Trovato cadavere nella cantina: addio all’eco-artista benefattore

Malore fatale per il 63enne Antonio Alfò. Lo ha ritrovato un idraulico nel garage

 Una delle opere di Alfò (foto tratta dal suo profilo Facebook)

Una delle opere di Alfò (foto tratta dal suo profilo Facebook)

Milano, 9 aprile 2019 - «Nel 1985 sono uscito definitivamente dal mercato dell’arte. Ho detto addio a gallerie, critici e mecenati. Da quel momento, ho iniziato a vendere le mie opere a esclusivo scopo di beneficenza». Antonio Alfò era un artista sui generis. Un eco-artista, l’autodefinizione nell’intervista rilasciata nel 2009 al sito Mercatopoli. Sì, perché il pittore e scultore siciliano realizzava da decenni le sue opere solo con materiale di riciclo e senza percepire guadagni, se non il minimo indispensabile per continuare a lavorare: ne venivano fuori quadri coloratissimi, quasi sempre raffiguranti personaggi noti (da Barack Obama a David Bowie).

Ieri mattina, un idraulico lo ha trovato riverso a terra all’interno di una cantina, nello stabile in cui abitava al civico 240 di via Ripamonti: sarà l’autopsia, disposta dal pm di turno, a chiarire le cause del decesso, ma con ogni probabilità il 63enne è morto d’infarto (era affetto da una patologia cardiaca); a un primo esame, il medico legale non ha rinvenuto segni evidenti di violenza. Sul posto sono intervenuti i carabinieri del Radiomobile e del Nucleo operativo della Compagnia Monforte, che poi hanno passato il caso ai colleghi della stazione Vigentino, comandata dal maresciallo Antonio Falivene. Nato il 13 maggio 1955 ad Avola, la sua prima personale risale al 1974, al «Circolo Giardino» di Siracusa. Poi gli studi specializzati: il diploma di Maestro d’arte all’Istituto Statale d’Arte di Siracusa, quindi la specializzazione in Scultura conseguita presso la stessa scuola. Nel 1976, il trasferimento all’ombra della Madonnina per studiare Architettura al Politecnico. Due anni dopo, la prima mostra personale a Milano, alla galleria Sever di Brera. Nel 1985, la svolta: «Le più grandi Ong mondiali, le organizzazioni indipendenti dai governi, molte delle quali con diritto di consultazione all’Onu, hanno accettato la mia iniziativa».

Cioè dare tutto in beneficenza e tenere per sé solo «le spese vive sostenute e documentate». I soldi, lo stretto necessario, che gli serviva per vivere e soprattutto per «comprare i materiali di realizzazione delle opere e continuare a essere artisticamente indipendente». Sul sito antonioalfo.eu compare ancora oggi un elenco di associazioni e realtà no-profit alle quali è possibile indirizzare la donazione in euro pari al valore dell’opera acquistata: da Amnesty all’Unicef, fino a Medici senza frontiere. Per il futuro, l’eco-artista sperava di diventare d’esempio per altri pittori, che quel suo modo di fare arte senza guadagnarci potesse «essere considerato come suggerimento e ispirazione per molti contemporanei». Alfò se n’è andato in silenzio a 63 anni. Le sue creazioni, però, sono ancora lì, a testimonianza del suo impegno e della sua dedizione assoluta per l’arte.

 

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