WhatsApp
(AP Photo/Martin Meissner, File)

Bisogna preoccuparsi per le nuove regole sulla privacy di WhatsApp?

Se non eravate già preoccupati prima e se vivete nell'Unione Europea, no

A partire dal 7 gennaio, molti utenti di WhatsApp hanno cominciato a ricevere sui loro cellulari, all’apertura dell’app, un avviso che chiede di accettare «i nuovi termini» di utilizzo del servizio di messaggistica e l’informativa sulla privacy. L’avviso può essere rimosso, ma poi torna a un’apertura successiva, e dice chiaramente che chi non accetta non potrà più usare WhatsApp a partire dall’8 febbraio, giorno in cui i nuovi termini entrano in vigore.

Quest’avviso ha creato un po’ di preoccupazione. Alcuni siti di news, anche in Italia, hanno scritto che Facebook, che possiede WhatsApp, si starebbe preparando a gravi violazioni della privacy degli utenti. Signal, una app di messaggistica concorrente e molto rispettosa della privacy (consigliata anche dall’imprenditore americano Elon Musk) è balzata in cima alle classifiche delle app più scaricate. Gran parte di questa preoccupazione, però, è frutto di un malinteso.

WhatsApp ha mandato l’avviso a tutti i suoi due miliardi di utenti, e nel resto del mondo effettivamente alcune delle modifiche su cui è richiesta l’approvazione potrebbero essere un problema dal punto di vista della privacy. Ma nell’Unione Europea queste modifiche non valgono. I cittadini dell’UE sono protetti dal GDPR, il regolamento europeo per la protezione dei dati personali, che è una delle leggi sulla privacy più avanzate del mondo, e Facebook, come molte altre aziende di internet, è costretta a trattare i cittadini dell’UE in un modo diverso (e tendenzialmente migliore) rispetto a tutti gli altri.

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Quali sono le modifiche di WhatsApp fuori dall’UE
Negli Stati Uniti e in altri paesi del mondo, Europa esclusa, i nuovi termini di cui WhatsApp pretende l’approvazione hanno creato preoccupazione perché il servizio di messaggistica intende rendere obbligatoria la condivisione di alcuni dati dei suoi utenti con Facebook, l’azienda madre, per scopi commerciali e per migliorare l’esperienza utente. Questo significa che tra i dati che Facebook utilizza per mostrare pubblicità personalizzata ce ne saranno anche alcuni che provengono da WhatsApp, come per esempio il numero di cellulare, la rubrica dei contatti, i messaggi di stato e altre informazioni. La condivisione esisteva già prima, ma si poteva escludere; ora sarà obbligatoria.

La pubblicità rimarrà comunque su Facebook e su Instagram, un’altra azienda del gruppo: attualmente non ci sono progetti per cominciare a mostrare pubblicità su WhatsApp in nessuna parte del mondo.

Quali sono le modifiche di WhatsApp nell’UE
Come dicevamo, i termini di utilizzo e l’informativa sulla privacy di WhatsApp nell’Unione Europea sono notevolmente diversi da quelli che valgono per il resto del mondo, grazie alle leggi UE che proteggono la privacy dei cittadini (per chi fosse interessato: questa è l’informativa sulla privacy internazionale e questa è quella valida per l’UE). Nelle regole che riguardano l’Europa, le modifiche che hanno fatto preoccupare molti utenti americani, compreso Elon Musk, non ci sono. Basta mettere a confronto l’avviso che WhatsApp ha mandato agli utenti internazionali e quello degli utenti europei: nel secondo manca un punto, quello legato appunto alla condivisione dei dati con Facebook.

A sinistra, l’avviso internazionale del cambiamento dei termini di WhatsApp, a destra quello europeo, in italiano

E dunque perché WhatsApp ha mandato l’avviso per i nuovi termini anche agli utenti europei? Principalmente per aggiornare alcuni elementi riguardanti la sezione di WhatsApp per i negozianti e i servizi commerciali, che dovrebbero consentire alle aziende di comunicare con i loro clienti tramite WhatsApp. Inoltre, è abbastanza comune che le app aggiornino periodicamente i loro termini di utilizzo. Su Twitter Enrico Ferraris, un avvocato che si occupa di cose digitali, ha messo a confronto il testo dell’informativa di WhatsApp vecchio con quello nuovo di cui è richiesta l’approvazione in questi giorni, e non ha trovato differenze importanti a proposito della privacy.

In un comunicato ufficiale, anche WhatsApp ha smentito che ci siano dei cambiamenti nel modo in cui sono condivisi i dati su Facebook: «Non ci sono modifiche alle modalità di condivisione dei dati di WhatsApp nella Regione europea (incluso il Regno Unito) derivanti dall’aggiornamento dei Termini di servizio e dall’Informativa sulla privacy. WhatsApp non condivide i dati degli utenti WhatsApp dell’area europea con Facebook allo scopo di consentire a Facebook di utilizzare tali dati per migliorare i propri prodotti o le proprie pubblicità».

Se WhatsApp vorrà condividere i dati degli utenti europei per scopi commerciali e per la pubblicità, dovrà stringere un nuovo accordo con le autorità dell’UE. Per ora niente di simile è in lavorazione.

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I contenuti delle chat
Vale la pena ricordare che WhatsApp non legge e non usa informazioni provenienti dalle chat degli utenti, né negli Stati Uniti né in Europa né in nessuna parte del mondo, perché non è più in grado di accedervi. A partire dal 2014, WhatsApp ha applicato alle sue chat un sistema di protezione che si chiama «crittografia end-to-end» e che rende i contenuti delle chat inaccessibili a chiunque non sia il mittente o il destinatario. Per come funziona il sistema di protezione, WhatsApp, allo stato attuale, non potrebbe accedere alle chat dei suoi utenti nemmeno se volesse.

Inoltre, il particolare sistema di crittografia usato da WhatsApp è lo stesso della app rivale Signal, che è considerato il migliore sul mercato. Questo significa che i contenuti delle chat di WhatsApp sono protetti tanto quanto quelli su Signal (che però ha più funzioni di difesa della privacy).

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WhatsApp in Europa non condivide nessun dato con Facebook?
Anche in Europa, WhatsApp condivide con Facebook alcuni dati degli utenti: lo fa da anni. La differenza principale con il resto del mondo è che in Europa non può farlo per scopi commerciali o di marketing, ma soltanto per scopi tecnici e di sicurezza. Per esempio, se si fa una videochiamata su WhatsApp alcuni dati vengono trasferiti a Facebook, perché l’infrastruttura tecnologica per fare le videochiamate è di Facebook. Questo è un comportamento consentito dal GDPR, anche se alcuni esperti sostengono che i dati richiesti da WhatsApp siano comunque troppi.

Questi dati comprendono informazioni dell’account come il numero di telefono, informazioni sul telefono cellulare e sull’indirizzo IP dell’utente, tra le altre cose.

Quindi tutta la preoccupazione attorno a WhatsApp è immotivata?
Se vivete nell’Unione Europea e non eravate preoccupati per WhatsApp prima, non ci sono ragioni per esserlo adesso: i nuovi termini di cui è richiesta l’approvazione non cambiano granché per quanto riguarda la privacy. Se invece già prima eravate preoccupati per le pratiche di WhatsApp legate alla privacy, queste rimangono immutate.

In questo senso, non sono cambiate nemmeno le ragioni per adottare Signal, che rimane l’app di messaggistica più consigliata dagli esperti di privacy. Entrambe le app sono ugualmente sicure perché usano lo stesso protocollo di crittografia, come dicevamo, e i contenuti delle chat sono protetti tanto in Signal quanto in WhatsApp (anche se solo la prima è open source, e consente agli esperti esterni di vagliarne la sicurezza). WhatsApp, tuttavia, registra molte più informazioni che non sono legate alle chat, ma al profilo dell’utente, ai suoi dispositivi e alle sue abitudini: un comportamento comune a molti altri servizi celebri come Instagram, Gmail e TikTok.

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