A notte inoltrata un Vigile del fuoco in servizio in piazza San Carlo a Torino racconta che in tanti anni di servizio non ha mai assistito a scene così: “Soltanto da ragazzo, nel 1989 a Venezia per il concerto dei Pink Floyd, ho visto una situazione di panico così quando la polizia ha caricato gli spettatori”. Ieri sera una marea di ragazzini, giovani e adulti si sono messi a correre in maniera disperata, molti di loro in lacrime e sotto shock. Senza scarpe, perse durante la calca e la fuga, con ferite sanguinanti e lividi sulle gambe, disperati per aver perso gli amici e i telefonini utili a ritrovare le persone che fino a pochi secondi prima erano con loro o ad avvisare i parenti a casa. “Dobbiamo muoverci, siamo in guerra“, diceva un ragazzo temendo si fosse trattato di un attentato terroristico. Una paura che molti, nel caos di quei primi momenti, avevano: “Qualcuno mi ha detto di aver sentito urlare ‘Allah Akbar’ – raccontava più tardi un ragazzo toscano in un momento di calma -. Mi hanno anche detto che c’era un camion“. A molti tornavano in mente le immagini di Nizza, Berlino e quelle più recenti di Manchester. 

Il terrorismo non c’entra nulla. Sembra una situazione più simile all’incidente dell’Heysel a Bruxelles, quando il 29 maggio 1985 39 tifosi sono morti nella calca dopo un il crollo di uno spalto durante la finale di Coppa dei campioni tra Juventus e Liverpool. Ieri invece è stata una miscela di panico e folla oceanica innescata dallo scoppio di un petardo e alimentata dal cedimento di una ringhiera, questa la prima ricostruzione fatta dalla polizia dopo aver visionato alcuni filmati. Ieri notte l’ipotesi descritta dagli investigatori al prefetto Renato Saccone e ad altri rappresentanti delle forze dell’ordine e dei soccorritori è quella di un grosso petardo fatto esplodere in una bottiglia (non una bomba carta, ma qualcosa di meno potente) nel mezzo della piazza, sul lato sinistro guardando il maxischermo. Tuttavia stamattina, al termine del comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, il questore Angelo Sanna ha affermato che “non ci sono elementi al momento per dire che sia stato provocato da un petardo, da uno scoppio o da altri rumori simili”. Per ora è certo che tutto è nato da quella parte della piazza, il salotto buono di Torino, quello coi caffè eleganti. Da lì il panico si è diffuso, le persone hanno cominciato a spingere verso i lati e le uscite agli angoli della piazza, buttando le transenne che delimitavano l’area. “Il panico è difficilmente governabile“, ha aggiunto il prefetto dopo il vertice. Qualche testimone racconta di aver sentito urlare “bomba”, ragione per cui alcuni tifosi in fuga pensavano al peggio. Queste prime spinte hanno provocato poi il cedimento della ringhiera all’ingresso di un parcheggio sotterraneo, sul lato destro della piazza, facendo cadere alcune persone per un paio di metri, aumentando ancora di più la paura e provocando una seconda ondata di persone. Sotto i portici della piazza la vetrina del negozio Paissa è stata distrutta e un’altra serranda e stata danneggiata.

I tifosi si sono feriti cadendo, sbattendo contro le transenne, oppure calpestati da altre persone. Molti tagli sono stati provocati dai frammenti di vetro di bottiglie rotte, bottiglie che non avrebbero dovuto essere lì. “I controlli antiterrorismo hanno funzionato benissimo”, ha invece affermato il prefetto. Durante la serata nei varchi di ingresso della piazza gli agenti della polizia e della municipale controllavano le borse e facevano buttare le bottiglie, ma è probabile che molte bottiglie siano state portate dai tifosi arrivati nel primo pomeriggio e, soprattutto, da alcuni venditori abusivi che, nonostante i carrelli con le bottiglie, sono riusciti a superare i controlli. Alla fine si contano 1527 persone “medicalizzate” di cui 1142 a Torino e le restanti negli ospedali limitrofi.  Sono ricoverate in gravi condizioni tre persone, tra cui un bambino con trauma cranico e toracico. “Il nostro pensiero va alle persone che sono rimaste ferite e alle loro famiglie”, ha detto la sindaca Chiara Appendino prima di andare a trovare alcuni ricoverati in ospedale. Procurato allarme è l’ipotesi di reato nell’inchiesta aperta dalla procura di Torino per fare luce sulle cause e sulle eventuali responsabilità.

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