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9 aprile 2021 - 18:58

Il derby Europa-America sui vacciniperché gli Stati Uniti hanno vinto

di Paolo Valentino

Racconta soprattutto la storia delle debolezze europee, quella che sta vedendo Bruxelles perdere la partita delle vaccinazioni anti Covid-19 nei confronti degli Stati Uniti. Dopo una risposta disastrosa alla pandemia, con il tragico record mondiale dei decessi, l’America sta immunizzando i suoi cittadini a un ritmo molto più veloce di qualsiasi altro Paese dell’Ue. Al momento in cui scriviamo, 34 milioni di americani sono già stati vaccinati pienamente, quasi il 20% della popolazione. Altri 65 milioni hanno già ricevuto una prima dose, che invece è stata somministrata soltanto al 6% dei cittadini europei. Com’è stato possibile? Cos’ha fatto la differenza tra i due approcci? E com’è che un Paese senza un vero servizio sanitario nazionale stia registrando una migliore performance di quelli dell’Unione dove la sanità è da sempre pubblica?

PARTIAMO DALL’INIZIO: GLI USA, GIÀ IN ESTATE SOTTO LA PRESIDENZA DI TRUMP, HANNO COMPRATO AL BUIO MILIONI DI DOSI

La forza dell’alleanza pubblico-privato

La forza principale della strategia americana è stata l’Operation Warp Speed, una cooperazione pubblico-privato, finanziata dal governo federale con quasi 14 miliardi di dollari e iniziata già sotto l’Amministrazione Trump, che si è mossa con l’obiettivo di assicurarsi il maggior numero di vaccini, senza badare al prezzo, nel minor tempo possibile. L’Europa ha scelto di agire come blocco, preoccupata giustamente di non lasciare scoperti i suoi membri più piccoli e più poveri. Ma ha affidato il negoziato sui contratti alla Commissione, che non aveva alcuna esperienza in materia e si era solo occupata di negoziati commerciali: il focus principale dei negoziatori di Bruxelles con le case farmaceutiche è stato infatti di spuntare il prezzo più basso. Gli USA hanno per così dire «gettato soldi sul problema», sovvenzionando generosamente le case farmaceutiche per accelerare la velocità della sperimentazione e della produzione. Non solo, ma hanno addirittura comprato al buio milioni di dosi già in estate (600 milioni da Pfizer solo in luglio) quando ancora i vari vaccini non avevano ricevuto il via della FDA.

L’approccio geopolitico e il caso Sanofi

Hanno avuto anche fortuna, certo, piazzando ordini di Moderna e BionTech-Pfizer, prima ancora di sapere se sarebbero stati efficaci. Ma Operation Warp Speed si è anche occupata di favorire accordi fra i concorrenti, come l’intesa che permetterà a Merck di produrre il vaccino monodose Johnson&Johnson. La Commissione europea invece ha cercato di diversificare le fonti, usando anche un approccio geopolitico, come nel caso di Sanofi, la casa francese che si era assicurata un contratto da 300 milioni di dosi ma che poi ha dovuto rinviare sine die la finalizzazione del vaccino. A questo va aggiunta la maggiore rapidità con cui la FDA ha approvato i vaccini, mentre l’Ema ha usato un approccio molto più cauto.

I danni del «nazionalismo dei vaccini»

Quando finalmente il segnale verde è arrivato, l’Ue si è accorta di aver comprato dosi non sufficienti. Una penuria che si è intensificata a gennaio, quando si sono verificate le difficoltà di produzione negli impianti europei. Il resto lo hanno fatto il nazionalismo dei vaccini, che ora stiamo riscoprendo in Europa, e la campagna di vaccinazione, che in America coinvolge partner pubblici e privati: l’esercito e la protezione civile, le farmacie e i dentisti, gli studenti di medicina e i veterinari. Le prenotazioni si fanno su un sito unico.