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Potente, tecnico e segna pure. Singo somiglia a Maicon: "Caratura europea"

Singo. Lapresse

Parla Coppitelli, suo tecnico nella primavera granata: "Mazzarri mi disse che mi avrebbe fatto comodo. E con me, da centrale, è diventato terzino"

Nicola Cecere

Ammaliati, stregati, conquistati, esaltati da Wilfried Stephane Singo... Il gigante ivoriano ha fatto breccia nel cuore dei tifosi granata e sta impressionando pure gli osservatori neutrali. Dopo Torino-Lecce il quotidiano spagnolo Marca ha titolato: "Italia descubre a un nuevo crack". Parlando poi di un diamante grezzo che Giampaolo ha cominciato a valorizzare dopo l’esordio in serie A avvenuto durante la gestione di Moreno Longo (Cagliari, 27 giugno) e culminato nel gol del 2-3 con la Roma (Torino, 29 luglio), realizzato con una inarrestabile progressione da centrocampo, chiusa da un diagonale che piegò le mani al portiere giallorosso.

Cambio di ruolo

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Ecco, questa furia della natura era arrivato al Toro nel gennaio 2019 per fare il difensore centrale: quello il ruolo ricoperto nel Dembélé d’Odienné, il principale club della sua regione che fino a oggi ha in Doumbia (attaccante del Cska Mosca transitato dalla Roma) il prodotto più noto. Una volta a Torino, però, l’allenatore della Primavera granata, Federico Coppitelli, si accorge che può sfruttarlo al meglio se gli affida altri compiti: a volte le carriere svoltano proprio grazie alle intuizioni di un tecnico. Coppitelli la racconta così: "Io l’ho avuto in febbraio in tempo per il Torneo di Viareggio, Walter Mazzarri nel darmelo mi disse che avrebbe potuto farci comodo mentre per la prima squadra era ancora acerbo. E così cominciai a studiarmelo, arrivando ben presto alla conclusione che poteva esprimere al meglio le sue qualità agendo sulla fascia destra. Come marcatore centrale era troppo istintivo, irruento, basava tutto sui duelli fisici e gli mancavano le necessarie nozioni tattiche per interpretare bene quel ruolo. Però si capiva che aveva molti pregi, non era uno normale. Ricordo che parlando con Bava, il responsabile del settore giovanile, dissi: "Massimo, questo ragazzo è un profilo alto, molto alto"".

La sua Primavera difendeva a quattro?

"Sì, non seguivamo la prima squadra che adottava i tre centrali con i due laterali".

Ma per Singo non può essere vantaggioso fare il quinto a destra? Guadagnerebbe dieci-quindici metri per spingere di più...

"Mah, lo si può adattare anche lì. Però credo che la sua collocazione ideale sia quella che gli demmo nella Primavera e adesso di Toro-Lecce: laterale destro nella linea a quattro. Così si ricava il massimo perché può sfruttare pure le doti di difensore puro. Singo è anzitutto bravo a marcare, dopo di che ha la propensione a giocare palla a terra e a venire in avanti per rifinire l’azione. Grazie a un’ottima tecnica".

Potente, tecnico, bravo nelle due fasi: un sosia di Maicon, l’interista del Triplete...

È un giovane destinato a crescere ancora. Tra i molti ricordi c’è un duello contro Kulusevski a Parma nella semifinale scudetto con l’Atalanta. Singo fece il gol del 2-2 e fallì di un soffio il possibile 3-2. Fu una prestazione davvero eccezionale, anche se non centrammo la finale".

Può già giocare con buona frequenza in questa stagione?

"Teniamo presente che è un dicembre 2000. Lavorando tutti i giorni con compagni più esperti e con un allenatore che ama la didattica non può che apprendere sempre meglio movimenti e tempi di gioco. Penso che il Toro si ritrovi in casa un giocatore di caratura europea, lo seguiranno in tanti perché promette di diventare in breve tra i più forti interpreti del suo ruolo".

Come ragazzo che tipo è?

"Era appena arrivato, si esprimeva in francese cercando di ambientarsi, comunicavamo grazie a interpreti. Ma è un tipo molto intelligente: ha compreso in fretta come adattarsi alla nuova realtà. E come crescere".

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