Coronavirus, rivolta delle Partite Iva: il governo costretto a cambiare il decreto

Nel decreto CuraItalia inserito un bonus mensile: continuerà fino alla fine dell’emergenza. Possibili nuove correzioni

Non è proprio piaciuto al popolo delle Partite Iva e dei co.co.co. il capitolo del decreto CuraItalia che li riguarda. Alle prese con l’arresto pressoché universale di tutte le attività e dunque del reddito, questi lavoratori autonomi – talvolta definiti imprenditori di sé stessi, molto spesso soltanto lavoratori dipendenti precari – hanno reagito con insoddisfazione alla notizia che nel provvedimento di emergenza da 25 miliardi per loro era prevista sostanzialmente soltanto un’indennità di 600 euro netti «una tantum» come aiuto per superare una situazione davvero catastrofica. Una insurrezione, sostenuta da pezzi della maggioranza, a partire da un’ala dei Cinque Stelle e da Italia Viva, oltre che dalle opposizioni di centrodestra, anche se fonti del Tesoro negano: «non c’è stata nessuna rivolta né alcuna discussione politica. Il testo non è stato modificato”. Fatto sta che nella serata di ieri il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha dato una versione differente del provvedimento: il bonus è mensile, e continuerà fino alla fine dell’emergenza.

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) A rischio la presenza rappresentativa di tutti i gruppi parlamentari. Con il presidente della Camera che non vuole la rivoluzione si schierano i funzionari]]

Ma facciamo un passo indietro. Nei lunghi giorni di elaborazione del provvedimento, a leggere tutte le bozze di volta in volta diffuse, il bonus per le Partite Iva è sempre stato considerato una tantum, ovvero erogato una volta sola, e di importo pari a 500 euro. Solo nella giornata di ieri – per il pressing di una parte della maggioranza – l’indennità è salita a 600 euro. Nel testo considerato «finale» del provvedimento, per l’appunto, i «bonus» sono di 600 euro, sono considerati netti (cioè non concorrono alla formazione del reddito), e sono definiti come «una tantum» non ripetibile. Vengono erogati su domanda a partite Iva e collaboratori iscritti alla gestione separata dell’Inps e a quelli iscritti alle gestioni autonome (coltivatori diretti, commercianti e artigiani). Nel primo caso sono stanziati 200 milioni per i 339mila beneficiari potenziali, nel secondo ci sono 2,1 miliardi per soddisfare le richieste di 3,6 milioni di interessati.

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Vale la pena di notare che dal bonus sono esclusi i tantissimi collaboratori e partite Iva che sono iscritti a casse previdenziali professionali: giornalisti, architetti, medici e chi più ne ha più ne metta. È ragionevole pensare che debbano essere le varie Casse di competenza a copiare il provvedimento che riguarda gli iscritti alla gestione separata Inps, ma non è detto: molte di queste Casse vivono situazioni difficili dal punto di vista finanziario.

Fatto sta che tra le 14.30 di ieri (ora di conclusione del Consiglio dei ministri, cui segue il briefing da parte del premier Conte e dei vari ministri sul decreto legge appena varato) e le 23 si scatena un vero e proprio tam tam che costringe il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri a una improvvisa correzione di rotta. Così, se nel documento di briefing elaborato al Tesoro nel primo pomeriggio si legge chiaramente che il bonus è «un assegno di 600 euro ai lavoratori autonomi per il mese di marzo», in tarda serata la nota di Palazzo Chigi afferma che «è riconosciuto un indennizzo di 600 euro, su base mensile, non tassabile, per lavoratori autonomi e le partite Iva. L'indennizzo va ad una platea di quasi 5 milioni di persone». Insomma, il bonus diventa mensile, anche se finché non verrà diffuso il testo definitivo del provvedimento con i vari decreti attuativi non sapremo esattamente.

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Ma c’è da credere che non sarà l’ultima modifica a questo capitolo. Come afferma il viceministro dello Sviluppo Economico Stefano Buffagni (Cinque Stelle), «abbiamo fatto uno grandissimo sforzo, ma ora dobbiamo farne un altro: sostenere ancora di più chi non ha vere tutele, ovvero le migliaia di partite iva e chi in generale svolge lavoro autonomo. Sono sicuro che ce la faremo e che nessuno verrà lasciato indietro». «Lavoreremo per un ulteriore sforzo nel prossimo provvedimento o in fase di conversione del decreto per dare un maggior sostegno ai lavoratori autonomi e alle partite Iva», dice il presidente di Italia Viva, Ettore Rosato. Dall’opposizione, Roberta Toffanin di Forza Italia dichiara che «non si può dare alle Partite Iva meno del reddito cittadinanza».