Alitalia, Ita può decollare: ok dell'Ue, si parte con 50-60 aerei e 4.500 dipendenti

 L’operazione Ita-Alitalia è alla svolta. Nelle ultime 48 ora il Tesoro, dopo due call con gli uomini della commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, ha...

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 L’operazione Ita-Alitalia è alla svolta. Nelle ultime 48 ora il Tesoro, dopo due call con gli uomini della commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, ha ottenuto da Bruxelles le rassicurazioni che voleva. E si attende, salvo sorprese, un via libera informale entro la prossima settimana. A crederci è soprattutto il ministro dell’Economia Daniele Franco che nonostante la proverbiale riservatezza questa volta è convinto di aver chiuso davvero lo spinoso dossier che si trascina da mesi. Tant’è che ha già dato per scontato che la newco guidata da Fabio Lazzerini potrà avere sulla livrea lo storico marchio tricolore di Alitalia. Non lo avrà a costo zero ma, come chiede Bruxelles, attraverso una gara in piena regola. Ma Franco ha anche ottenuto disco verde allo schema messo a punto da Lazzerini per il piano industriale. Schema che a grandi linee prevede l’acquisto a trattativa diretta del ramo volo, ovvero piloti, assistenti di volo, aerei, slot, dalla vecchia Alitalia in amministrazione straordinaria. 


LA PARTENZA
Con la nuova compagnia che dovrebbe partire con 4.500-5.000 dipendenti e circa 55-60 aeroplani. Per arrivare ad inizio 2022 oltre quota 75. Sul punto la Vestager avrebbe dato via libera a patto che nel settore handling o in quello della manutenzione Ita abbia una quota non di maggioranza. Qui la trattativa è aperta, ma un compromesso è dato per scontato. Così come c’è ottimismo sul fronte degli slot, la linfa vitale per le compagnie, con Ita che manterrà sostanzialmente quelli a Milano a fronte di un sacrificio molto limitato a livello complessivo. Insomma, il tema dei permessi di volo, all’origine di un lungo braccio di ferro, sembra ormai risolto, mentre anche a livello di certificazione gli enti di controllo - Enac in testa - hanno assicurato la massima collaborazione per bruciare i tempi.


LE TAPPE
Ad essere convinti che il d-day è finalmente arrivato sono anche i sindacati di categoria, Fnta in testa, che già scalpitano per voltare pagina rapidamente dopo i ritardi nel pagamento degli stipendi e l’incertezza che da 3 anni imprigiona la compagnia. Fit-Cisl, Uil e Cgil chiedono al governo l’ultimo sforzo per far decollare Ita entro luglio e non perdere così il vento favorevole della ripartenza e della stagione estiva. Gli stessi sindacati, che hanno più volte incontrato i vertici di Ita e i commissari straordinari, sono disponibili a stringere i tempi per il passaggio del personale da un vettore all’altro, rispettando i criteri imposti da Bruxelles, ovvero una selezione in base ad esperienze professionali e conoscenze tecniche.

Una piattaforma gestita da una società terza è pronta a scattare proprio per selezionare le risorse umane e, per quanto possibile, facilitare la composizione delle piante organiche di piloti e assistenti di volo. La modulazione delle assunzioni dipenderà ovviamente dal numero di aerei con cui si partirà e dalla strategia commerciale di Ita che, secondo le linee guida del piano, sarà aggressiva per far fronte alle compagnie low cost. Lazzerini ha in serbo parecchie sorprese per fronteggiare la concorrenza e partire a razzo dopo il disco verde della Commissione. Sempre l’ad si è posto come obiettivo, certamente ambizioso, di chiudere una alleanza commerciale entro la fine di giugno. Per questo si sono intensificati i colloqui con i colossi Lufthansa e Delta Airlines. 


IL SOCIO


Chi riuscirà a vincere la sfida si potrà anche candidare, ma i tempi sono spostati al prossimo anno, anche come partner industriale e socio nella compagine azionaria. Per la verità proprio Palazzo Chigi spinge perché su questo fronte la partnership possa scattare il prima possibile, ben consapevole che Ita da sola non può reggere la competizione mondiale. Proprio l’arrivo entro 12 mesi di un socio privato nell’azionariato accanto al Tesoro, come suggerito dallo stesso Draghi e auspicato dall’Europa, è un altro tassello decisivo per far andare in porto la trattativa.

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Il Messaggero