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La consegna di frutta e verdura organizzata da La ruche qui dit oui. Quai de Valmy, Parigi, aprile 2020. (Carolina Arantes)
I volontari scaricano le cassette dei prodotti a Quai de Valmy, Parigi, aprile 2020. (Carolina Arantes)
Brigitte Brodier, 54 anni, gestisce la fattoria di famiglia specializzata in prodotti caseari a Saint-Thibault-des-Vignes, vicino alla capitale. Prima lavorava a Parigi nel settore della moda. (Carolina Arantes)
Sophie Dutly, 59 anni, insieme ai suoi collaboratori, prepara le cassette di verdura da distribuire a Parigi. Mantes-la-Jolie, aprile 2020. (Carolina Arantes)
Le cassette preparate dalla famiglia Rochefort, tra i produttori più attivi della rete La ruche qui dit oui. L’azienda agricola della famiglia Rochefort produce ortaggi, pasta e legumi. (Carolina Arantes)
Yves-Anne Auffret, 50 anni, nella sua fattoria a Mantes-la-Jolie, aprile 2020. (Carolina Arantes)
Norbert Terrais, 58 anni, lavora come trasportatore per La ruche qui dit oui. (Carolina Arantes)
Il magazzino per la distribuzione dei prodotti della rete La ruche qui dit oui. La Courneuve, aprile 2020. (Carolina Arantes)
Nel magazzino di distribuzione che registra l’arrivo e la vendita dei prodotti per l’azienda La ruche qui dit oui. (Carolina Arantes)
La serra della Ferme des millonets, Mantes-la -Jolie, aprile 2020. (Carolina Arantes)

Un’agricoltura possibile

Nel periodo del lockdown in Francia, la fotografa Carolina Arantes ha documentato il lavoro di alcuni piccoli produttori agricoli che hanno sperimentato un nuovo tipo di mercato. “È una nuova economia agricola che è cresciuta molto nel periodo di quarantena imposto dalla crisi sanitaria in corso”, dice Arantes. “L’11 marzo in Francia i mercati di quartiere sono stati chiusi e i supermercati erano visti come luoghi a rischio per i contagi, dove spesso si formavano lunghe file per poter entrare. Inoltre la grande produzione è stata colpita dall’assenza dei lavoratori stagionali che arrivavano da Polonia, Marocco e Spagna. Molte persone quindi hanno preferito ordinare da casa o hanno scelto la piccola distribuzione a chilometro zero”.

Nelle sue foto Arantes mostra i passaggi di questa filiera, dai campi e dalle serre dove sono coltivate e raccolte la frutta e le verdure, fino all’imballaggio delle cassette, il trasporto e la consegna al consumatore. E ha seguito il lavoro dell’azienda francese La ruche qui dit oui (L’alveare che dice sì), che mette in contatto i produttori locali con i consumatori garantendo la qualità dei prodotti e una distribuzione efficace.

“Con la crisi sanitaria i piccoli produttori sono diventati dei punti di riferimento per i consumatori. Nonostante la crescita di questo nuovo mercato si chiedono, però, se questo cambiamento si trasformerà in un modello permanente di consumo alimentare”, dice Arantes.

Un’agricoltura possibile è diventato un progetto multimediale, che si può visitare sul sito covid19visualproject.org.

Il lavoro è stato commissionato da Cortona On The Move, festival internazionale di visual narrative (11 luglio - 27 settembre), in partnership con Intesa Sanpaolo, per The covid-19 visual project. A time of distance, un archivio permanente e costantemente aggiornato che documenta come la pandemia sta cambiando gli equilibri sociali, economici e politici in tutto il mondo.

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