Malpensa aeroporto senza tamponi

Milano - Solo in Lombardia nessun test a chi proviene da Paesi a rischio. Né cartelli in inglese né volontari. Negli altri scali chi cerca trova: ieri 27 positivi tra Fiumicino e Ciampino, 4 a Torino

Il volo Wizz 5546 da Zante (Grecia) tocca la pista dell’aeroporto di Malpensa con 10 minuti di ritardo. L’aereo è pieno e i passeggeri, ritirati i bagagli, si affrettano verso l’uscita. Nessuno li blocca. Nessuno li avverte che rientrando nella categoria dei “provenienti dai cosiddetti Paesi a rischio” (Malta, Grecia, Spagna e Croazia), dovrebbero essere […]

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Il volo Wizz 5546 da Zante (Grecia) tocca la pista dell’aeroporto di Malpensa con 10 minuti di ritardo. L’aereo è pieno e i passeggeri, ritirati i bagagli, si affrettano verso l’uscita. Nessuno li blocca. Nessuno li avverte che rientrando nella categoria dei “provenienti dai cosiddetti Paesi a rischio” (Malta, Grecia, Spagna e Croazia), dovrebbero essere immediatamente sottoposti al tampone. Così impone l’ordinanza emessa dal ministero della Salute il 12 agosto scorso. E così accade in quasi tutti gli aeroporti italiani, dai più grandi come Fiumicino, ai minori, come Verona. Unica eccezione gli scali milanesi: a Linate i tamponi non si faranno mai per carenza di spazi idonei a ospitare i gazebo sanitari.

A Malpensa si inizierà da domani a testare i passeggeri, ma solo alcuni, assicura la Regione Lombardia travolta dalle polemiche, grazie alle tre tensostrutture che verranno montate nel parcheggio dei dipendenti davanti all’ingresso 1. Fino a ieri pomeriggio, però, di tendoni e personale all’opera non v’era traccia.

“Apriremo nelle prossime ore tre postazioni per fare i tamponi che sono residuali rispetto alla prenotazione e servono soprattutto per quei turisti che magari non riusciamo a rintracciare e che sono spagnoli, greci o croati e che è quindi meglio recuperare in aeroporto”, ha assicurato ieri l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera. Ciò che l’assessore tace è che quel presidio garantirà non più di 500 tamponi al giorno nell’arco di 8 ore. Un’inezia, se si considera che solo ieri dai “Paesi a rischio” si sono registrati oltre 4.450 sbarchi e che nei prossimi giorni raddoppieranno. E mentre Gallera promette che si farà, il Terminal 1 dello scalo varesino resta un deserto senza regole né controlli. Non c’è personale Sea (la società che gestisce gli aeroporti lombardi) a indicare le nuove disposizioni e a sorvegliare sul corretto uso delle mascherine; non ci sono i volontari della Croce Rossa che accolgono i potenziali positivi, né cartelli in inglese. E così, i passeggeri “a rischio”, defluiscono indisturbati, dirigendosi verso i convogli di Trenord o sui bus che fanno la spola tra gli altri aeroporti lombardi e la stazione Centrale. Con buona pace di ogni filtro di sicurezza. “Non conta da dove arrivino i passeggeri – spiega un’impiegata di Trenord – l’importante è che indossino sempre la mascherina”.

Per Gallera però va tutto bene: “La situazione è sotto controllo e in questi giorni è anche migliore rispetto ad altre regioni come Lazio e Veneto. Grazie ai grossi sforzi e alle regole date da noi, oggi (la Lombardia, ndr) è a livello di Regioni che non hanno vissuto quella grossa ondata che abbiamo vissuto noi”, ha dichiarato ieri ai microfoni di Rtl. E ha anche aggiunto rivolto ai turisti di ritorno: “La via privilegiata è quella di prenotare il tampone andando sui siti della Ats, è molto semplice, viene data una risposta in poche ore con l’indicazione, si può fare anche dall’estero prima di rientrare per evitare code e assembramenti”.

Un buon consiglio, peccato che chi ci ha provato, chiamando dall’estero il numero verde, si è trovato davanti a ostacoli insormontabili: “Ho chiamato dalla Grecia, ma zero risposta. Ho atteso 11 minuti e niente. Centralino occupato. Abbiamo saputo (dei tamponi, ndr) perché ci è stato mandato un link dagli amici”, racconta una giovane bresciana appena atterrata con le amiche. “Ho chiamato l’Ats, ma non mi hanno risposto”, aggiunge una mamma sbarcata con marito e due figli piccoli dalla Spagna, “allora ho contattato alcuni laboratori privati, ma hanno detto che erano chiusi per Ferragosto e se ne riparlava dopo il 23 agosto”.

E così, chi arriva ed è stato avvertito delle limitazioni, si adegua e manda la mail (senza ottenere dal sistema alcun riscontro della ricezione), comunicando località visitata, data di rientro, codice fiscale e numero di telefono. Da lì entra in un limbo di attesa, sapendo, come avverte lo stesso sito Ats, che “considerato l’alto numero di richieste pervenute non programmabili, l’attesa potrebbe essere di qualche giorno”. Per capirci, solo nello scorso weekend le segnalazioni ricevute da Ats Milano sono state 11 mila, delle quali 10 mila ancora da smaltire. Un numero destinato a esplodere con i ritorni di fine agosto. Nel frattempo, consiglia sempre il Pirellone, il passeggero e i suoi familiari dovrebbero limitare il più possibile uscite e contatti (anche quelli domiciliari). Uscite che però non sono vietate e, quindi, chi volesse mettersi in quarantena volontaria, non si vedrebbe riconosciuti i giorni di assenza dal lavoro come malattia.

Ma la responsabilità di questa disorganizzazione di chi è? Sicuramente non di Regione Lombardia, sostiene Gallera, il quale ieri ha gettato pubblicamente la croce addosso a Sea e Usmaf (Unità di sanità marittima, aerea e di frontiera): “Il tema degli aeroporti – ha spiegato – è legato al fatto che i gestori degli aeroporti sono Sea e la sanità aeroportuale è gestita dagli Usmaf (che è il Ministero della Salute), a cui noi avevamo chiesto se erano in grado di attivare la realizzazione dei tamponi già dal 14 agosto e, di fronte alla loro dichiarazione che non avevano uomini, che non avevano test, è chiaro che siamo corsi in soccorso a chi doveva essere principalmente deputato a fare questa attività”.

Sarà ma altrove i test li fanno le Asl, che dipendono dalle Regioni. E la società aeroporturale smentisce: “Sea non ha alcuna responsabilità nella tempistica con cui si sono organizzati i presidi sanitari per l’effettuazione dei tamponi in aeroporto. La società si è immediatamente messa a disposizione degli enti competenti per l’individuazione e l’allestimento delle aree da dedicare a tale attività. Pertanto nessun eventuale ritardo nell’esecuzione dei tamponi può essere imputato a Sea che, in qualità di gestore aeroportuale, non può far altro che essere di supporto logistico alle autorità sanitarie».

E mentre in Lombardia si litiga, nel resto degli scali italiani si fanno i tamponi e si trovano i positivi: ieri sono stati 15 i casi individuati a Roma Fiumicino grazie ai test rapidi, altri 12 a Ciampino. Molti rientravano da Malaga (Spagna), altri da Mykonos e Salonicco. Altri quattro a Torino Caselle. E sempre da ieri tamponi anche per i passeggeri che atterrano a Catania, a Palermo e a Cagliari Elmas. Oggi si partirà anche a Olbia. Insomma, tamponano tutti, tranne la Lombardia di Gallera.