Milano, 7 ottobre 2017 - 21:53

Berlusconi vola a festeggiare Putin: l’amicizia che resiste a governi e amori

Per il 65esimo compleanno il leader azzurro regala all’amico di Mosca (anche) un copripiumino

Vladimir Putin e Silvio Berlusconi a Porto Rotondo, agosto 2003 (Epa) Vladimir Putin e Silvio Berlusconi a Porto Rotondo, agosto 2003 (Epa)
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Sono cambiati governi, ruoli, assetti politici, collaboratori, amici, alleanze, cariche, nomi dei partiti. Perfino le rispettive compagne, in questi lunghissimi 16 anni, non sono più le stesse. Solo una cosa è rimasta uguale: la loro profonda quanto anomala relazione politica e assieme umana, che forse non ha eguali. Perché quello tra Vladimir Putin e Silvio Berlusconi, più che un rodato rapporto tra uomini di governo, è un sodalizio. Simbolicamente ben rappresentato da uno dei regali che il leader azzurro ieri a Sochi ha consegnato alla festa del 65esimo compleanno dell’amico, alla quale raramente è mancato: un copriletto con stampata l’immagine di loro due che si stringono la mano, un mix di pubblico e privatissimo, di formale ed intimo sul quale tanto si è scritto e tanto mistero resta.

Nemmeno WikiLeaks, nato per svelare l’indicibile, è riuscito a trovare alcuna prova su un’intesa basata non solo sulle relazioni politiche ed economiche soddisfacenti per le rispettive nazioni e leadership ma su presunti «affari» privati. Nelle centinaia di foto pubbliche, accuratamente selezionate dai rispettivi staff, emerge piuttosto il calore del rapporto tra due uomini dalle origini così diverse — un grande imprenditore l’uno, un alto funzionario del Kgb l’altro —, dagli atteggiamenti in gran parte opposti (tanto comunicativo e affettuoso l’uno quanto dalla gelida virilità ostentata l’altro), eppure così sodali nei momenti buoni come in quelli cattivi.

Da quei giorni drammatici del luglio del 2001, quando si conobbero in occasione del G8 di Genova, ad oggi che brindano all’eterno potere del leader russo e a un possibile ritorno in campo di quello italiano, Berlusconi e Putin non si sono lasciati mai. Durante la crisi ucraina che costò a Putin pesanti sanzioni per la sua Russia e l’esclusione dal G8, Berlusconi non solo si sgolò perché non si commettesse «l’errore tragico» di allontanare Mosca dall’Occidente dopo gli sforzi per ricostruire un rapporto post Guerra fredda, ma sfidò nel 2015 Kiev per accompagnare l’amico in Crimea, senza autorizzazione delle autorità ucraine (e bevendo con lui in una visita in una cantina locale una bottiglia del 1775 dal valore di oltre 150 mila dollari). E Putin più volte restituì il favore all’amico caduto in disgrazia dopo lo scandalo Ruby e poi la condanna per evasione fiscale: «Se fosse stato gay, nessuno lo avrebbe toccato con un dito. È sotto processo perché vive con le donne» disse nel 2013, prima di andarlo a trovare a Palazzo Grazioli, facendosi immortalare mentre giocava con Dudù, nel salotto di casa del leader detronizzato.

Nel mezzo, infinite sono state le visite reciproche, pubbliche e private. Addirittura otto dal luglio 2001 al febbraio 2003, periodo nel quale maturò il più importante successo politico internazionale di Berlusconi, il trattato di Pratica di Mare tra Nato e Russia, nel 2002, che lo vide prima organizzare e poi benedire la celebre stretta di mano tra Bush e Putin. «Silvio — così lo chiama sempre il leader russo — è una persona franca, brillante, avrà un grande posto nella storia italiana». E sicuramente una persona piacevole, se è vero che i due hanno condiviso spesso perfino le vacanze: a villa «La Certosa» nel 2002 furono le figlie di Putin ad essere ospitate, l’anno dopo arrivò invece lui stesso con la moglie per godersi fuochi d’artificio che, raccontò ridendo, per colpa di un errore di calcolo quasi colpirono gli ospiti.

Ma ancor più spesso è stato Berlusconi a far visita a Putin, regalando immagini che fanno ormai parte dell’iconografia non solo delle fiorenti relazioni politiche ed economiche tra Italia e Russia, ma di un nuovo stile di rapporti tra leadership. La più famosa, sicuramente quella delle due teste che si toccano teneramente nello sfogliare un libro, imbacuccate in enormi colbacchi per proteggersi dal gelo della foresta che circonda la dacia di Zavidovo dove per i -30 gradi perfino le guardie della sicurezza dovettero ridurre a 15 minuti i turni di sorveglianza per non rischiare l’assideramento.

E poi ci furono i sorrisi incrociati di Veronica e Ljudmila,entrambe oggi ex mogli, a Sochi nel 2005, e i saluti dalle barche in Sardegna o in Russia, e le cene con i rispettivi figli, e le agiografie (il film prodotto in patria sul leader russo e trasmesso con tutti gli onori su Rete4) e le sbandate osé (quando la D’Addario raccontò delle notti passate «nel lettone di Putin» a palazzo Grazioli), e gli onori internazionali e gli internazionali dileggi. Un rapporto che ha retto a tutto. Come di rado capita, come a volte nella storia capita.


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