Emanuele Morganti e gli animalisti che festeggiano la morte del ragazzo ucciso ad Alatri

L'incredibile spettacolo che si ripete ogni volta che muore una persona che durante la sua vita ha commesso un "crimine" contro gli animali come andare a caccia o mangiare una bistecca. Fate attenzione il tribunale animalista non avrà pietà per nessuno

Emanuele Morganti, il ragazzo di 20 anni morto dopo essere stato brutalmente pestato da un gruppo di coetanei ad Alatri nella notte tra venerdì 24 e sabato 25 marzo, era un cacciatore e un appassionato di pesca. Tanto basta per essere etichettato come un pericoloso criminale o un possibile assassino da un piccolo ma agguerrito gruppo di irriducibili guerrieri vegani. Fortunatamente, come abbiamo spesso avuto occasione di far notare, non tutti i vegani o gli animalisti sono così intransigenti e violenti ma quella piccola parte, che abitualmente festeggia la morte dei cacciatori (sia per cause naturali che per incidenti di caccia) è quella più rumorosa e in cerca di visibilità.



«La ruota gira, Emanuele è morto perché era un cacciatore»

Per giustificare la loro mancanza di pietà questi animalisti senz’anima spiegano che la ruota gira, che il karma dopo tante morti ha deciso di prendersi una rivincita. Nessun rispetto, nessuna pietà per la morte di un cacciatore, anche se è un ragazzo di vent’anni che è stato picchiato a morte per decine di minuti e che è morto dopo 36 ore di agonia. Perché questo è quello che è successo ad Emanuele Morganti.

La morte (degli animali cacciati da Morganti) chiama altra morte, la sua. Niente di più “naturale” nel grande giro della ruota karmica e quindi non c’è alcun motivo di sentirsi toccati da un brutale omicidio. Nessuno sta chiedendo di commuoversi per una morte così assurda, in fondo ognuno ha la sua sensibilità personale e può sentirsi più o meno vicino alla vittima o alla sua famiglia. Ma che bisogno c’è di svilire la morte di un essere umano dicendo sostanzialmente che “se l’era cercata“? È lo stesso genere di ragionamenti del maschilista tipo che quando una ragazza viene violentata o molestata ci tiene a sottolineare che “se l’era cercata” perché indossava una gonna troppo corta, dei tacchi troppo alti, un trucco troppo vistoso. Ed è solo per puro caso che le autrici di questi commenti, che abbiamo censurato per pietà e per evitare che vengano ancora di più subissate di insulti e minacce, siano tutte donne. Sempre per la teoria del karma e del “cercarsela” ora ci sono molte persone che vanno a scovare gli autori dei commenti per togliersi lo sfizio di insultarle, alimentando ancora di più la spirale di violenza verbale.

C’è anche una profonda ignoranza nel voler collegare in maniera pretestuosa il fatto che Morganti andasse a pesca con il fatto che sia stato ucciso. Ad esempio in questa foto di Emanuele con una carpa in mano chi commenta non sa che quel pesce probabilmente non è stato ucciso ma liberato una volta scattata la foto. In genere infatti chi pesca la carpa non lo fa per le carni ma solo per il “record” personale. Insomma si tratta di un’attività di pesca sportiva durante la quale nella maggior parte dei casi l’animale viene liberato. Ma anche se quel pesce fosse stato ucciso in che modo giustifica un commento che mette sullo stesso piano le due morti? Ci sarà chi pretenderà di spiegarci le virtù della filosofia antispecista che mette tutte le specie animali sullo stesso piano dando a tutte pari dignità. Per un momento facciamo finta che sia vero, facciamo finta che Emanuele non avesse una madre, un padre, una fidanzata e una rete di relazioni sociali alla quale è stato brutalmente strappato. Facciamo finta che la vita di Emanuele – di un essere umano – valesse davvero quanto quella di un pesce (o una beccaccia, o una quaglia). Allora perché ci sono animalisti che si ostinano a voler dire che la morte di Emanuele Morganti non vale nulla? A rigor di logica – animalista – non dovrebbe essere così. E cosa avrebbero fatto quegli animalisti se si fossero trovati nel momento esatto del pestaggio a poter intervenire e fermare la furia omicida del branco? Sarebbero intervenuti o avrebbero prima chiesto al ragazzo se in vita sua aveva mai schiacciato una formica o ucciso una zanzara? Fa differenza il fatto che abbia mangiato una bistecca (e quindi sia un carnivoro mangiacadaveri e di conseguenza assassino) e il fatto che andasse a caccia? Probabilmente no e questo genere di pietas animalara è riservato quindi a tutti quelli che non sono vegani. Il problema è che il karma non esiste, e soprattutto non è la causa della morte di Emanuele che non è morto perché era un cacciatore un pescatore. Emanuele è morto per le botte, i pugni, i calci, il trauma cranico, l’emoraggia cerebrale. Queste sono le cause della morte di un ragazzo di vent’anni.