Milano, 2 settembre 2017 - 23:05

Motorini nelle bici: nella ruota l’ultima frontiera, e i dubbi sui tablet «antitruffa»

Test choc: i controlli sul doping tecnologico servono a poco. Il Corriere della Sera, France 2 e Ard in possesso del prezioso strumento che analizza le onde magnetiche, ma...

La radiografia di una ruota a induzione magnetica, nel cerchio il «motorino»
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Nulla è impossibile al Fraunhofer Institute for Nondestructive Testing, tra i più importanti laboratori di analisi dei materiali d’Europa, nelle cui camere radiografiche i bolidi di F1 vengono inseriti (interi) a caccia di fessurazioni microscopiche dei telai. L’ingegner Bernd Valeske, vicedirettore, maneggia con attenzione uno strano tablet. È la «bacchetta magica» antifrode con cui l’Unione ciclistica internazionale (Uci) si difende dal più pericoloso attacco della storia alla credibilità delle due ruote: il doping tecnologico. Ai cronisti che chiedono di sapere come funziona, chi lo produce e a quali costi, la federazione risponde con «no comment» o scarne informazioni: «Se usato bene rileva ogni tipo di motore nascosto, con precisione prossima al 100%». Su 42.500 controlli effettuati in due anni, gli ispettori Uci non hanno trovato un solo caso «positivo»: i motorini nelle bici, insomma, non esistono nella realtà.

Ora, per mani sconosciute, il tablet è arrivato alle tv pubbliche France 2 e Ard e al Corriere della Serache l’hanno portato a testare in Germania. L’ingegner Valeske lo passa ai raggi X. Responso: è un iPad mini con applicato un magnete da frigorifero che fa da antenna trasmittente/ricevente, incrociando le onde magnetiche con quelle prodotte dall’eventuale motore e, così, localizzandolo. Il software è analogo ai teslametri da elettricista scaricabili (gratis o quasi) da iTunes. Analizzandolo si scopre lo sviluppatore: Endoscope-i, una startup di Birmingham. Esperti di magnetismo? No. Il solo prodotto finora sviluppato dagli inglesi è un supporto per iPhone che localizza il cerume nelle orecchie.

L’Uci cerca di vendere il tablet alle federazioni nazionali. «L’obiettivo primario — spiega ai possibili acquirenti, durante i seminari, Mark Barfield, manager tecnico — è essere presenti alle corse per dissuadere i possibili truffatori». Effetto psicologico.

Ma il tablet funziona? Il laboratorio tedesco l’ha testato su una bici con motorino di vecchia generazione, su un modello sofisticato «nella disponibilità di alcuni professionisti», recuperato (tra Italia e Ungheria) dai cronisti. E poi su un oggetto mitologico, per la prima volta in versione «operativa»: una ruota a induzione magnetica. Il professor Valeske ispeziona le bici sfiorandone lentamente il telaio a meno di 10 millimetri, come raccomandato dall’Uci. A metà del tubo piantone si arresta: «Il campo magnetico è massimo — spiega — il motorino deve essere qui». Il diagramma a barre sullo schermo raggiunge intensità 10 su 10. È davvero qui il cilindretto a batteria (40/200 watt) che trasforma un modesto dilettante in Chris Froome? Valke termina l’ispezione e, sorpresa, il tablet lancia un secondo allarme (10 su 10) in un altro punto dello stesso tubo. E poi un terzo vicino al pacco pignoni e un quarto nel tubo obliquo: tutti punti in cui, da manuale, un motorino potrebbe azionare i pedali. Quattro motori? La bici viene passata ai raggi X, procedura che l’Uci ha prima usato e poi abbandonato: il motore è nel terzo punto rilevato dal tablet. Gli altri allarmi? Campi magnetici naturali prodotti da elementi metallici. False positività a cascata, indicate all’Uci da un rapporto commissionato al laboratorio Usa Microbac. Che si fa in questi casi? Niente. «Avremmo subìto oltre 2.000 test — spiega il meccanico italiano di un team World Tour — e mai una volta che gli ispettori abbiano chiesto un ricontrollo o smontato una bici». Tempo medio di un test all’ultimo Tour, documentato da France Tv: 12 secondi. È la ruota a induzione magnetica, che costa oltre 20 mila euro? Tre ricercatori la passano e ripassano al tablet: il grafico non si scolla dallo zero. La ruota è «pulitissima», almeno per il tablet. I raggi X mostrano invece le placche a induzione e i cavi per la trasmissione di energia, perfettamente schermati dal carbonio. La ruota che trasforma la bici in una moto, per controlli Uci è un pezzo di fibra inerte.

Tra 15 giorni il ciclismo sceglierà il suo nuovo presidente mondiale. A sfidare quello uscente, l’inglese Cookson, che ha rifiutato di incontrare i cronisti sul tema dei controlli anti frode paventando azioni legali, ci sarà il francese Lappartient, che vuole una rivoluzione nei controlli. Test preventivi su tutto il materiale dei team, che verrà punzonato, e «raccolta & controllo» di telai e ruote che i corridori top ormai cambiano con frequenza ossessiva in gara. «Nessuna caccia alle streghe — spiega Lappartient — ma la convinzione che il sistema vada salvaguardato dalla più subdola forma di doping»

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