26 gennaio 2020 - 19:51

Diego Abatantuono: «Ormai i politici fanno più ridere dei cabarettisti»

L’’attore è protagonista su Italia 1 di «Enjoy», nuovo show di satira: «I comici di oggi non fanno gavetta, la tv brucia tutto velocemente. Io amo il cinema»

di Renato Franco

Diego Abatantuono: «Ormai i politici fanno più ridere dei cabarettisti»
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«La comicità dei politici ha superato quella dei comici di professione. Eravamo abituati a uomini di potere sussiegosi, mentre adesso la parodia di un personaggio non regge il confronto con il suo alter ego reale: fare satira politica oggi è molto più difficile». Parola di Diego Abatantuono che riflette su questi tempi purtroppo molto comici, ma paradossalmente difficili per i giullari. Abatantuono era partito dal Derby — il tempio milanese dell’ironia — per arrivare al cinema. Oggi è tutto cambiato: «Un tempo il comico faceva una lunga gavetta, tra teatro e cabaret. Oggi la tv ha bisogno di prodotti veloci, il web è istantaneo: anni fa se avevi una buona idea ci campavi per 2 anni, adesso si brucia in un attimo».

Abatantuono si riaffaccia in tv, da domenica 2 febbraio sarà su Italia 1 con Enjoy – Ridere fa bene, nuovo show comico condotto da Diana Del Bufalo, in studio due squadre di comici che si sfidano in una serie di prove. Da una parte, il team capitanato da Gigi e Ross; dall’altra, quello guidato dai PanPers. Nel cast delle due squadre, tra gli altri, Vincenzo Albano, Herbert Ballerina, Barbara Foria, Alberto Farina, Gianluca Impastato, Claudio Lauretta, Francesca Manzini. Unico giudice il pubblico in studio che, con un telecomando, giudicherà le esibizioni. Il compito di Abatantuono — che come le donne prima del 1945 non ha diritto di voto — è quello di influenzare con la sua cifra pungente i giudizi degli spettatori. Oltre a ridere, c’è pure l’obiettivo benefico, ovvero finanziare i progetti di solidarietà promossi da Mediafriends, la Onlus di Mediaset, Mondadori e Medusa.

«C’è un bel gruppo di cabarettisti, un bel mix tra giovani e meno giovani, la qualità comica è alta. Spesso si dice che è stato divertente farlo anche quando non è vero: in questo caso assicuro di sì, quando si crea un certo clima poi si riflette anche sulla riuscita del programma. Un po’ come accadde sul set di Marrakech Express: il film era lo specchio della sintonia che c’era tra di noi». La formula matematica della battuta o della commedia non c’è: «Se ci fossero ricette saremmo tutti più ricchi: ci sono film che vanno inspiegabilmente bene e altri che vanno inspiegabilmente male; lo stesso vale per i programmi tv. È un meccanismo misterioso che mi mette anche una certa ansia». La tv non è stato il core business della carriera di Abatantuono, che spesso è stato ingaggiato come follower del dio pallone, tra Controcampo e Quelli che il calcio: «Era un modo perfetto per scroccare le partite ed essere pure pagato. Oggi mi tocca organizzare a casa mia e pagare pure per dar da mangiare agli ospiti».

Il cinema è sempre stato la sua priorità: «Io volevo fare solo quello e dal teatro del cabaret sono passato direttamente al set dei film». Oltre 100 ne ha fatti, tra i più divertenti citava Marrakech Express: «Era un film on the road e se la compagnia è divertente, all’avventura del film si aggiungono le disavventure della vita che vivi nelle pause, nei trasferimenti da un posto all’altro. In genere succede quando giri lontano da casa. Mediterraneo era stanziale, ma era impagabile stare in acqua e poi andare sul set. Il giudice Mastrangelo lo abbiamo girato in Salento prima che diventasse una moda. Il cinema rimane il luogo dove mi sento più a mio agio, è il mio habitat, so sempre quello che succede e prevedo quello che succederà».

L’aspetto meno ludico dei film? «Gli orari, spesso sono pesanti. E soprattutto andrebbero pensati meglio: alzarsi alle 5 di mattina per recitare in un dramma va bene, così arrivi con la faccia da tragedia già pronta; ma non va bene per una commedia: se mi sveglio a quell’ora mi impedisci di ridere almeno fino a mezzogiorno. Vanzina lo aveva capito benissimo, sapeva che i comici non fanno ridere la mattina».

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