Economia

Alitalia, dipendenti sul piede di guerra per il mancato pagamento degli stipendi

Alitalia, dipendenti sul piede di guerra per il mancato pagamento degli stipendi
(ansa)
Venerdì scorso l'Unione Europea avrebbe autorizzato il pagamento di 25 milioni di euro al vettore. Nel 2020 risultato operativo negativo per 20 milioni. I dati del direttore generale Zeni
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ROMA - Anche oggi niente stipendi e il personale Alitalia comincia a innervosirsi. Il rischio è di una prossimo surriscaldamento del clima attorno alla nuova compagnia di bandiera (affidata a Ita, società del Mef) che avrebbe dovuto prendere in carico le ceneri della Alitalia in amministrazione straordinaria per poi decollare a maggio. Oggi i tempi non sembrano più così certi. Da una parte c'è il dialogo a rilento con l'Unione Europea che, a detta di sindacati e alcuni politici, non sembra guardare di buon occhio alla rinascita del vettore favorendo i concorrenti stranieri (dalle low cost ai marchi tradizionali). L'Europa, infatti dopo 1,3 miliardi di prestiti elargiti negli ultimi quattro anni chiede al governo italiano "discontinuità". 

 

Dall'altra ci sono le incertezze legate alla pandemia e alle difficoltà oggettive per la nascita di Alitalia-Ita: la compagnia, secondo quanto messo a punto nelle ultime settimane partirà con al massimo 45 aeroplani e meno di 3 mila dipendenti. Una linea aerea bonsai in attesa di tempi migliori. Intanto per la prima volta, su Alitalia è stata fatta un minimo di chiarezza sui conti: la società ha chiuso il 2020 con una perdita operativa di 20 milioni di euro, a fronte di un crollo dei ricavi per 2 miliardi e 40 milioni di euro e una riduzione dei costi operativi per 2 miliardi e 20 milioni di euro. Questo anche grazie al taglio delle consulenze, alla riduzione del costo di aerei, It e delle auto aziendali dei dirigenti.

 

"Ecco anche qualche numero sul quadro del malato che è stata l'immagine con cui viene etichettata la compagnia di bandiera. Questa azienda dal 2017 al 2019 ha ricevuto 1,3 miliardi di finanziamenti pubblici - ha spiegato il direttore generale di Alitalia Giancarlo Zeni nel corso di un convegno organizzato dalla senatrice M5S Giulia Lupo - di questi i questi ha già restituito la metà, 645 milioni, pagando imposte e tasse". Tra gli altri dati, Zeni ha sottolineato come "il vettore abbia versato un indotto di prossimità di oltre 3 miliardi, circa 1,3 di pagamenti agli aeroporti, più di 330 milioni all'ente del traffico aereo, oltre 1 miliardo di retribuzione nette ai dipendenti. E oltre ad aver fatto affluire nelle casse dei fornitori nazionali oltre 2,6 miliardi, ha generato un indotto indiretto di 19 miliardi. Quindi - ha aggiunto - ho visto soldi pubblici spesi molto peggio di questo 1,3 miliardi per tutto quello che ha innescato: ogni euro ne ha innescati 20". Non tutti però sono d'accordo con questa analisi. Soprattutto i creditori della compagnia, a partire dai dipendenti per finire alle centinaia di società fornitrici di beni e servizi che rischiano oggi di percepire ben poco dalla società in imminente liquidazione.

 

Lo stesso manager ha poi puntato il dito sull'Europa: "Trovo questo approccio di ricerca della discontinuità una ricerca di dissoluzione per Alitalia. Quando sono arrivato qui avevamo 113 aerei: non conosco nessuna norma che dica che la discesa da 113 a 93 aerei non soddisfi un requisito di discontinuità richiesto dall'Europa. L'Ue - ha detto - ha un approccio assolutamente discriminatorio verso di noi. E noi, di certo, le abbiamo reso le cose semplici, perché per 22 anni in assenza di un intervento preciso abbiamo perso completamente la credibilità". Secondo il direttore generaleè anche eccessiva la richiesta di "rilascio di alcuni slot" a Linate. L'Ue - ha aggiunto - usa le sue armi in maniera molto forte. Ma blandire questo ordine di recupero del prestito di 1,3 miliardi è una forma di pressione spaventosa". Anche sul fronte dei ristori, ha aggiunto, "in 10 mesi di pandemia abbiamo avuto un arretramento di 550 milioni del cash flow operativo: quindi i ristori, che sono nell'ordine della metà esatta, non sono una rappresentazione accurata dei danni che abbiamo subito".

 

Ma i lavoratori di Alitalia attendono per l'ennesima volta di ricevere le buste paga: secondo i piloti e gli assistenti di volo della FNTA (ANPAC, ANPAV e ANP) "è inaccettabile il mancato pagamento degli stipendi dei lavoratori Alitalia. Gli stipendi che dovevano essere erogati il 26 marzo non sono stati pagati. È inaccettabile la totale mancanza di comunicazione da parte di Alitalia e del governo. Venerdì scorso l’Unione Europea ha autorizzato un pagamento per circa 25 milioni di euro al fine di garantire le buste paga dei dipendenti. I lavoratori e le loro famiglie non possono più aspettare, il governo autorizzi il pagamento". E domani, martedì 30 marzo, i sindacati, tutti, scenderanno in strada per "difendere il futuro di Alitalia". Appuntamento coi dipendenti alle 10 davanti al ministero dello Sviluppo Economico, in via Molise 2 a Roma.