Dopo il coronavirus gli italiani salgono in bici

La bike economy si appresta a vivere un vero e proprio boom, non solo grazie al bonus mobilità. Vendite, spostamenti in città e cicloturismo alimentano un settore che già nel 2018 valeva 6 miliardi di euro

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Fra i settori destinati a ricevere un deciso impulso alla crescita dall’emergenza Coronavirus c’è sicuramente la cosiddetta bike economy. Le vendite di dueruote stanno facendo registrare un vero e proprio boom, non solo per il bonus mobilità da 500 euro, ma anche perché la bicicletta è il vero antidoto alle limitazioni e ai rischi dei mezzi pubblici, mentre l’auto di proprietà è sì più sicura ma obbliga l’autista a lunghe code.

Spostarsi in bicicletta aiuta inoltre a mantenere la forma fisica e l’epidemia di Covid 19 ha dimostrato come il virus abbia causato le patologie più gravi soprattutto in chi era iperteso e soffriva di diabete o colesterolo alto. Tutto patologie che l’attività fisica aiuta a prevenire o ridurre.

La bici rappresenta inoltre un’ottima soluzione per le vacanze: il cicloturismo porta spesso in percorsi e luoghi poco affollati, senza per questo dover rinunciare alla bellezza di posti. L’Italia è ricca di percorsi tutti da scoprire e molti se ne stanno aggiungendo perché il turismo in bicicletta era in forte espansione già prima dell’arrivo del coronavirus.

Nessuna organizzazione si è ancora cimentata in uno studio che tenga conto di tutti i fattori favorevoli alla bike economy emersi negli ultimi mesi ma c’è da scommetterci che presto qualcuno lo farà. Quello che si sa con certezza è che la base di partenza è già molto solida. Secondo "L’A Bi Ci - II Rapporto Legambiente sull’economia della bici in Italia" la bike economy italiana valeva 6 miliardi di euro nel 2018, un valore che, tanto per dare un’idea, è addirittura superiore al ricavato dall’export di vino. E questo nonostante solo il 3,6% della popolazione utilizzi la bici come mezzo di trasporto. Le potenzialità sono dunque enormi.

La diffusione della bicicletta non è uniforme in tutto il territorio nazionale: ci sono aree dove siamo a livelli delle più evolute città europee e altre dove le due ruote non vengono neanche prese in considerazione.

Nella provincia autonoma di Bolzano il 13,2% degli occupati raggiunge il luogo di lavoro in bici, in Emilia Romagna il 7,8% e in Veneto il 7,7%. Dodici città italiane, inoltre, raggiungono performance di ciclabilità qualitativamente analoghe a quelle di altre realtà del Vecchio Continente. In quattro di queste in particolare - Bolzano, Pesaro, Ferrara e Treviso - più di un quarto della popolazione pedala per i propri spostamenti quotidiani per motivi di studio, lavoro e svago.