Il tecnico sampdoriano Claudio Ranieri, 68 anni: cinque vittorie negli ultimi sei incontri ANSA

IL PERSONAGGIO

Il calcio democratico di Ranieri: così mr. Leicester ha salvato la Samp

Credibilità, partecipazione e uno slogan azzeccato: vi spieghiamo come il tecnico ha conquistato lo spogliatoio

Filippo Grimaldi

"Attenti, ragazzi: se andiamo in B, tutte le nostre carriere saranno compromesse". Già, tutte, nessuna esclusa: compresa quella di Claudio Ranieri, 68 anni, principale artefice di un miracolo sampdoriano che ha permesso ai blucerchiati - cinque vittorie negli ultimi sei incontri: nessuno in A ha fatto meglio - di acciuffare in anticipo una salvezza che a un certo punto della stagione era sembrata maledettamente complicata. C’è la mano del tecnico romano, chiamato dal presidente Massimo Ferrero alla guida di una Samp che dopo 7 giornate di campionato era ultima con 3 punti (una vittoria e sei sconfitte), dietro al recupero di Quagliarella e compagni.

Democrazia (condivisa)

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Se alla società va riconosciuto il merito di avere puntato su un nome di rango come erede di Di Francesco, allo stesso Ranieri bisogna dare merito di avere avuto in questi mesi un approccio al lavoro che si è rivelato vincente. Il club lo ha sempre supportato, e lui ha trovato in particolare due interlocutori decisivi e complementari come il diesse Carlo Osti e Riccardo Pecini, capo dello scouting: con il primo c’è una totale identità di vedute e una sintonia anche a livello caratteriale. Con il secondo, esiste una collaborazione felice di vecchia data, che risale all’esperienza comune di Ranieri e Pecini al Monaco. Il tecnico non ha mai fatto mistero del valore dei suoi giocatori: nessun fuoriclasse, ma ragazzi con doti eccellenti da valorizzare.

Così, in una sorta di democrazia condivisa, Ranieri ha dato spazio a tutti (basta pensare all’esplosione di Thorsby, Augello e Bonazzoli), senza gerarchie precostituite. Non ha messo sotto stress il gruppo, neppure nei momenti più complicati, in cui ha sempre evitato di istruire processi o cercare colpevoli. Limitandosi, semmai, a chiedere di più ai suoi. Così si è guadagnato credibilità, favorendo la partecipazione dei singoli al lavoro collettivo. Un processo a cui ha lavorato tutto il suo staff e un sampdoriano della prima ora come Angelo Palombo, prezioso ausilio al tecnico romano sin dall’inizio della sua gestione.

Emergenza superata

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Persino l’emergenza Covid-19, con una decina di calciatori positivi al virus, recidivi compresi, è stata superata senza strascichi. Non solo: Ranieri è stato il primo fra i tecnici di A a battersi per le cinque sostituzioni, bocciando in toto l’ipotesi di un maxiritiro per le squadre di calcio.

Gli uomini davanti agli schemi

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Mai, poi, Ranieri ha anteposto la tattica agli uomini, adattando sempre gli schemi a chi in quel momento gli sembrava più pronto a scendere in campo. È stato lui, semmai, a fare uno sforzo in più per calibrare il modulo ai suoi giocatori, quasi fosse un abito ogni volta su misura. E poi c’è, infine, il discorso della preparazione: Ranieri ha un’articolata e lunga esperienza in Premier League, dove le partite ogni tre giorni sono un’abitudine. E da lì, appunto, ha mutuato le metodologie di allenamento applicate alla Samp fra una gara e l’altra, con sedute più snelle, mai ripetitive e un approccio generale che lasci comunque sempre ai giocatori i propri spazi per recuperare. E si è arrivato qui, a 41 punti a 4 turni dalla fine. Il decimo posto è a due punti, centrarlo non è affatto un’eresia.

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