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10 gennaio 2018 - 09:08

Il metro di Giggino

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di Massimo Gramellini

La nuova metropolitana di Napoli è un luogo dell’anima sottoposto ai continui insulti del destino. L’ultimo è la scoperta, onestamente imprevedibile, che per raggiungere i binari un treno lungo 39 metri dovrà essere calato dentro un pozzo largo 27. Ci si immagina il sindaco Giggino De Magistris curvo sul quaderno di aritmetica con la calcolatrice accesa: «Problema: come fa un corpo solido di 39 metri a passare attraverso un buco di 27?». Un bambino lo risolverebbe in terza elementare: «Soluzione: prima di comprare il treno, accertati che passi dal buco». Ma i bambini la fanno semplice. La realtà è come la spesa pubblica, più complessa. Al momento sono allo studio due progetti. Progetto Lego: smontare i treni in superficie e rimontarli in basso. Costoso, macchinoso, apprezzatissimo dagli appassionati di bricolage. Progetto Nostalgia: calare nel pozzo i treni comprati ai tempi dei Mondiali (1990). Hanno i loro acciacchi, richiedono cure assidue e dispendiose, ma fanno tenerezza e soprattutto passano dal buco.

Purtroppo è appena sopraggiunta una nuova scoperta, ancora più imprevedibile della precedente: anche nel caso in cui si riuscissero a calare quei benedetti treni nelle viscere della città, mancherebbero poi un deposito per custodirli e il personale per farli funzionare. L’unica che per fortuna non manca mai è l’ironia dei napoletani. Indicando i lavori infiniti della metropolitana fantasma, uno di loro ha detto: «Non la stanno scavando. La stanno cercando».

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