Il ritorno all’agricoltura come soluzione alla crisi post coronavirus

Le nostre superfici vitivinicole sono lavorate per la maggior parte da braccianti, macedoni, marocchini, romeni. Quest’anno per la prima volta forse non arriveranno, non tutti per lo meno, la maggior parte rimarrà confinata in patria creando non pochi gratta capo al mondo agricolo. Un nodo che è venuto al pettine con il  Covid -19  ma che da tempo si era annunciato come uno dei problemi più sentiti dalla nostra agricoltura. Il lavoro della terra come quello dell’artigianato sente da molti anni la mancanza di mano d’opera locale, sono mancate le scuole, i corsi di perfezionamento agricolo capaci di organizzare le nuove generazioni a una professione ben compensata, (un esempio sono i trattoristi oggi quasi inesistenti). Il settore vitivinicolo soffre della mancanza di mano d’opera da sempre, con la pandemia in atto sarà ancora più difficile reperire manodopera dovuta alla situazione sanitaria di questo momento.

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Una soluzione provvisoria potrebbe essere quella di reclutare manodopera dalla disoccupazione provocata dalla pandemia, riempendo il vuoto lavorativo con il reclutamento di una parte di persone disponibili, si darebbe un occupazione transitoria a chi si trova senza lavoro e inizierebbero un nuovo percorso professionale che potrebbe dare dei buoni frutti. Per realizzare questo progetto ci vorrebbero dei buoni istruttori che preparassero i volenterosi nel più rapido tempo possibile, vista la situazione attuale ci sarebbe lo spazio per esaminare chi è portato e chi no. Servirebbe a dare aiuto importante all’agricoltura in questo momento particolare e un futuro a una professione che i nostri giovani hanno sempre snobbato ma che in tempi di crisi potrebbero trovare una riscossa.