FCA, la piattaforma PSA e il futuro dei fornitori italiani

C'è preoccupazione tra i fornitori italiani per la decisione di Fiat Chrysler di interrompere lo sviluppo dell'architettura di segmento B per virare su quella francese

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FCA, la piattaforma PSA e il futuro dei fornitori italiani

Che ne sarà di noi si cantava nella metà degli anni Duemila. Forse lo stesso motivo che ronza nella mente dei fornitori italiani di FCA da quanto è stata annunciata la fusione con PSA e la nascita di Stellantis e che negli ultimi giorni di incertezza è tornato pesantemente a farsi sentire. Sì perché l’indotto piemontese della componentistica (così come quello del resto d’Italia che lavora con il gruppo) è in fermento dopo che Fiat Chrysler avrebbe annunciato in una lettera ai suoi fornitori, l’intenzione di abbandonare il progetto di sviluppo della nuova piattaforma destinata alle vetture di segmento B, un progetto che andava nella direzione annunciata da Mike Manley nei mesi scorsi.

Sotto la lente d’ingrandimento sarebbe finito Thychy, l’impianto di produzione di FCA in Polonia dove attualmente si producono le utilitarie Fiat e Lancia (la sola Ypsilon) e che era stato incaricato di procedere allo sviluppo di questa nuova architettura. Fermi tutti però perché con la missiva inviata ai quasi 60 mila addetti per un totale di oltre 1.000 piccole aziende si è detto stop. Una decisione per salvaguardare costi inutili di ricerca e sviluppo, a detta di Fiat Chrysler. Nulla a che fare con la fusione FCA-PSA hanno tenuto a precisare da Torino, bensì un progetto parallelo, una joint-venture sul segmento B tra i due gruppi di cui non sarebbero stati svelati ulteriori dettagli per evitare che la concorrenza potesse avvantaggiarsi. Sfruttare la piattaforma fornita da PSA infatti permetterebbe di contenere i costi e altresì utilizzare un’architettura moderna e adatta all’elettrificazione, senza dover partire da zero. La CMP infatti ha dimostrato grande versatilità, dando vita a modelli di successo come la Peugeot 208, Car of the Year 2020.

Allo stop dello sviluppo della piattaforma FCA però farebbe il pari con un’altra richiesta, quella di mettersi al lavoro su una nuova linea, quella basata su una piattaforma di PSA. Niente contraccolpi per i fornitori italiani? Non ci si può mettere la mano sul fuoco ma in questo modo potrebbe preservarsi la filiera che tanto ha dato a Fiat e agli altri marchi del gruppo negli anni, affermandosi come uno degli indotti più importanti dell’automotive globale. La virata sulla piattaforma di PSA dunque non comporta un necessario orientamento verso la componentistica transalpina, almeno per ora. Il futuro rimane comunque tutto da decifrare: l’ottimizzazione e la razionalizzazione dei costi di cui si è parlato lo scorso dicembre dovrà gioco forza colpire gli aspetti della nuova realtà e al momento, conti alla mano, FCA rappresenta un’entità che va ristrutturata, anche alla luce dei risultati finanziari ottenuti dai due gruppi a confronto in un momento particolare come questo. Il futuro CEO Carlos Tavares si è dimostrato maestro in questo. Un motivo in più per chiedersi, che ne sarà di noi?