Virus delle zecche in Italia, ecco perché preoccupa

Alessandro Nuzzo

11 Maggio 2024 - 10:28

Cresce l’allerta dopo il ritrovamento di una carcassa di camoscio risultato positivo al virus che è trasmissibile all’uomo.

Virus delle zecche in Italia, ecco perché preoccupa

Nei boschi delle alpi Orobie, in Valtellina, lo scorso 13 aprile è stata ritrovata la carcassa di un camoscio che le analisi virologiche e sierologiche hanno riscontrato una positività alla meningoencefalite da zecche, detta anche TBE.

In corso ci sono ancora altre analisi ma è quasi certo che la positività al virus Tbe sulla carcassa sia riconducibile alle zecche che possono fungere sia da vettori che da serbatoi della malattia. È bene specificare che al momento la positività è stata riscontrata sulle zecche che erano presenti sulla carcassa e non nell’animale. Questo ritrovamento preoccupa perché la meningoencefalite è una malattia virale trasmissibile all’uomo.

Non si tratta comunque di un caso isolato visto che casi accertati sono stati reperiti nel corso degli anni anche in provincia di Bergamo e in animali selvatici e caprini domestici reperiti in provincia di Lecco.

Che cos’è il virus delle zecche

Come spiegato dall’Istituto Superiore di Sanità, la meningoencefalite da zecche o TBE, è una malattia virale che colpisce il sistema nervoso centrale, causata da un arbovirus appartenente al genere Flavivirus, molto simile ai virus responsabili della febbre gialla e della Dengue.

Le zecche operano sia come vettori che come serbatoi della malattia e possono trasmettere l’infezione. Se una persona viene morsa da una zecca, nel 70% dei casi le conseguenze non sono gravi ma anzi l’infezione passa senza sintomi o comunque blandi. Nel restante 30% dei casi dopo 3-28 giorni si possono avere sintomi influenzali come febbre alta, mal di testa, mal di gola, stanchezza, dolori ai muscoli e alle articolazioni. Questo per un periodo che va dai 2 ai 4 giorni.

In alcuni casi possono verificarsi altri disturbi al sistema nervoso centrale. Nei bambini e nei giovani la malattia non desta preoccupazione. In età adulta potrebbero verificarsi casi gravi.

L’arma contro la TBE esiste ed è un vaccino già usato da tempo in molti paesi dell’Europa centrale e settentrionale e recentemente registrato anche in Italia. Prevede la somministrazione di tre dosi ai neonati con richiami ogni 3 anni.

C’è da preoccuparsi?

Al momento è vero che il virus è trasmissibile all’uomo e che in alcune zone è endemico. Ad esempio in Italia nelle aree boschive montane del Nord Est, i casi si susseguono da anni e il recente ritrovamento mostra come tutto l’arco alpino sia interessato dal virus delle zecche.

Nonostante questo la trasmissibilità all’uomo resta molto bassa in quanto è necessaria la puntura di una zecca infetta per trasmettere la malattia. Le precauzioni però non sono mai troppe. Ad esempio quando si torna da una gita in montagna sarebbe buona norma verificare che sul corpo non sia attaccata una zecca e in caso positivo rimuoverla immediatamente. Il rischio di trasmissione, infatti, aumenta con il prolungarsi del periodo di permanenza della zecca. Per tutti coloro che per lavoro o per svago passano molto tempo nelle aree dove ci sono stati molti casi di positività, è consigliato il vaccino.

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