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(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

No, la mortalità in Italia non è aumentata del 20 per cento per il coronavirus

Lo hanno detto diversi giornali e telegiornali, rilanciando senza verifiche un errore dell'ANSA

Nelle ultime ore diversi giornali e telegiornali italiani hanno riportato una stima errata dell’aumento della mortalità in Italia dovuto all’epidemia da coronavirus, attribuendola all’ISTAT. I titoli col dato sbagliato dicevano, per esempio, “In Italia più 20% di decessi tra 1 marzo e 4 aprile rispetto al periodo 2015-2019”. La fonte di questo dato è stato un lancio sbagliato dell’agenzia ANSA, che come spesso accade è stato ripubblicato e rilanciato da giornali e testate senza ulteriori verifiche, cosa che ha generato una ulteriore catena di equivoci.

Il lancio dell’ANSA con il dato sbagliato.

In realtà l’ANSA ha equivocato un rapporto dell’ISTAT (PDF) sulla mortalità nei comuni più colpiti dal coronavirus. Il rapporto aveva l’obiettivo di stimare i danni causati dal coronavirus nei paesi e nelle città più colpite dall’epidemia. Per individuare in maniera oggettiva quali comuni sono stati maggiormente coinvolti, l’ISTAT ha scelto per il momento di usare come campione i comuni – tra quelli che hanno fatto registrare almeno dieci morti fra il 4 gennaio e il 4 aprile 2020 – in cui l’aumento dei morti è stato pari o superiore al 20 per cento rispetto al dato medio degli stessi tre mesi nel periodo 2015-2019. È questo il dato equivocato. L’ANSA – e di seguito gli altri – ha scambiato un criterio usato dall’ISTAT per scremare i comuni italiani più colpiti dal coronavirus come una stima sull’intero paese.

In tutto sono 1.689 i comuni che rientrano nel campione con questi criteri. L’ISTAT ha scoperto che nelle zone più colpite la mortalità è aumentata considerevolmente, molto più del 20 per cento: nel comune di Bergamo, uno dei più colpiti in Italia, nel 2019 le persone morte fra marzo e la prima settimana di aprile erano state 141, mentre nel 2020 sono quintuplicate, fino a diventare 729. In altre città è triplicata – è il caso di Brescia e Cremona – e in altri più che raddoppiata, come Piacenza (aumento del 283 per cento) e Pesaro (246 per cento).

(grafico dell’ISTAT)

Secondo un’analisi di Lorenzo Ruffino pubblicata da YouTrend, nei comuni presi in considerazione dall’ISTAT nei primi tre mesi dell’anno erano morte in tutto 20.454 persone, mentre nel 2020 sono state 41.329: un aumento del 102 per cento, praticamente il doppio.

Nel comunicato stampa con cui ha diffuso le stime, l’ISTAT ha precisato che i dati dei comuni «non costituiscono un campione, meno che mai rappresentativo, dell’universo dei comuni italiani, ma solo un loro sottoinsieme meritevole di attenzione»: di conseguenza è del tutto fuorviante usare quei dati per stimare l’eventuale aumento della mortalità in tutta Italia, e un errore considerare il dato del 20 per cento che era invece uno dei criteri adottati dall’ISTAT per scegliere il campione da analizzare.

In un successivo comunicato stampa, l’ISTAT ha ribadito l’equivoco ripreso da «molte agenzie e molti giornali» e aggiunto che al momento non è possibile fare delle stime sulla mortalità in Italia perché mancano i dati di moltissimi comuni.

 

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