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TEATRO

Marco Vergani: "La morte? Meglio sorridere, fa paura come la vita"

L'attore porta in scena al Brancaccino di Roma e a gennaio a Milano "L'eredità dolcissima di Renato Cane" scritto da Valentina Diana, con la regia di Vinicio Marchioni

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"Renato Cane sta per morire. Ce lo dice subito. E ci fa ridere. Un uomo qualunque scopre di avere un tumore e la sua vita precipita. Entra in una assurda agenzia di pompe funebri dove promettono di vendere l’eternità. Poi un colpo di scena cambia tutto". Vinicio Marchioni firma la regia dello spettacolo L'eredità dolcissima di Renato Cane, scritto da Valentina Diana, che ha come protagonista Marco Vergani. Un monologo in cui l'attore interpreta tutti i personaggi, dal protagonista, rappresentante di psicofarmaci, che si trova davanti alla cruda realtà: gli restano pochi mesi di vita. Che fare? Parlare della morte è sempre un tabù ma questo testo affronta il tema con ironia e una vena surreale.

Lo spettacolo, che è stato rappresentato con successo anche a New York, alla Casa Zerilli Marimò della Nyu, approda al Brancaccino di Roma dal 26 al 29 ottobre e dal 16 al 21 gennaio al Teatro Elfo Puccini di Milano. "Il pubblico ha capito il testo di Valentina Diana che è leggero, poetico, ma tratta un tema centrale: la morte" spiega Vergani "Renato Cane cambia le proprie prospettive di vita quando gli viene diagnosticata la malattia che lo condanna. Tutte le cose che pensava fossero sicurezze diventano superficiali. Fa il rappresentante di psicofarmaci, la regia di Vinicio ha puntato molto su questo. Parliamo di morte e di vita, si ride, si riflette. La seconda parte del testo diventa surreale, Cane ha bisogno di comprarsi l’eternità".

Attore pluripremiato, Marchioni cura la regia: "Tutto parte dalla scrittura di Valentina Diana, si parla di morte ma il suo spunto di partenza è l'amore per la vita. In che modo si può vendere la morte, cosa di cui nessuno vuol sentir parlare? Come si fa a farne commercio? Vale davvero la pena di comprarsi l'eternità? Mi ha colpito il tono ironico, grottesco, con cui è scritto il monologo. Già dal nome del protagonista, Renato Cane, capiamo che ha un destino non facile".
 
Vinicio Marchioni 
 
Per Vergani, 42 anni, "il teatro è una sfida. Mi sono laureato in Lettere ma dalla fine delle superiori ho fatto tanta gavetta. Pratico yoga quotidianamente, mi fa stare coi piedi per terra" racconta l'attore "facendo questo mestiere rischi di circondarti solo di persone che fanno lo stesso lavoro, invece la scoperta dello yoga, avvenuta tanti anni fa, mi aiuta. E' il mio luogo segreto, dove respiro. Un provino non è andato bene? Relativizzo tutto".

Nel monologo Vergani interpreta tanti personaggi:  il figlio, il medico, il nano dell’agenzia di pompe funebri... "Gli spettatori  si affezionano ai personaggi", spiega l'attore "il teatro è bello per questo, perché nello spazio scenico c’è una sedia, due luci, ma il pubblico ci vede una storia completa".

"Vergani è un attore straordinario", dice Marchioni, "lo spettacolo ha molte influenze di Lynch quando entra in gioco il nano,  personaggio assurdo, il direttore dell’agenzia di pompe funebri a cui si rivolge il protagonista per organizzarsi il funerale. Il mio punto di vista è sempre quello di cercare lo spirito e il giusto tono nel racconto. Lo spettatore deve essere accompagnato in questo viaggio verso la fine con dolcezza, perché si parla di cancro, di malattia, di morte. È una storia assurda, grottesca, la sua. Muore da solo, come un cane appunto. Come tutti noi, per quanto duro da accettare, prima o poi. Allora tanto vale riderne e, grazie al teatro, riscoprire che tutti siamo potenziali Renato Cane, e magari uscire dopo un’ora un po' più felici e sollevati per la vita che ci è concessa".

Dopo aver portato in scena con La più lunga ora i versi di Dino Campana, Marchioni sarà regista e interprete di Zio Vanja dal 24 gennaio al Teatro della Pergola a Firenze, con Francesco Montanari e Milena Mancini.