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15 aprile 2016 - 10:41

Trivelle, Renzi: «È un referendum bufala. Astensione è legittima»

di Maria Teresa Meli

Matteo Renzi ci va giù pesante: per lui il referendum sulle trivelle «è una bufala». Non usa mezzi termini, il presidente del Consiglio. E scatena subito la reazione del bersaniano Roberto Speranza: «È inaccettabile che il premier faccia il capo del partito dell’astensionismo».

«Astenersi costituzionalmente legittimo»

Ma Renzi non arretra di un millimetro: «Come ha magistralmente spiegato Giorgio Napolitano in un’intervista a Repubblica, se il referendum prevede il quorum la posizione di chi si astiene è costituzionalmente legittima». E con l’ex Capo dello Stato, il presidente del Consiglio aveva parlato al telefono dall’Iran, il giorno dell’approvazione alla Camera della riforma costituzionale. Così, a pochi giorni dal voto, Matteo Renzi ha deciso di scendere nuovamente in campo per dire la sua su questo referendum, scatenando l’ira dei No-triv. E non lo ha fatto spinto dalla paura dei sondaggi riservati che continuano a giungere al Pd, perché quelli sono per lui rassicuranti.

«Non c’è nessuna trivella in discussione»

Del resto, basti pensare che l’obiettivo dei promotori del referendum è quello di raggiungere la quota del 40 per cento di partecipazione. Decisamente sotto il quorum. E anche quel traguardo, a uno come il segretario della Fiom Maurizio Landini, che pure sostiene quell’iniziativa, appare «difficile da raggiungere».

L’obiettivo realistico, quindi, non è quello di riuscire a superare il 50 per cento, ma di far vedere che c’è un ampio schieramento anti-Renzi nel Paese, nella speranza di dimostrare che la leadership del presidente del Consiglio non è forte come appare. E questa è una battaglia che accomuna personalità di spicco del Partito democratico, come Michele Emiliano, e i falchi del centrodestra, come Renato Brunetta, che dice esplicitamente: «Dobbiamo mandare a casa Renzi con questo referendum». Poi c‘è anche chi punta a un traguardo meno ambizioso e più a portata di mano. Come l’ex capogruppo Roberto Speranza che vorrebbe che si raggiungesse il quorum almeno nella sua Basilicata.

Il bersaglio di questa operazione più politica che referendaria non sembra però intimorito, piuttosto è preoccupato di spiegare bene quale sia la vera posta in gioco del voto di domenica e per questo ieri è tornato sull’argomento.

«Non c’è una sola trivella in discussione - precisa Renzi nella sua Enews - c’è solo la scelta se continuare a estrarre fino all’esaurimento dei giacimenti, senza sprecare ciò che stiamo già utilizzando, oppure fermarsi a metà della scadenza della concessione. A me sembra più saggio finire di estrarre ciò che già c’è, senza licenziare i lavoratori del settore e senza sprecare l’energia che abbiamo».

Ma è a un altra domenica alla quale ormai pensa il presidente del Consiglio, che ieri infatti ha preannunciato la costituzione, a breve, del Comitato nazionale del «si» alla riforma Boschi. «A me interessa solo il referendum costituzionale», sottolinea Renzi. È quella, secondo il premier, la vera partita tra lui e i suoi avversari.

«Ovviamente, la campagna elettorale di ottobre - scrive ancora Renzi nella Enews, preannunciando una Direzione ad hoc del Pd - avrà accenti molto duri, vista la posta in gioco e io non mancherò di utilizzare tutti gli argomenti più chiari e più efficaci per valorizzare quanto di buono ci sia nel testo della riforma». Come a dire a chi gli contesta l’attivismo astensionistico sulle trivelle: ancora non avete visto niente, aspettate la campagna referendaria di ottobre. Non per niente una delle frasi che il premier ama ripetere più spesso è questa: «Quando mi attaccano do il meglio di me».

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