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Tre immagini dai film Disney 'Peter Pan', 'Gli Aristogatti' e 'Dumbo' 

Da Dumbo agli Aristogatti, un nuovo avviso su Disney+ segnala contenuti razzisti

La piattaforma estende l'avvertenza sulle schede di alcuni film del catalogo che contengono stereotipi di persone o culture "sbagliati allora e anche oggi". Tra gli altri anche classici come 'Fantasia', 'Peter Pan' e 'Il libro della giungla'

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"Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo riconoscerlo, imparare e andare avanti insieme per creare un domani che oggi possiamo solo sognare". Con questo proponimento Disney+ corre nuovamente ai ripari da accuse di razzismo e linguaggio inadeguato. La piattaforma dedicata al pubblico più giovane, sbarcata negli Usa un anno fa e in Italia lo scorso marzo, aveva già inserito nelle schede di alcuni classici dell'animazione un avviso per "rappresentazioni culturali superate", ma ora ha aggiornato ed esteso l'avvertenza in modo da coprire qualsiasi eventuale scorrettezza compiuta in passato. E così a introdurre classici dell'animazione come Gli Aristogatti, Lilli e il Vagabondo, Dumbo, Peter Pan e il Libro della giungla alla voce Dettagli c'è un riquadro su uno sfondo nero che avverte: "Questo programma include rappresentazioni negative e/o trattamenti errati nei confronti di persone o culture. Questi stereotipi erano sbagliati allora e lo sono oggi". Oltre che segnalare imprecisioni ed errori, Disney dichiara apertamente i suoi intenti: "Invece di rimuovere questo contenuto, vogliamo ammetterne l'impatto dannoso, trarne insegnamento e stimolare il dialogo per creare insieme un futuro più inclusivo".

La piattaforma Disney aveva già deciso di non eliminare dalle sue proposte i film "scorretti" (come invece aveva fatto la Hbo che a giugno aveva deciso di togliere dal catalogo Via col vento per i contenuti razzisti) e aveva inserito nelle schede di titoli come Le avventure di Peter Pan (1953), Lilli e il vagabondo (1955) e Gli Aristogatti (1970), la frase: "Questo programma è presentato così com'è stato concepito in origine. Potrebbe contenere rappresentazioni culturali ormai superate".

Ma in questi mesi Disney+ è andato oltre, ha approfondito la questione aprendo un sito, Disney.com/StoriesMatter, indicato negli avvisi e dedicato proprio agli stereotipi sbagliati presenti in alcuni classici, compresi Fantasia (1940) e Dumbo (1941), oltre a quelli già citati. "
Le storie modellano il modo in cui vediamo noi stessi e tutti quelli che ci circondano" si legge su Stories Matter. "Quindi, come narratori, abbiamo il potere e la responsabilità non solo di elevare e ispirare, ma anche di difendere consapevolmente, intenzionalmente e incessantemente lo spettro di voci e prospettive nel nostro mondo". La Disney non solo ammette e si scusa genericamente degli errori compiuti dagli autori negli anni passati, ma entra nel dettaglio con alcuni esempi di film spiegando le motivazioni.


Si comincia con Shun Gon, un gatto siamese che suona nella jazz band degli Aristogatti (1970): "Il gatto è raffigurato come una caricatura razzista dei popoli dell'Asia orientale con tratti stereotipati esagerati come occhi obliqui e denti da coniglio. Canta in un inglese poco accentato, doppiato da un attore bianco e suona il piano con le bacchette. Questa rappresentazione rafforza lo stereotipo dello straniero perenne". Prima di lui, già Si e Am, i due gatti siamesi presenti in Lilli e il Vagabondo (1955) erano raffigurati con stereotipi anti asiatici.


Tocca poi al numero musicale dei corvi in Dumbo (1941), doppiati nella versione italiana dal Quartetto Cetra: "Rendono omaggio agli spettacoli di menestrelli razzisti, dove artisti bianchi con facce annerite e abiti laceri imitavano e ridicolizzavano gli africani schiavi nelle piantagioni meridionali. Il leader del gruppo è Jim Crow, che condivide il nome con le leggi che imponevano la segregazione razziale negli Stati Uniti meridionali".


Quindi è la volta di Peter Pan, basato sull'opera teatrale di J. M. Barrie: "Il film ritrae i nativi in un modo stereotipato senza riflettere né la diversità dei popoli nativi né le loro autentiche tradizioni culturali. Parlano in una lingua incomprensibile e vengono ripetutamente definiti come "pellerossa", un termine offensivo". E ancora, "Peter e i ragazzi perduti ballano "indossando copricapi e altri elementi esagerati, una forma di derisione e appropriazione della cultura e delle immagini dei nativi".

Ce n'è anche per Il libro della giungla (1967), tratto dal romanzo di Rudyard Kipling, dove Re Luigi è rappresentato come un orango con scarse capacità linguistiche, canta in uno stile jazz Dixieland e viene mostrato come pigro. Il personaggio è stato criticato per essere una caricatura razzista degli afroamericani.

La casa fondata da Walt Disney sta ora procedendo ad analizzare l'intero catalogo segnalando con un avviso i contenuti che presentano scorrettezze nei confronti di persone o culture. E per stimolare un dialogo "sulla storia che ci riguarda tutti" ha riunito un gruppo di esperti esterni per valutare e segnalare raffigurazioni sbagliate e assicurare che i prodotti "rappresentino accuratamente il nostro pubblico globale". L'avvertenza sulle schede dei film si chiude con una dichiarazione d'intenti: "Disney si impegna a creare storie con temi ispiratori e ambiziosi che riflettano la ricca diversità dell'esperienza umana in tutto il mondo". Perché, si legge ancora in Stories Matter, "per essere sempre felici e contenti ci vuole impegno. Uno sforzo che stiamo facendo".