Almeno diecimila i decessi “indiretti” da Covid in Lombardia

Il dato messo in luce da un gruppo di ricercatori dell’Imperial College di Londra ha stabilito come la saturazione degli ospedali e l’impegno per la pandemia abbiano contribuito alla morte di tanti altri pazienti

Non soltanto Covid-19. Al di là delle vittime provocate dalla pandemia, ci sono diecimila persone che in Lombardia sono decedute tra gennaio e aprile. Non per colpa della malattia provocata dal coronavirus. O meglio: non direttamente, perché l’emergenza sanitaria vissuta negli ospedali a cavallo tra l’inverno e la primavera ha quasi certamente avuto un ruolo mica da poco nel determinare lo scenario che portato alla luce da un gruppo di ricercatori dell’Imperial College di Londra. Indipendentemente dalle cause riportate nei certificati di morte, infatti, in nessuna altra Regione italiana si è verificato un incremento dei decessi di analoga portata. Merito anche del lockdown, che ha impedito che lo scenario precipitasse: sia all’interno dell’area in cui vive 1 italiano su 6 sia nelle altre zone del Paese. Da qui il sospetto che Covid-19 ci abbia messo più di uno zampino. 

Lombardia: 10.000 morti in più tra gennaio e aprile

Nei primi quattro mesi dell’anno, stando alle cifre riportate nel lavoro pubblicato sulla rivista scientifica «Plos One» (https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0240286#pone-0240286-g006) e riprese da un rapporto dell’Istat, la Lombardia ha registrato 24mila decessi in più rispetto a quelli attesi (sulla base dei modelli stilati tenendo conto del numero di morti conteggiato nello stesso periodo negli anni compresi tra il 2016 e il 2019). Quattordicimila persone hanno ufficialmente perso la vita a causa del Covid-19. E le altre 10.197? Fanno parte di quella quota di decessi «extra» registrati nei confini regionali nel periodo in cui la pandemia si faceva strada: partendo dalla bassa pianura e raggiungendo l’apice nel versante nord-orientale del territorio. La tempesta generata dall'emergenza infettiva ha determinato dunque un incremento anche di morti «indirette». Dovute a cosa, al momento, non è dato saperlo. Ma un legame con la pandemia è tutt’altro che da escludere.

Covid-19, ma non solo

In quei mesi molte persone contagiate sono morte in casa e nelle Rsa, senza mai aver ricevuto un tampone. I loro decessi potrebbero rientrare pertanto a tutti gli effetti nel conteggio delle vittime di Covid-19. A questi andrebbero aggiunti quei pazienti che, nel pieno dell’emergenza sanitaria, hanno deciso di non recarsi in ospedale. O, in altri casi, lo hanno fatto quando era già troppo tardi. Sono loro i cosiddetti morti «indiretti»: venuti a mancare per cause slegate dall’emergenza sanitaria, che ha però contribuito a rendere più difficoltoso l’accesso alle cure anche per tutti gli altri malati. Spiccano, tra questi, coloro che sono deceduti per un infarto, un arresto cardiaco e un ictus cerebrale. «L’eccesso di mortalità dà la misura dei decessi che avrebbero potuto essere previsti», spiega Gianluca Baio, docente di statistica medica ed economia sanitaria all’Imperial College di Londra e coordinatore dello studio vergato da altri cinque ricercatori italiani. E, in molti casi, anche evitati. «Potenzialmente, con una migliore programmazione sanitaria, molte di queste vite avrebbero potuto essere salvate», chiarisce lo scienziato. Un monito da tenere bene in mente, ora che si è nel pieno della seconda ondata.

Un monito per Milano

Com’era prevedibile, anche questo studio (https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2020/04/23/news/lo-studio-piacenza-bergamo-e-lodi-le-province-piu-colpite-dal-covid-19-1.38754179) dimostra un impatto della pandemia diverso tra le varie aree della Regione. In Lombardia, il prezzo più alto è stato pagato dagli abitanti delle province di Bergamo e Brescia: con un eccesso di mortalità quantificato nell’88.9 e nell’80.6 per cento. Più diluito, nel tempo e nella portata, è stato l’impatto del Covid-19 sulla città di Milano. Nel capoluogo, nei quattro mesi passati in rassegna, il numero delle vittime è cresciuto del 63.2 per cento rispetto a quelle attese sulla base di quanto accaduto nei quattro anni precedenti. Un dato, quest’ultimo, che preoccupa però adesso che a soffrire sotto la morsa della pandemia è proprio la metropoli. «Se il virus sfonda a Milano, il sistema sanitario andrà in crisi», ripetono da settimane gli esperti. Considerazioni che partono dai dati, come questi. Più contagi ci sono, più persone finiscono in ospedale. E minori sono le possibilità di essere curati in maniera adeguata, che il problema sia il Covid o meno.