Alitalia, la guerra degli slot dietro il no europeo al salvataggio: i motivi

Alitalia, la guerra degli slot dietro il no europeo al salvataggio
Dietro lo stop di Bruxelles ad Ita-Alitalia c’è in atto uno scontro ben più vasto e decisivo: quello per accaparrarsi gli slot in vista della ripartenza...

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Dietro lo stop di Bruxelles ad Ita-Alitalia c’è in atto uno scontro ben più vasto e decisivo: quello per accaparrarsi gli slot in vista della ripartenza estiva, i diritti di atterraggio e decollo che sono la linfa vitale per le compagnie aeree, il lasciapassare per conquistare nuovi mercati. Da qui la fortissima spinta delle lobby dei cieli con il pressing sulla Commissione Ue che deve decidere il futuro della newco tricolore, un contendente temibile se messo in condizioni di volare. Ma Bruxelles da mesi non fa altro che mettere paletti, vincoli, ritardando i tempi delle decisioni. Lo ha fatto con il precedente esecutivo e lo ripete con l’attuale, sapendo bene che lasciare Ita nel limbo è innanzitutto un favore agli altri vettori europei. Un concorrente in meno su piazza. Nulla di illegale ovviamente, sta di fatto però che sia le low cost che i colossi europei dei cieli hanno già iniziato la campagna per conquistare viaggiatori, puntando proprio sull’impasse politico che imprigiona la società guidata da Fabio Lazzerini.

L’OSTACOLO MAGGIORE

Non si spiegano altrimenti le durissime condizioni poste dagli uomini della Commissione Ue che, dietro la giusta richiesta di discontinuità rispetto al passato, rendono la pista per il decollo di fatto impraticabile, comunque economicamente non sostenibile. L’ostacolo maggiore, quello su cui venerdì si è rotta la trattativa con Roma, riguarda proprio gli slot. La richiesta di rinunciare al 50% degli slot di Milano-Linate è stata ritenuta inaccettabile dal ministro dell’Economia Daniele Franco e, ovviamente, dall’intero governo, così come è stata considerata provocatoria la proposta di utilizzare il brand storico Alitalia solo tra due anni. Richieste che gli euroburocrati guidati dalla commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager ripetono come un mantra. Ma se su manutenzione e handling ci sono dei margini per negoziare, sui diritti di volo la chiusura sembra totale. 

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Eppure, fanno notare proprio fonti governative, l’accordo di Lufthansa con la Ue per ottenere i 9 miliardi di aiuti di Stato prevede che il colosso tedesco si liberi solo del 4% degli slot a Francoforte e Monaco. Quello invece su cui sta trattando AirFrance per un prestito di 6-7 miliardi prevede invece di lasciare un numero di slot al Parigi Charles de Gaulle pari a meno del 7%. A Ita vorrebbero invece far lasciare quasi il 50% degli slot posseduti a Milano. E c’è chi fa notare, fronte Fit Cisl, che guarda caso proprio Lufthansa e Ryanair hanno da tempo messo gli occhi sull’aeroporto di Linate per farne sempre più una base operativa nel Nord Italia. 

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Con pochi slot, le attività di manutenzione e handling all’esterno del perimetro aziendale e una flotta di soli 47 aerei per Ita non ci sarebbe un grande futuro, se non quello di essere divorata dai concorrenti. Nonostante Draghi abbia confermato l’impegno a volere una compagnia solida, sostenibile e naturalmente competitiva.

Durissima la presa di posizione della Filt-Cgil. «La Commissione europea ci sta mortificando, impedendo le condizioni per l’avvio della newco. Anche la Uil spara a zero. «Le condizioni imposte dall’Europa- sostiene Claudio Tarlazzi - sono inaccettabili, irricevibili e totalmente penalizzanti, il governo italiano vada avanti da solo e tuteli l’interesse nazionale». È chiaro, aggiunge il sindacalista, «che la commissaria europea sta portando avanti gli interessi dei concorrenti europei e sta agendo come braccio armato degli altri vettori europei major e low cost». 

In attesa di una svolta i lavoratori sono allo stremo e la manifestazione di ieri l’altro presso l’aeroporto di Fiumicino, indetta dalle principali sigle sindacali, che ha visto oltre 3500 partecipanti, lo ha dimostrato plasticamente. Non è escluso che se la situazione di immobilismo dovesse continuare, Ita decida di muoversi in autonomia, acquistando da Alitalia il numero di aerei contenuto nel piano (47 appunto) e una parte del personale per decollare entro fine giugno. Un piano B pronto e già analizzato dal cda. Che aspetta però segnali da Palazzo Chigi prima di avviare i motori e alzare i flap.



 

 

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Il Messaggero