EasyJoint porta nel mondo la cannabis made in Italy

Il fondo di investimento Lgc Capital acquisisce (quasi) la metà dell’azienda parmigiana

Mentre in Italia ancora ci si chiede se la canapa a basso valore di Thc si possa fumare oppure no, il fondo di investimento internazionale Lgc Capital acquista (quasi) la metà di EasyJoint, i pionieri della cannabis light made in Italy.

Lgc Capital ha già investito in diverse aziende di cannabis light in Canada, Australia, Europa, Jamaica e Sud Africa. Ora acquisisce - per 4,8 milioni di euro - il 47% di EasyJoint, che con oltre 450 punti vendita negli ultimi dieci mesi ha incassato circa 6 milioni di dollari.

LEGGI ANCHE Stop all’erba legale? Così mille piccole imprese rischiano di fallire

«In Italia abbiamo approfittato di una nuova legge sulla coltivazione della canapa che ha creato un mercato completamente nuovo da zero - spiega Luca Marola, fondatore di EasyJoint -. La trattativa è iniziata a marzo e si è conclusa sabato scorso con l’ingresso di una realtà importante nel mercato italiano». L’obiettivo è portare nel mondo la canapa prodotta in Italia, e in Italia le eccellenze del mondo.

«E stiamo lavorando anche per portare i negozi in Canada» continua Marola. Quale può essere il passo successivo? «Senza dubbio il mercato della cannabis terapeutica, con un alto valore di Thc», la risposta. La legge italiana infatti consente al ministro della Salute di concedere la lavorazione alle società private, ma a oggi il regolamento è rimasto lettera morta.

LEGGI ANCHE Cannabis terapeutica, le scorte sono esaurite. Cento chili dall’estero

Ancora non sono disponibili dati e statistiche sulle prescrizioni italiane di cannabis a uso terapeutico, ma a testimoniare il vertiginoso aumento della domanda sono le previsioni della Direzione dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del ministero della Salute. Negli ultimi tre anni l’aumento del fabbisogno nazionale è stato di 100 chili l’anno, con una previsione di 350 chili per il 2017 e 500 per il 2018. La produzione della Fm2, varietà coltivata dallo Stato, al momento è l’unico ad avere un’autorizzazione e non basta per soddisfare le richieste dei pazienti.