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7 luglio 2017 - 00:26

Il vertice di Tallinn sui migranti: la Ue chiude i suoi porti, l’Italia isolata

di Dino Martirano inviato a Tallin


TALLINN (Estonia) Missione difficile ma non impossibile per l’Italia che al vertice informale dei ministri dell’Interno della Ue in corso a Tallin è riuscita, grazie anche all’impegno della Commissione europea e con l’aiuto di Francia e Italia, a imporre un ribaltamento dell’agenda sui temi dell’immigrazione. Al responsabile del Viminale, Marco Minniti, la presidenza estone ha concesso il podio per la relazione introduttiva che è servita per elencare gli interventi ad attuare in tempi strettissimi che l’emergenza sbarchi nel Mediterraneo centrale finisca per provocare il collasso dei porti italiani.

Le richieste italiane (accolte)

Roma, dopo aver avuto il via libera della commissione Ue presieduta da Claude Junker, ha chiesto e ottenuto dai partner europei più fondi per istallare in Libia un centro di coordinamento marittimo, il via libera per un codice di comportamento delle ONG che operano salvataggi in mare, implementazione del fondo di garanzia Ue-Africa, il coordinamento per il rilascio di visti per i Paesi che si impegnano a contrastare l’immigrazione clandestina e a sottoscrivere accordi di riammissione con l’Unione, incremento delle quote di ricollocamento nei Paesi Ue dei richiedenti asilo sbarcati in Italia. Tutto questo, ha detto Minniti, serve per non costringere l’Italia “ad assumere iniziative unilaterali” come la chiusura dei nostri porti per le navi (militari e civili) che operano il salvataggio in mare dei migranti.

L’Europa chiede i porti

“La questione dei porti non è all’ordine del giorno, se ne discuterà in altra sede”, ha chiarito Minniti riferendosi al vertice in sede Frontex (l’agenzia europea per il controllo delle frontiere) programmato per l’11 luglio a Varsavia: “Ci sono posizioni diversificate, se ne discuterà con molta franchezza”. Eppure anche al vertice informale dei ministri dell’interno di Tallinn non è decollata - almeno nelle dichiarazioni di molti partecipanti - la proposta italiana di “regionalizzare” l’approdo dei migranti tratti in salvo in mare nel Mediterraneo che, ora, vengono sbarcati all’85% nei porti della Penisola. Dopo il no di Francia e Spagna (esplicitato nel recente vertice di Parigi), è arrivato il rifiuto del Belgio, dell’Olanda, del Lussemburgo e della Germania: tutti contrari all’apertura di altri porti Ue per lo sbarco dei migranti.

Triton non cambia

Altra doccia fredda per l’Italia - poi ridimensionata - è arrivata dal commissario Ue per l’immigrazione, Dimitris Avramopoulos, che, sintetizzando la posizione prevalente di molti membri dell’Unione, ha escluso un cambiamento nel modulo di impiego della missione navale dell’Unione, Triton (Frontex), attualmente dispiegata nel Mediterraneo: “Il mandato della missione Triton è ben definito. Si tratta di migliorare quanto già concordato. Fanno già un lavoro molto buono”. Queste frasi pronunciate prima che il vertice iniziasse hanno creato non poco malumore nella delegazione italiana e infatti Avramopoulos è corso ai ripari: “L’obiettivo di Triton è chiaro ma occorre più lavoro all’interno dell’Ue e con i nostri vicini nordafricani per condivedere il peso (degli sbarchi) affinché l’Italia non sia lasciata sola”.

Le nuove regole per le Ong

All’ordine del giorno del vertice dei ministri del’Interno, c’era poi il corposo piano d’azione elaborato dalla commissione Ue, per sostenere l’Italia che invita i Paesi membri a recepire il codice di regolamentazione elaborato dalla nostra Guardia costiera per le Organizzazioni non governative (ONG) che svolgono attività umanitaria con le loro navi nel Mediterraneo. L’Italia propone alcuni importanti paletti per queste navi: divieto accesso alla acque territoriali libiche; divieto di spegnere i trasponder divieto di segnalazione notturna con luci e razzi; divieto di trasbordare i naufraghi sul altri natanti; obbligo di fornire l’elenco con i nomi dell’equipaggio; obbligo di rendere i noti i finanziamenti delle rispettive organizzazioni. Soltanto la Svezia ha mostrato un po’ di scetticismo mentre gli altri ministri dell’Interno (c’era anche il rappresentante del Regno Unito) hanno concordato con il mandato affidato all’Italia di redigere entro pochi giorni un conduce di comportamento per le ONG.

Più soldi alla Libia

Un altro capitolo sul quale l’Italia può sperare è lo stanziamento di nuovi fondi della Ue per la costituzione di un centro di coordinamento navale a Tripoli stiamo dalla commissione in 46 milioni di euro ai quali si aggiungerebbero altri 35 milioni destinati all’Italia. Ai Paesi membri poi verrebbe chiesto l’impegno di incrementare il Fondo fiduciario Italia Africa che ha una capienza di 2,6 miliardi ma che, fino ad ora, ha raccolto appena 89 milioni di euro.

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