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Caso Gregoretti, parla Matteo Salvini: "Non chiamo Conte a processo per la nave"

Francesco Storace

Stavolta Giuseppe Conte è innocente. Alla vigilia dell’udienza preliminare in cui sabato prossimo si deciderà se Matteo Salvini deve essere processato per sequestro di persona – il cosiddetto caso Gregoretti – il leader della Lega ne parla con Il Tempo con assoluta serenità. Tra un comizio e l’altro anche nella giornata domenicale. E dice che il premier non ha commesso reati esattamente come non li ha commessi lui, non ci sono stati sequestri di persona. Nessuna chiamata di correità dunque, ma comune assunzione di responsabilità politica e istituzionale. Il che è anche una novità rispetto a quello che si leggeva su una volontà di vendetta nei confronti dei suoi partner del governo gialloverde.

Salvini auspica uno stop alla stagione della giustizia modello Luca Palamara, rivendica di aver fatto solo il suo dovere e pronostica (e spera) che sabato finirà tutto. E sulla “febbre di Formello” rivela un gustoso retroscena sul famoso tampone e la polemica che ne è seguita.

  

Segretario, c’è sempre una prima volta. Questa volta in un processo.
"In effetti non mi è mai capitato di andare in tribunale da imputato".

Preoccupato, immaginiamo, per le conseguenze. 
"No, non sono preoccupato. Ho riletto le 50 pagine della memoria difensiva e ho deciso di pubblicarle online, perché tutti sappiano. Semmai, rileggendo le intercettazioni di Luca Palamara posso solo augurarmi che non ce ne siano altri".

Da che cosa deriva questa sicurezza?
"Ho fatto solo il mio dovere…"

…E quindi…?
E quindi penso che tutto finirà nel nulla, magari proprio sabato davanti al giudice dell’udienza preliminare.

Nessun pentimento, errori da non ripetere?
"Macché. Rifarei tutto quel che ho fatto. Alla fine di quei soli quattro giorni quelle persone – che stavano su una nave militare italiana – sono state nutrite, curate e inviate alle altre nazioni disponibili a farsene carico".

Neanche un po’ di timore per i magistrati, proprio dopo il caso Palamara?
"Ma io non ce l’ho con la categoria dei magistrati. La stessa Procura di Catania ha chiesto la mia archiviazione, il processo lo vuole la politica. E’ stato il Parlamento ad aver imposto questa scelta".

Che cosa può succedere sabato?
"Basta una sola parola pronunciata da Conte a spiegare che cosa è successo. E’ la parola “poi”. Fu il premier a dire “i migranti prima li ricollochiamo e poi autorizziamo lo sbarco”. E’ Conte ad aver detto che gestiva tutto lui".

E’ una chiamata di correità verso quello che era il suo presidente del Consiglio?
"No, tutt’altro, io non dico che deve essere processato pure Conte, perché non c’è il reato. Ci sono norme precise per mettere in salvo i naufraghi e nessuno di noi li lasciò in balia delle onde".

Chi ha sbagliato?
"Politicamente sono Pd e Cinque stelle a dover evitare errori. Avrebbe dovuto leggere meglio la documentazione, io firmai gli atti d’intesa con i ministri dei trasporti e della difesa e sotto la supervisione del presidente del consiglio".

La mobilitazione via social sull’appuntamento di Catania non rischia di esporre i magistrati a contestazioni?
"A Catania sarà la festa della libertà e nessuno contesterà i magistrati. Abbiamo previsto tre giorni di dibattiti su vari temi, diventerà la città delle libertà dei cittadini, delle imprese, del lavoro. Sabato sarò io ad andare in tribunale, chi vorrà stare nei pressi lo farà in maniera assolutamente pacifica".

A proposito, come la questa febbre che ha suscitato tanta polemica?
"No, non ho la febbre. Ma solo un fastidioso torcicollo da qualche giorno. E il tampone l’ho fatto perché lo impongono le procedure di Mediaset, dovevo andare in tv..."