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Treviso, false fatturazioni: Nardin in carcere

L’ex presidente del Treviso Calcio è entrato a Santa Bona per scontare una pena di un anno e otto mesi di reclusione

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TREVISO. L’imprenditore Tiziano Nardin, ex presidente del Treviso Calcio, è entrato ieri all’interno del carcere di Santa Bona per scontare una pena di un anno e otto mesi per false fatturazioni risalente al 2010. La notizia della condanna, passata in giudicato lo scorso 5 febbraio, era piombata nel pieno delle trattative per la gestione dello stadio Tenni tra lo stesso Nardin e il Comune. Poi la situazione era precipitata e l’imprenditore di Silea, che aveva promesso alla tifoseria investimenti, promozioni e gemellaggi perfino con il Real Madrid, ha dovuto passare la mano. E ieri per lui è stata certamente la giornata più difficile con l’ingresso in carcere.

«Sapevo del processo ma non della condanna, sono cose che seguono i miei legali», aveva spiegato Nardin rappresentato dall’avvocato Luigi Fadalti. L’episodio che l’ha fatto finire a Santa Bona risale a un controllo fatto dalla Guardia di Finanza «quando facevamo installazioni di impianti fotovoltaici per conto della Secur Control. Ci hanno fatto delle contestazioni e noi ci siamo opposti», aveva aggiunto. Ora però c'è una sentenza definitiva dopo una condanna in primo grado del 29 ottobre 2013, confermata in Corte d'appello il primo dicembre 2014 è ribadita dalla Cassazione, che ha respinto il ricorso, il 5 febbraio 2016. E adesso il carcere.

Proseguono dunque i guai per Nardin. Nel marzo scorso era anche arrivato lo sfratto esecutivo, per l’azienda. L’ufficiale giudiziario del tribunale di Treviso si era recato per l’ultimo sopralluogo al capannone di via Tiepolo 115 a Silea, assieme ai proprietari dell’immobile, i rappresentanti legali della Brandolin geom. Francesco snc di Treviso. E aveva formalizzato con il verbale di rito la riconsegna del capannone ai proprietari con tanto di sigilli. Da quanto è emerso, la società di Nardin era morosa, e non pagava l’affitto da oltre 3 anni, sin da fine 2013. L’aveva preso in affitto dalla società dell'impresario edile nell'autunno di quell'anno con la sua «Trade group», una delle società della sua galassia dedita al settore del fotovoltaico. Lì poi aveva posto la sede della sua Sun Trades, la società attiva nel settore dell'energia solare e dei pannelli.

A quanto è emerso, non sarebbero stati pochi i creditori che si erano presentati convinti di poter trovare Nardin per sollecitare i pagamenti dei diversi debiti da lui lasciati (fra i quali diversi alberghi e ristoranti, non solo di Treviso). Ma l'imprenditore, che con i suoi pannelli solari era stato anche sponsor del Cesena calcio, non si era fatto vedere. A sua volta, il credito vantato dai proprietari del capannone sull'insolvente società di Nardin era solo aumentato a dismisura nel corso del tempo, né da parte del presidente del Treviso Calcio, stando a quanto è emerso, era mai stata avanzata la minima disponibilità a regolarizzare al sua posizione, e a saldare nemmeno una parte dell'arretrato.

Per Tiziano Nardin è dunque l’ennesimo capitolo di un’autentica saga che ha visto protagonista l’ex presidente del Treviso calcio. Come se non bastasse il «tiraemolla» con il Comune per il pagamento degli affitti del Tenni, le contestazioni dei tifosi, la smobilitazione della squadra a metà stagione, proprio davanti al capannone di Silea Nardin era stato affrontato e picchiato da tre sconosciuti (ma lui ha sempre sostenuto che si trattava di altrettanti ultrà), riportando ferite al volto e al costato.

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