Covid-19, mazzata per l’agricoltura: 40% delle aziende in crisi di liquidità

Il report di Crea. L'unione fa la forza: le imprese legate alle cooperative resistono meglio all'emergenza

Il 60% delle aziende agricole prevede una contrazione del proprio fatturato a causa dell’emergenza Covid-19. Le previsioni più negative riguardano viticolo, olivicolo e ortofloricolo, settori per i quali le imprese prevedono di vedere dimezzata la loro redditività. Previsioni col segno meno anche per gli agriturismi. Sono alcuni dei dati contenuti nel report “Covid-19, impatti economici nelle aziende agricole”, documento realizzato e pubblicato da CREA nell’ambito della Rete di Informazione Contabile Agricola e della Rete Rurale Nazionale.

IL REPORT COMPLETO E’ SCARICABILE CONSULTANDO QUESTO LINK: https://www.crea.gov.it/web/politiche-e-bioeconomia/-/covid-19.-impatti-economici-nelle-aziende-agricole-1

LE DIFFICOLTA’ PIU’ FREQUENTI. Durante il periodo di chiusura delle attività, quando la maggior parte degli italiani è stata costretta a restare in casa, le aziende agricole hanno avuto difficoltà a effettuare lavori di manutenzione e riparazione di macchinari, attrezzature e fabbricati. Molte imprese del comparto primario non hanno avuto una sufficiente disponibilità di liquidità finanziaria. Una preoccupazione, quest’ultima, che assilla anche per l’immediato futuro. “Durante l’emergenza da COVID-19 – si legge nel report – le aziende agricole abbiano sopperito alle carenze di liquidità finanziaria ricorrendo soprattutto al risparmio e/o a forme di autofinanziamento (63%), mentre solo il 15% ha avuto accesso a finanziamenti e strumenti di emergenza messi in campo dal governo. Ben il 37%, invece, risulta ancora in crisi di liquidità”.

IL RUOLO POSITIVO DELLE COOPERATIVE. “Dall’analisi dei risultati emerge anche l’importante ruolo dell’organizzazione della filiera, dove specialmente le aziende che conferiscono alle cooperative mostrano di avere aspettative meno negative circa le variazioni dei ricavi; risulta, inoltre, una maggiore resilienza delle aziende di piccole dimensioni, probabilmente più flessibili nell’attivare modalità distributive alternative, come le consegne a domicilio.

LA CHIUSURA DEI RISTORANTI, IL CROLLO DEL TURISMO. “Se, da un punto di vista formale, il settore agroalimentare non è stato mai oggetto di un vero e proprio lockdown, da un punto di vista sostanziale, la pandemia di COVID-19 ha determinato non poche difficoltà operative a tutte le sue componenti”. Un serio contraccolpo, è stato determinato dalla “chiusura di bar e ristoranti, il crollo dei flussi turistici e il fermo dell’attività alberghiera, a cui si sono aggiunti i divieti relativi al settore degli eventi pubblici e privati (servizi di catering), inclusa la chiusura della ristorazione collettiva scolastica e aziendale (mense)”.

IL BLOCCO DI ALCUNI CANALI DI DISTRIBUZIONE. “Hanno altresì inciso negativamente le problematiche legate al rallentamento, fino al blocco totale, di importanti canali di sbocco della produzione (come nel caso del settore florovivaistico o di quello vitivinicolo) (ILO, 2020; Mediobanca, 2020)”. “In relazione a tutti quei prodotti altamente deperibili e non stoccabili, inoltre, il rallentamento dell’attività produttiva agricola ha generato una grave forma di spreco alimentare (oltre che un connesso danno di natura ambientale), legato al mancato impiego a fini alimentari di prodotti edibili, che sono rimasti non raccolti e/o invenduti (ILO, 2020). Questa perdita appare tanto più grave quanto più la si interpreta alla luce del repentino ampliamento della fascia di popolazione italiana a rischio povertà”.

PUNTI DI FORZA E PUNTI DI DEBOLEZZA. “Secondo il CERVED (2020), nel 2020 e nel 2021, il settore agricolo sarà l’unico a uscire indenne da questa crisi, evidenziando tassi di variazione del fatturato positivi rispetto al 2019 e ponendo il comparto ortofrutticolo tra quelli che registreranno i maggiori incrementi di fatturato. Si consideri, tuttavia, che tale comparto è quello che può risentire maggiormente della carenza di manodopera stagionale e, quindi, avere rilevanti difficoltà ad assicurare la stabilità dell’offerta. Lo studio CREA-RRN (2020a), in relazione a diversi scenari contraddistinti da contrazioni del PIL di diversa entità, nel medio-lungo periodo evidenzia variazioni di reddito negative per il comparto ortofrutticolo nazionale, seppure in linea con la media UE, stimando una contrazione massima del 2,5%. Più ampie risultano le riduzioni di reddito connesse al comparto zootecnico, all’interno del quale la carne bovina mostra comunque una migliore tenuta rispetto alla zootecnia da latte e specialmente agli “altri animali”.

IL REPORT COMPLETO E’ SCARICABILE CONSULTANDO QUESTO LINK: https://www.crea.gov.it/web/politiche-e-bioeconomia/-/covid-19.-impatti-economici-nelle-aziende-agricole-1