Esteri

Russia, condannati il blogger Navalny e il fratello. Lui viola i domiciliari e viene arrestato

I due accusati di appropriazione indebita. Il leader del movimento anti Putin non andrà in carcere perché la pena è sospesa. Dopo la lettura del verdetto si è scagliato contro i giudici: "Volete fare pressione su di me". E ha incitato alla rivolta di piazza. Ue: "Sentenza sembra avere motivazioni politiche"

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MOSCA - Condannato, ha provato a sfidare il Cremlino violando i domiciliari ma alla fine è stato arrestato dalla polizia. E' stata questa la convulsa giornata del blogger e leader dell'opposizione russa Alexei Navalny, che oggi, dopo la condanna per appropriazione indebita a tre anni e mezzo di reclusione (con sospensione della pena) ha violato gli arresti domiciliari e ha provato (senza riuscirci) ad unirsi ai primi manifestanti accorsi in piazza Manezhnaya (Piazza del Maneggio) a Mosca per protestare contro la sentenza. Migliaia le persone che si sono radunate a due passi dal Cremlino in una delle più grandi manifestazioni di protesta del 2014 e immediata è scattata la reazione della polizia, che ha arrestato oltre 100 persone.

La condanna di Navalny e del fratello Oleg. Insieme ad Alexei Navalny, per il quale sono stati disposti i domiciliari, è stato condannato il fratello Oleg, imputato nello stesso processo, che dovrà scontare la pena in carcere. I due fratelli sono stati condannati perché, secondo la tesi dell'accusa, hanno frodato due aziende francesi, una delle quali è una filiale del gigante dei cosmetici Yves Rocher, per una somma pari a 30 milioni di rubli (526mila dollari).
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Alexei Navalny, in virtù della sospensione della pena, non andrà in carcere. Tuttavia, il principale avversario del Cremlino, dopo la lettura del verdetto, si è scagliato contro i giudici che hanno invece condannato al carcere il fratello Oleg. "Lo arrestate, volete fare pressione su di me?", ha detto battendo i pugni sul tavolo e invitando i suoi sostenitori a scendere in piazza contro un regime "che non solo cerca di distruggere gli avversari, ma anche i loro familiari".

Poco dopo l'attivista russo ha annunciato su Twitter la sua sfida: "Va bene gli arresti domiciliari, ma oggi ho una gran voglia di essere con voi. Quindi sto già venendo", aveva twittato, postando un proprio selfie in metropolitana. La sfida però è durata poco, poiché poco dopo la polizia lo ha fermato e lo ha riportato nella sua abitazione. "Non saranno in grado di arrestarci tutti" ha scritto poi Navalny sul social network.
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Navalny ha sempre negato ogni addebito e ha sempre sostenuto che le accuse avevano motivazioni politiche. La sentenza avrebbe dovuto essere pronunciata a metà gennaio ma il tribunale ha deciso di anticiparla a oggi dopo che i sostenitori di Navalny avevano programmato una grande manifestazione di protesta per il 15 gennaio. 

Le autorità russe hanno vietato ogni manifestazione non autorizzata. Alle parole di Navalny le forze dell'ordine russe hanno subito reagito elevando le misure di sicurezza: "Tutte le manifestazioni non autorizzate saranno represse. In base alla legge, le forze dell'ordine impediranno tutte le dimostrazioni non autorizzate. Non ci sono alternative", ha dichiarato all'agenzia Interfax un dirigente della municipalità di Mosca. Il centro di Mosca risulta blindato dalla polizia. Decine di camionette della polizia sono state schierate lungo tutto il perimetro circostante piazza del Maneggio, poco distante dal Cremlino, che è il luogo indicato per il raduno non autorizzato dell'opposizione. Molti dei poliziotti sono in tenuta anti sommossa.

La condanna dell'Ue. La sentenza è stata condannata dall'Unione europea: "Sembra avere motivazioni politiche" è l'accusa di Bruxelles. "Le accuse contro di loro non sono state motivate durante il processo", ha detto un portavoce del capo della diplomazia europea Federica Mogherini.

I precedenti, il caso Khodorkovski. Non c'è dubbio che a Navalny sia stato concesso un trattamento migliore rispetto ad altri oppositori del governo: Mikhail Khodorkovski, l'ex magnate della compagnia petrolifera Yukos vicino all'opposizione anti-Putin, è stato in prigione dal 2003 al 2013 dopo essere stato condannato in due differenti processi per frode, riciclaggio e furto di petrolio. Nel dicembre 2013 Putin ha deciso di concedergli la grazia in cambio del suo impegno a non entrare in politica. Ma la condanna di Navalny arriva in un momento difficile per il leader del Cremlino, che negli ultimi mesi ha dovuto fronteggiare prima la crisi ucraina, poi le sanzioni di Usa e Ue e infine la crisi economica e il crollo del Rublo con conseguente impennata dei prezzi e probabile recessione per il prossimo anno. Il deteriorarsi della situazione economica rischia di indebolire la popolarità dell'inquilino del Cremlino, che non è disposto in questa fase a tollerare una sfida aperta alla sua leadership.