Ora è somministrato a pazienti di Covid-19 in Giappone ai fini di uno studio di osservazione. Sappiamo anche che favipiravir (farmaco generico) è stato somministrato a pazienti Covid-19 in Cina. Fujifilm non ha svolto alcun ruolo nelle ricerche di cui sopra e non è quindi in grado di commentare questi risultati. Al momento non esistono prove scientifiche cliniche pubbliche che dimostrino l’efficacia e la sicurezza di Avigan contro Covid-19 nei pazienti».

«Video molto discutibile»

Infine il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri ha messo in guardia dalla diffusione di notizie che arrivano da fonti non qualificate. Il riferimento è al filmato dell’imprenditore romano relativo alla presunta efficacia di Avigan contro Covid-19. Quello che gira, sottolinea Sileri, «è un video molto discutibile. Ammettendo pure che ci sia un farmaco salva-vita, se tu inizi un video dicendo che in Italia stanno tenendo nascosta una cosa per qualche motivo, facendo dietrologia, questo non va bene. Se pensi che vi sia un farmaco che possa essere utile, lo segnali agli Enti. Quando si dice che ha il 91% delle guarigioni bisogna vedere dove è scritto, perché in letteratura scientifica questo dato non l’ho trovato. Farmaci antivirali probabilmente più efficaci di questo sono già testati».

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