Esteri

Regno Unito, la crisi dell'agricoltura: i migranti non arrivano più e i britannici non vogliono lavorare nei campi

(ansa)
A causa del coronavirus e del blocco dei voli internazionali i lavoratori stagionali, soprattutto dalla Romania e dall’Est Europa, non ci sono. "Molte piantagioni marciranno"
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LONDRA - "Se pensate che i britannici si mettano a raccogliere frutti e ortaggi nei campi" al posto dei migranti stranieri, "potete stare freschi", ammette sconfortato al Daily Mail un anonimo titolare di un'azienda agricola dell'Est dell'Inghilterra. "Dei 50 britannici che si sono presentati per lavorare nei nostri campi a raccogliere asparagi negli ultimi giorni, ne sono rimasti solo 6-7, gli altri se ne sono già andati", continua l'imprenditore agricolo, "è un incubo totale. Il governo pensa che i britannici ora si mettano a fare questo tipo di lavoro. Si sbagliano, di grosso. Non funziona. Ed è così ovunque".

L'anonimo contadino ha così dovuto già ridurre la sua produzione di asparagi e al tabloid dice che "molte piantagioni andranno a marcire", non solo le sue. Questo perché i lavoratori stagionali europei a buon mercato, soprattutto dalla Romania e dall'Est Europa, stanno venendo a mancare causa coronavirus e blocco dei voli internazionali. Nel caso dell'imprenditore, la sua forza lavoro si è già dovuta ridurre di un centinaio di uomini e donne. La situazione è così disperata in alcuni casi che due settimane fa il governo britannico ha dovuto organizzare addirittura dei voli charter per far arrivare centinaia di operai della terra direttamente da Bucarest.

Ali Capper, una dei leader del sindacato nazionale degli agricoltori inglese (Nfu), spiega che "questi lavori sono duri, ripetitivi, e bisogna faticare in qualsiasi condizione meteorologica  Devi essere fisicamente pronto. C'è gente che si presenta dopo aver lavorato per decenni al computer e ora dovrebbe usare muscoli mai attivati prima...". Un altro imprenditore agricolo inglese, John Colegrave di Banbury, spiega che a lui è andata un po' meglio del collega anonimo ("i britannici, almeno quelli rimasti, stanno lavorando bene"), "ma certo questi non sono lavori per tutti".

La crisi del coronavirus e il conseguente minore afflusso di lavoratori stagionali dall'estero stanno facendo capire anche quanto il Regno Unito abbia bisogno di migranti, in questo caso dell'Est Europa, e quanto ne avrà bisogno soprattutto dopo l'uscita dall'Unione europea prevista il 31 dicembre prossimo. L'"autarchia occupazionale" dopo la Brexit, come nei mesi scorsi ha promesso il ministro dell'Interno Priti Patel citando i circa otto milioni di britannici economicamente inattivi, sembra un obiettivo molto arduo da raggiungere, oltre che un ideologico "wishful thinking".

Ogni anno sono 80 mila i lavoratori stagionali che vengono impiegati nei campi agricoli del Regno Unito, di cui la maggioranza arriva dall'Est Europa. Quest'anno il numero, causa Covid 19, dovrebbe ridursi a 70 mila. Sinora in 26 mila britannici hanno risposto alla chiamata "alle armi" per dare una mano nel raccolto dei campi ma molti di questi, come nei racconti giunti al "Daily Mail", abbandonano molto presto.