Milano, 3 dicembre 2017 - 17:30

Pubblica amministrazione, licenziato chi commette molestie sessuali

Il provvedimento contenuto nella bozza del contratto per gli statali. Il licenziamento scatta se c’è un comportamento recidivo oppure se l’atto, il comportamento o la molestia siano particolarmente gravi

Una donna su cinque subisce molestie sessuali sul posto di lavoro (La Formica Argentina) Una donna su cinque subisce molestie sessuali sul posto di lavoro (La Formica Argentina)
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Via dalla Pubblica amministrazione chi «commette molestie a carattere sessuale». La bozza del contratto per gli statali, esplicita e rafforza le sanzioni da infliggere in casi di aggressione di carattere sessuale nei confronti di un collega o una collega: in prima battuta si incappa in una sospensione (fino a un massimo di 6 mesi). Ma se il comportamento si ripete, nell’arco del biennio, scatta il licenziamento. La «pena» massima è prevista se c’è «recidiva» di «atti o comportamenti o molestie a carattere sessuale» o «quando l’atto, il comportamento o la molestia rivestano carattere di particolare gravità».

1,2 milioni donne molestate sul lavoro

La misura assume un’importanza cruciale alla luce dei dati sulle molestie sul lavoro. L’ultima indagine Istat, che risale al 2008-2009, rivela che circa la metà delle donne tra i 14 e i 65 anni (10,5 milioni, il 51,8%) hanno subito nell’arco della loro vita ricatti sessuali sul lavoro o molestie in senso lato come pedinamento, esibizionismo, telefonate oscene, molestie verbali e fisiche. Il luogo di lavoro è - dopo il mezzo di trasporto pubblico e dopo la strada/il mercato il posto dove più frequentemente le donne subiscono molestie: avances pesanti, apprezzamenti, contatti non desiderati, inviti, trovano negli uffici spesso un habitat naturale. Sempre secondo i dati Istati, sono un milione 224 mila le donne che hanno subito molestie o ricatti sul posto di lavoro, pari all’8,5 per cento delle lavoratrici attuali o passate, incluse le donne in cerca di occupazione. Ma chissà quante vicende rimangono sommerse: secondo «Toglimi le mani di dosso», un libro inchiesta sulle molestie sul lavoro di Olga Ricci, «le avances e le pacche avvengono in assenza di testimoni» e quindi la paura di denunciare, e di essere messa alla berlina, spesso prevale sullo sdegno.

L’accordo anti-molestie

L’anno scorso odierna Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, hanno siglato un’intesa che recepisce l’Accordo Quadro sulle molestie e la violenza nei luoghi di lavoro raggiunto il 26 aprile del 2007 dalle rispettive rappresentanze a livello europeo Businesseurope, Ceep, Ueapme e Etuc. L’intesa riafferma che le molestie o la violenza nei luoghi di lavoro sono inaccettabili e vanno denunciate, sottolineando che le imprese e i lavoratori hanno il dovere di collaborare al mantenimento di un ambiente di lavoro in cui sia rispettata la dignità di ognuno e siano favorite le relazioni interpersonali. Secondo l’accordo, le parti sociali individueranno sul territorio «le strutture più adeguate al fine di assicurare un’assistenza, sia dal punto di vista psicologico che dal punto di vista legale, a coloro che siano stati vittime» di simili atti. Le singole imprese, inoltre, verranno invitate a firmare (all’interno della propria unità produttiva) un modello di dichiarazione riferito alla non tollerabilità di questi comportamenti. L’obiettivo è quello di aumentare la consapevolezza dei datori di lavoro, dei lavoratori e dei loro rappresentanti. Ma è evidente che la «minaccia» della sanzione può offrire un deterrente ben più importante.

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