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10 novembre 2017 - 17:08

Sicilia, il deputato Cateno De Luca assolto per il «sacco di Fiumedinisi»

di Felice Cavallaro

MESSINA - L’”impresentabile” eletto all’Assemblea siciliana e subito arrestato a Messina per evasione fiscale, Cateno De Luca, ha collezionato la sua quattordicesima assoluzione “perché il fatto non sussiste”. Con un verdetto che rivela un corto circuito giudiziario e rimodula il dibattito politico sulla non ambita qualifica. Un verdetto emesso nel pomeriggio di venerdì su una inchiesta scattata nel 2010. Esito che cancella la richiesta di 5 anni di carcere avanzata dal pubblico ministero per il cosiddetto sacco edilizio di Fiumedinisi. Il paesino a due passi da Messina dove era sindaco De Luca, l’istrionico “popolare” cresciuto nella vecchia Dc, per questa vicenda arrestato nel 2011.
Adesso acclamato alla pronuncia della sentenza in tribunale, a Messina, in un’aula zeppa di suoi elettori in festa. Ma il deputato che negli ultimi giorni, nonostante i “domiciliari”, ha continuato a difendersi via Facebook mobilitando il popolo dei social se ne è dovuto tornare a casa accompagnato dai carabinieri. Rientrato sotto scorta per la quindicesima tegola lanciatagli due giorni dopo l’elezione con riferimento ad altre accuse. Appunto, l’evasione fiscale. Un altro procedimento da cominciare meno di ventiquattro ore dopo l’assoluzione, sabato matttina, con il primo interrogatorio del gip.

Pronto al rientro in assemblea

Effetto di insidiosi incroci processuali che consentono all’imputato, liberatosi dalla pesante accusa del “sacco” e da altre 13 pendenze giudiziarie, di annunciare che, appena convocata la prima seduta, entrerà comunque all’Assemblea regionale. Cosa non affatto certa. Comprensibile l’euforia. Ma per varcare la soglia di Palazzo dei Normanni il gip o il tribunale del riesame dovrebbero infatti concedere la libertà provvisoria, come auspicano gli avvocati adesso soddisfatti dall’assoluzione per abuso di ufficio e falso, con prescrizione di una presunta e tentata concussione.

Il «fuoco amico» di Salvini

La vicenda riguarda fatti che gli vennero contestati nel 2010 per la costruzione di un albergo con centro benessere, di sedici villette e di un muro di contenimento del Fiumedinisi, il torrente che da il nome al paese. E per questo fu arrestato l’anno successivo, mentre scattavano incriminazioni anche per il fratello Tindaro e altre sedici persone fra le quali un ex sindaco della zona, Carmelo Satta, coinvolto e arrestato due giorni dopo le elezioni regionali, nel blitz su una evasione fiscale da 1 milione 750 mila euro.
Una “presunta” evasione si affrettano adesso sottolineare gli amici di De Luca, deciso al contrattacco. Con la speranza di varcare la soglia del parlamento siciliano, appena convocato, per dare una lezione ai suoi avversari. Come ha detto facendo pensare che si riferisse ai Cinque Stelle o ad altre formazioni. E invece, appena assolto, eccolo “scatenato”, come egli stesso gigioneggia giocando sul suo nome, contro Matteo Salvini, il leader della Lega: “Ora vado alla Regione anche contro Salvini che su di me ha dato dei giudizi falsi”. Ed è come se bruciasse più il cosiddetto “fuoco amico” interno al centrodestra che non le frecciate dell’opposizione.

La difesa di Carlo Taormina

Dal canto suo uno dei due difensori, l’avvocato Carlo Taormina, soddisfatto dal verdetto invita tutti a riflettere sul fatto che “il giudizio di impresentabilità non stava in piedi”, certo che De Luca uscirà a testa alta anche dalla vicenda per cui è stato incredibilmente arrestato subito dopo le elezioni per “una discutibile accusa di evasione”, legata a “interpretazioni dell’Agenzia delle entrate riviste e corrette a favore di De Luca della commissioni tributarie”. Una disputa tecnica che si intreccia con quella politicamente rovente.

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