Genova, razzismo sull'autobus: «Bimbo straniero deriso e allontanato dal sedile»

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Immagine d'archivio 

Genova - «In vent’anni che faccio questo mestiere un episodio del genere non era mai successo. Siamo rimaste scioccate, noi maestre ma soprattutto i bambini: hanno immediatamente capito che si trattava di un episodio di razzismo». Cinzia Pennati, 48 anni, è un’insegnante della scuola primaria Daneo di via della Concezione, scrittrice e blogger e da anni impegnata in iniziative contro la violenza sulle donne. Racconta ciò che è accaduto alla sua classe, una terza elementare, martedì mattina sull’autobus della linea “1”: «Stavamo tornando da un’uscita didattica, avevamo assistito a uno spettacolo del teatro Akropolis di Sestri: cerchiamo di sistemare i bambini in modo da averli tutti sotto controllo, loro sono diciannove e noi maestre eravamo in tre - spiega - Succede che a un certo punto vicino a un bimbo si sistema una signora. Non è bianco, non è italiano, parla pochissimo ma ha gli occhi buoni e intelligenti. La signora fa una smorfia e inizia a lamentarsi: “Non pagano nemmeno il biglietto!” esclama. Così, per farla tacere, una di noi le risponde che il biglietto i bambini ce l’hanno, e tutti lo hanno pagato. La signora, se così si può chiamare, guarda il nostro alunno con disprezzo e ci chiede: “Me lo potete togliere?”».

La replica delle insegnanti
A questa frase le insegnanti non riescono più a stare zitte: «Si sposti lei - le intimano - Da qui il bambino non si alza». Pennati, come premesso, è anche una scrittrice. E il racconto dell’episodio finisce online sul suo blog sosdonne.com, rimbalzando da una bacheca di Facebook all’altra. «Noi insegnanti ci siamo chieste come reagire, il pensiero principale era tutelare i bambini, senza agitarci. Ci siamo chieste: cosa facciamo? E lui cos’avrà percepito? Gli altri compagni di classe che erano lì intorno hanno capito cosa stava succedendo e che si è trattato di un episodio di razzismo. In che mondo siamo dove gli adulti se la prendono con i bambini perché sono di un colore diverso?». La vicenda non si conclude qui: dopo il battibecco la passeggera, sulla cinquantina, si alza e si accomoda vicino a una bambina italiana, bionda, le sorride. Il piccolo preso di mira viene circondato dai suoi amichetti, si stringono in tre su un sedile, cercano di confortarlo.

Il magone rimane e la maestra non può rimanere in silenzio: «Avevamo appena finito di vedere uno spettacolo profondo, intitolato “Luce” di Aline Nari. Parla delle domande importanti che sanno farsi i bambini e dell’unicità di ognuno di loro: vaglielo a spiegare che tutta quella bellezza è svanita in un attimo dentro la discriminazione di quella signora - continua Pennati -. Io mi arrabbio, è giusto stare zitte? No. E allora decido di tornare da quella signora, chiedo alla nostra bambina di spostarsi e dico: “Lei (rivolto alla passeggera con cui c’era stato il precedente diverbio, ndr) merita di stare da sola, qui i diritti sono di tutti, il mondo non è suo”. Sempre la passeggera - continua Pennati - prosegue a lamentarsi, inveisce, le mie colleghe le rispondono finché non tace. Prima di scendere mi passa davanti, mi picchietta il braccio tre volte con forza: “Non mi hai fatto paura”, ripete come se il problema fosse chi è più forte tra me e lei».

Gli altri passeggeri
Altre persone assistono alla sequenza che va in scena sull’1: una passeggera si commuove e scoppia a piangere. «È stata una scena allucinante, un pugno nello stomaco: pensi a Rosa Parks, pensi che era il 1955 e queste cose accadevano tanto tempo fa. Non oggi a Genova, nella tua città, con i tuoi bambini - conclude Pennati - Siamo rimaste davvero provate: cosa possiamo fare, come comunità? Ci siamo chieste: c’entra l’ondata di posizioni politiche che criminalizzano in modo strisciante, e non solo, il presunto diverso? Sicuramente, ma è colpa anche di chi non ha saputo fare leggi come lo ius soli e lo ius culturae. Casi come quello di stamattina, di una gravità così evidente, non sono tollerabili. Senza regole ci sentiamo soli a contrastare gli atti di razzismo».