L’agricoltura non si è mai fermata durante l’emergenza sanitaria. E ora chiede risposte alla crisi

L’agricoltura non si è fermata durante l’emergenza sanitaria. Se i collegamenti principali della provincia di Cuneo in tempi di lockdown erano territorio di furgoni e Tir che assicuravano la consegna delle merci, le migliaia di chilometri di strade provinciali e comunali erano invece un formicolare di trattori e mezzi agricoli: una conferma che il settore primario è stato un dei motori della sopravvivenza del Paese. Con la Fase 2 vengono però al pettine diversi nodi: questioni che ora gli addetti al lavoro nei campi e nelle stalle chiedono vengano discusse ad un tavolo e risolte.

Il comparto frutticolo preme per la risoluzione di uno dei problemi che rischiano di mandare in crisi la stagione: quello della manodopera stagionale per la raccolta. Nel distretto saluzzese servono 12 mila braccianti agricoli, in gran parte manodopera straniera su cui quest’anno si rischia di non poter contare. Il settore del latte vede all’orizzonte le nuvole minacciose di un crollo dei prezzi alla stalla, a causa della saturazione di un mercato che deve fare i conti con l’azzeramento del reparto Horeca, quello della ristorazione che fa uso di latte fresco per gelati, dolci, alimenti per ristoranti.

Con la Fase 2 è iniziata anche la rincorsa al mercato delle aziende produttrici di macchine agricole. Quella arrivata ad inizio aprile con il decreto di chiusura delle attività era stata una doccia fredda. «Nessuno – spiega Luca Crosetto, presidente dell’Arproma, l’associazione di produttori macchine agricole – si aspettava uno stop alla produzione di un mese, con la chiusura delle aziende che, di fatto, lavorano esclusivamente per il settore primario».

Una decisione che ha creato non pochi problemi ad uno dei settori più importanti dell’economia cuneese e che conta oltre 230 aziende in Piemonte, facendone la seconda regione per fatturato e produttività a livello nazionale. Il comparto, con l’indotto, arriva ad interessare quasi diecimila addetti a livello regionale.

«Molte ditte si erano attrezzate – continua Crosetto – acquistando beni e materiale in previsione di una chiusura dell’industria che avrebbe messo in difficoltà il reperimento degli stessi. Un investimento, rivelatosi poi inutile. Come associazione abbiamo sollevato il problema, ma qualcosa si è mosso solo dal 18 aprile. Il 4 maggio è stata la data della vera ripartenza, con tutte le difficoltà del caso».

Il lavoro non manca e il comparto cuneese del settore, che va dalle grandi industrie come Olimac, Capello, Merlo, Crosetto, Supertino, alle centinaia di piccole imprese che fanno della tecnologia abbinata alla manifattura artigiana il loro punto di forza, ha ripreso con vigore, ma non senza problemi. Prosegue il presidente Arproma: «In queste settimane abbiamo perfezionato le dinamiche del lavoro in azienda: entrate scaglionate, limitazione dell’uso di mense, spogliatoi, spazi comuni come quelli della macchinetta del caffè, sanificazioni, controlli delle temperature corporee dei dipendenti, uso di dispositivi personali di protezione. Tutto questo porterà ad una produzione inferiore che può arrivare anche al 20 per cento».

I veri nodi, però, sono altri: in questi mesi la filiera del settore in altre nazioni, come ad esempio la Germania, non si è fermata. Oltre il 50% delle aziende cuneesi ha nell’export una parte importante del fatturato e in questo periodo ha risentito dell’occupazione di fette di mercato da parte delle aziende straniere, soprattutto per ciò che riguarda il comparto stagionale (macchine per fienagione e semina).

«Il problema è che gli spazi per recuperare – conclude Crosetto – sarebbero rappresentati dalle fiere del settore, ma le più importanti come quelle di Savigliano e di Bologna sono già state cancellate e rimandate al prossimo anno. È logico dunque supporre che il vero calo nelle vendite si avrà dall’autunno. Per fare un esempio, rischiamo di perdere tutto il vantaggio accumulato nel campo della nuova produzione di macchine per la raccolta delle erbe aromatiche, nel quale, grazie alle esperienze maturate in provincia, siamo fra i leader mondiali».