MILANO. C’è un nuovo fronte d’inchiesta sulla gestione della pandemia in Lombardia. In queste ore centinaia di cartelle cliniche di persone decedute durante l’epidemia di coronavirus sono state sequestrate dai Nas di Milano in 17 residenze sanitarie assistenziali comasche e nell’ospedale di Cantù, anch’esso in provincia di Como. L'indagine è stata avviata dalla Procura lariana in seguito alla ricezione di 26 esposti da parte di familiari delle vittime e del personale sanitario. L'ipotesi di reato, a carico di ignoti, consiste in omicidio ed epidemia colpose ed è compito ora dei magistrati scoprire le varie responsabilità, nonché la verità sulla gestione delle citate strutture.

Nello specifico, come ha riportato venerdì scorso il quotidiano ‘Il Giorno’, si tratterebbe di 363 cartelle cliniche di persone che sono morte in 17 rsa e all’ospedale di Cantù: secondo il procuratore Nicola Piacente, che ha affidato i fascicoli a tre sostituti – Maria Vittoria Isella, Antonia Pavan e Simone Pizzotti - tra le strutture che hanno avuto un numero maggiore di casi e decessi, ci sono le rsa Ca’ Prina di Erba, Sacro Cuore di Dizzasco, Residenza Il Ronco di Casasco Intelvi, Croce di Malta di Beregazzo con Figliaro, Croce di Malta di Canzo, Garibaldi Pogliani di Cantù e Le Camelie di Como. Ma i Nas hanno fatto controlli – acquisendo ulteriore documentazione – anche in altre strutture su cui pendevano gli esposti dei parenti delle vittime. Tra queste, ci sono la Casa di Riposo Enrico Falck di Dongo, del Focolare di Lanzo Intelvi, della Fondazione Bellaria di Appiano Gentile, dell’Istituto delle Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza di Lipomo, di Villa Celesia a Como e della Residenza San Giovanni di Asso.

Da aprile, alla Procura di Como sono arrivati in tutto 26 esposti, molti dei quali avevano diverse informazioni mancanti dovute anche al fatto che per oltre tre mesi è stato vietato l’ingresso ai parenti nelle rsa e anche negli ospedali.

I commenti dei lettori