Economia

Trattori agricoli, biancheria intima, pizza a taglio: tutte le incongruenze degli ultimi decreti

Nonostante il sostegno del ministro all'Agricoltura Bellanova, la produzione di macchine per l'agricoltura rimane fuori dalla filiera e non può ripartire. Ancora chiuse le pizzerie, assimilate ai ristoranti anche se servono solo cibo da asporto. Il quesito di un tributarista: perché riaprire i negozi di abbigliamento per bambini e trascurare le esigenze degli adulti?

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ROMA - Alla fine ha prevalso il no dei sindacati, e la produzione di macchine per l'agricoltura non è tra le pochissime attività che da martedì prossimo potranno riprendere il lavoro. La ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova, d'accordo con il titolare del Mise, Stefano Patuanelli, ha cercato fino all'ultimo di far rientrare il segmento, dapprima autorizzato alla produzione con il decreto del 22 marzo, ma poi escluso pochi giorni dopo, nell'elenco di attività consentite dal provvedimento varato venerdì 10, ma la voce è saltata all'ultimo minuto. Deluse le associazioni di categoria, ma non si tratta dell'unica incongruenza legata agli ormai noti codici Ateco, usati per indicare le attività consentite: Confartigianato rileva l'ingiusta chiusura delle pizzerie al taglio, assimilate ai ristoranti. E un tributarista di Padova, Loris Mazzon, a fronte della riapertura dei negozi di abbigliamento per bambini, chiede provocatoriamente perché "i pensatori non abbiano deciso di consentire l'attività di biancheria intima".

"Magliette della salute, mutande, pigiami, calzini, fazzoletti, che sicuramente in questo periodo sono stati di così tanto aiuto e di continuo utilizzo a tante persone, anche delle molte che che purtroppo hanno dovuto ricorrere alle cure ospedaliere. Indumenti usati, cambiati, lavati e igienizzati con quotidiana perizia. - osserva Mazzon - E' davvero incomprensibile, considerando anche il cambio di stagione, del perché non si possano riacquistare. Eppure le più semplici e sicuramente efficaci norme igieniche che abbiamo appreso senza la necessità dell'intervento del legislatore o dell'esperto, portano ognuno di noi ad avere cura della nostra igiene che passa anche attraverso la biancheria intima".

Lo stesso Mazzon poi, analizzando a fondo il decreto, ha trovato altre incongruenze ancora più evidenti: "Continuano a dimenticare di includere il codice del commercio all'ingrosso di saponi, detersivi e prodotti per l'igiene personale. I negozi al dettaglio possono restare aperti, il problema riguarda i loro fornitori, che per lavorare devono scrivere al prefetto, con il rischio di dover poi interrompere l'attività".

Una questione che era stata sollevata anche con il precedente decreto. Così come quella delle macchine agricole, ricorda il segretario generale di Confartigianato Cesare Fumagalli: "Mentre c’è da parte del governo l’attenzione ad assicurare che funzioni la filiera dell’agricoltura, è noto però che non viene tutto fatto con la zappa e la vanga: sono autorizzate anche le riparazioni delle macchine agricole, ma non è ammessa la produzione delle parti di ricambio. E' un tema che abbiamo affrontato più volte: se uno vuole vendere i pomodori deve preoccuparsi di tutte le cose che entrano in connessione con i pomodori. Tra l'altro c'è una stagionalità della produzione, che richiede adesso un importante intervento delle macchine.  L’alternativa è in Germania: lì i nostri concorrenti sono aperti, quindi ci sarà una sostituzione delle forniture, daremo via gratis un pezzo della nostra filiera".

Anche Confagricolura contesta la decisione del governo: l'organizzazione si dice "perplessa per le ripercussioni operative sulla filiera agroalimentare italiana in una fase così delicata per l'approvvigionamento alimentare del Paese: sono numerose le segnalazioni di ordini di macchine agricole che non potranno essere prodotte dalle fabbriche e consegnate ai distributori. E ciò vale anche per la fornitura dei ricambi necessari per la riparazione delle attrezzature". Confagricoltura auspica che si riesca a superare anche questo blocco, che compromette sia la positività delle misure inserite del nuovo decreto per il settore primario, sia la continuità dei servizi necessari all'agricoltura.

Ci sono poi almeno altre due questioni aperte che riguardano la filiera agroalimentare, ricorda Fumagalli: "Le pizzerie d’asporto, di cui sono piene tutte le città, sono state assimilate a bar e ristoranti e non alla produzione di prodotti da forno, e quindi sono state chiuse, una decisione incomprensibilmente punitiva nei confronti di una categoria molto vasta di pubblici esercizi". Anche le aziende agricole vanno incontro a problemi derivanti dai codici Ateco: possono rimanere aperte solo se hanno il codice Ateco giusto, assimilato alla filiera agroalimentare, e non quello invece assimilato alle attività manifatturiere.

Rientra invece tra le attività non solo autorizzate, ma anche incoraggiate, quella della produzione di mascherine protettive, ma le autorizzazioni non procedono in modo spedito, lamenta Fumagalli: "Il 4 maggio torneranno a lavorare 20 milioni di lavoratori, avremo bisogno di un numero equivalente di dispositivi di sicurezza. Ma non ce la faremo se non abbiamo un numero sufficiente di laboratori che facciano le analisi certificate, mettendo l'Istituto Superiore di Sanità in condizione di dare le autorizzazioni necessarie".