Caso Palamara, toghe nei guai: Csm indaga su 100 chat

Intercettati - Al vaglio la posizione di 40 magistrati

A un anno e otto mesi dallo scandalo delle nomine, il “caso Palamara”, il Csm ha votato in plenum le prime pratiche nate dalla montagna di chat tra l’ex consigliere Luca Palamara, radiato dalla magistratura (contro la sentenza disciplinare pende il suo ricorso in Cassazione) e decine e decine di toghe. A maggioranza (11 contrari, […]

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A un anno e otto mesi dallo scandalo delle nomine, il “caso Palamara”, il Csm ha votato in plenum le prime pratiche nate dalla montagna di chat tra l’ex consigliere Luca Palamara, radiato dalla magistratura (contro la sentenza disciplinare pende il suo ricorso in Cassazione) e decine e decine di toghe. A maggioranza (11 contrari, 5 favorevoli e 7 astenuti) il plenum, dopo ore di dibattito, ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata da una parte della Prima commissione per le chat tra Palamara e il procuratore aggiunto di Roma Antonello Racanelli, ex consigliere Csm ed ex segretario di Magistratura Indipendente, la corrente del deputato renziano Cosimo Ferri. Dunque, la maggioranza del plenum si è espressa perché la Prima apra una pratica per contestare al magistrato l’ex articolo 2, ovvero l’incompatibilità ambientale per alcune conversazioni, in particolare quando si parla della nomina del procuratore di Roma e Racanelli conviene con Palamara che debba essere eletto il Pg di Firenze Marcello Viola. Contro l’archiviazione le toghe di Area, a partire dalla presidente della Prima Elisabetta Chinaglia e quelle di Autonomia e Indipendenza; l’indipendente Nino Di Matteo, i laici Fulvio Gigliotti (M5s) e Stefano Cavanna (Lega).

Ma non c’è solo il caso Racanelli. Secondo Alessio Lanzi, il vicepresidente della Prima commissione, sono “un centinaio le pratiche pendenti” al Csm. Attenzione, non sono, almeno a oggi, un centinaio i magistrati su cui la Prima sta “indagando”, ma sono un centinaio le chat scremate dai consiglieri della Prima che hanno fatto un lavoro complicatissimo per individuare quelle rilevanti tra le decine di migliaia di conversazioni. Secondo quanto ci risulta, per ora sono una decina i magistrati già sotto procedimento per incompatibilità ambientale e/o funzionale. Invece, sono già una quarantina i magistrati per i quali la Prima ha aperto una pre-istruttoria, per valutare cioè se contestare l’ex articolo 2 o se chiedere un’archiviazione. Ma, come accaduto ieri, anche nel caso di proposta di archiviazione, la Prima ha deciso, per “trasparenza”, di motivarla ampiamente. Non sfugge che non tutte le archiviazioni sono uguali. Ce ne possono essere di “vestite”, cioè un magistrato se la cava perché non ci sono gli estremi per chiedere il suo trasferimento, in punto di norma, ma ciò non toglie che ha avuto un comportamento deontologicamente scorretto, pertanto, potrebbe comunque avere conseguenze sulla sua carriera. Infatti una delibera di archiviazione ben motivata può essere valutata, per esempio, dalla Quinta commissione competente per le nomine dei vertici giudiziari e per le riconferme o dalla Quarta a cui spetta proporre le valutazioni di professionalità. È il caso di Alberto Liguori, procuratore di Terni ed ex consigliere del Csm, di MI. Tre anni fa il procuratore, toga calabrese, insiste con Palamara perché venga ribaltato il voto della Commissione per il presidente di una sezione del tribunale di Cosenza. Essendo ormai a Terni e non più in Calabria, per Liguori non c’erano i presupposti del trasferimento per incompatibilità ambientale ma “quella condotta – scandisce il relatore Di Matteo – ha rilevanza sotto il profilo deontologico. Mi riferisco all’articolo 10 del codice che io non voglio dimenticare, è su quello che si sono innestate tante metastasi nel nostro corpo”. Approvata, ma con contenuti diversi, anche l’archiviazione per Alessandra Camassa, presidente del tribunale di Marsala che ha un unico messaggio con Palamara per di più a nomina avvenuta di un collega ritenuto “bravissimo”. Intanto al Csm è approdata la richiesta del procuratore di Perugia Raffaele Cantone di apertura di una pratica a tutela dei pm che accusano Palamara di corruzione e rivelazione di segreto, dopo un articolo del Riformista dal titolo “Troppi pm legati a Palamara, la Procura insabbiò le chat”.

Proprio ieri Palamara è stato interrogato a Perugia sull’esposto dell’ex pm di Roma Stefano Fava contro l’ex procuratore Giuseppe Pignatone. “Ho ribadito la mia estraneità alla pubblicazione dell’esposto sul Fatto e La Verità”.