Vittorio Feltri parla della legge anti omofobia e del «sessismo immaginario» in Italia

In un editoriale Feltri parla dell'assurdità del ddl zan e spiega perché il sessismo non esiste

06/08/2020 di Marta Colombo

In un editoriale sul Libero del 6 agosto, Vittorio Feltri parla di sessismo, che secondo lui, in Italia non esiste e della nuova legge anti-omofobia in corso di approvazione in Parlamento.

«In effetti gli omosessuali hanno ragione a pretendere di essere chiamati gay, però al di là della definizione rimangono froci e tra di loro si appellano proprio così», scrive Feltri parlando della ddl Zan e del fatto e della sue critiche da parte della destra.«E chissenefrega delle parole. I fatti dicono che parecchi maschi preferiscono coricarsi con altro maschio anziché con donne come previsto dalla natura».

L’editoriale di Feltri continua dicendo che è «assurdo» pretendere che la realtà, in questo caso l’omosessualità, non possa essere descritta con parole popolari italiane e che si usino invece «anglicismi», di fatto ribadendo che la destra davvero non ha capito, o non vuole capire, il senso e l’importanza di avere una legge anti-omofobia.

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Per Feltri, il sessismo non esiste e basta analizzare la lingua italiana per capirlo

«Allorché si discuta di sessismo di cui sono prevalentemente accusati gli uomini, che, viceversa ne sono vittime», dice Feltri, per poi parlare di come, nella lingua popolare italiana, gli insulti che usano l’organo maschile abbiano sempre una connotazione negativa, mentre le espressioni volgari che usano quello femminile si riferiscano sempre a complimenti, citando «che figo», «che figata» e «testa di cazzo» come esempi.

Secondo Feltri, questa è la dimostrazione che i «conformisti del politicamente corretto», sono affetti da imbecillità di gruppo e chiede: «allora dov’è il sessismo?».

In poche parole, analizzando il gergo comune e volgare, sempre secondo la logica citata dall’editoriale, è facile capire che non esiste il sessismo perchè «il popolo vince sempre sul piano della conversazione, poiché il linguaggio viene dal basso e non dall’alto degli imbecilli».

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