Mafie

Campania, favori ai Casalesi per appalti: 9 arresti. Indagato anche il presidente regionale del Pd Stefano Graziano

Perquisizioni nelle abitazioni del consigliere regionale, sospettato di aver fatto favori al clan di Casal di Principe. Dal 2013, prima di candidarsi, era consigliere a Palazzo Chigi per l’attuazione del programma per il governo Letta. Il politico dem si è autosospeso: "Totalmente estraneo"

Concorso esterno in associazione mafiosa. È questa l’ipotesi di reato per cui è indagato il presidente regionale del Pd e consigliere a Palazzo Santa Lucia Stefano Graziano, già consigliere del governo per l’attuazione del programma. L’inchiesta in questione è quella che oggi ha portato nell’operazione congiunta di Guardia di finanza e carabinieri: nove le persone arrestate perché accusate di favorire il clan dei Casalesi in alcuni appalti. Le forze dell’ordine hanno perquisito le abitazioni di proprietà di Graziano a Roma e Teverola (Caserta) e nell’ufficio che ha a disposizione come consigliere regionale nella sede del Consiglio, al Centro Direzionale di Napoli. L’ipotesi di reato che si formula nel decreto di perquisizione nei suoi confronti è, come detto, di concorso esterno in associazione camorristica.

Per gli inquirenti, l’esponente politico ha chiesto e ottenuto appoggi elettorali in riferimento alle ultime consultazioni per l’elezione del Consiglio regionale della Campania. Secondo tale ipotesi, Graziano si sarebbe posto “come punto di riferimento politico ed amministrativo” del clan Zagaria del quale è accusato di far parte Alessandro Zagaria, omonimo del boss, arrestato oggi. Lo spunto investigativo è stato offerto da una intercettazione di colloqui tra Alessandro Zagaria e Biagio Di Muro, l’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere, anch’egli arrestato oggi. Colloqui nel corso dei quali si faceva riferimento all’appoggio elettorale che occorreva garantire a Graziano. Quest’ultimo si sarebbe attivato – ma tale circostanza non è ritenuta illecita dagli inquirenti della Dda – per favorire il finanziamento dei lavori di consolidamento di Palazzo Teti, al centro dell’inchiesta.

Graziano: “Mi autosospendo. Totalmente estraneo”
Nell’esprimere la massima fiducia nell’operato della magistratura, con grande sofferenza, comunico la mia autosospensione dal Partito Democratico in attesa di chiarire, al di là di ogni anche generico sospetto, la mia posizione – scrive in una nota Graziano – Ho sempre agito, nel corso della mia carriera politica nel pieno rispetto dei principi di trasparenza e legalità, per me imprescindibili regole di vita. Pertanto ho conferito mandato al mio legale di attivarsi presso la Procura napoletana perché al più presto venga fissato un interrogatorio nel corso del quale potrò fornire ogni spiegazione sui fatti che l’Autorità giudiziaria riterrà di dover approfondire, confermando la mia totale estraneità a qualsiasi vicenda illecita”.

Guerini (Pd): “Si faccia chiarezza al più presto”. Di Battista (M5s): “Coda di paglia Renzi”
Il primo a intervenire in casa Pd è stato il vicesegretario Lorenzo Guerini: “Sulle notizie che arrivano da Caserta ci auguriamo che si faccia chiarezza al più presto, che si possano rapidamente chiudere le indagini e definire la posizione di chi è coinvolto. Nel frattempo, totale e incondizionata fiducia nel lavoro della magistratura”. Subito all’attacco le opposizioni. “Presidente Matteo Renzi”, ha commentato il deputato M5s Alessandro Di Battista, “indagato per camorra il presidente Pd in Campania. Camorra! Ora si spiega la sua coda di paglia dei giorni scorsi”. Subito dopo il segretario del Carroccio Matteo Salvini: “Mentre ascolto e incontro tanti imprenditori italo-americani con voglia di fare e onesti giovani in fuga dall’Italia, da Roma arrivano notizie di altri arresti e indagati a carico del partito al governo per reati gravissimi e collusione con la criminalità organizzata. Che tristezza…”. In serata è arrivato anche il commento del governatore regionale Vincenzo De Luca, del Pd: “Gli atti compiuti da parte di Stefano Graziano sono doverosi e apprezzabili, si è autosospeso, la magistratura ora vada avanti in tempi rapidi” ha detto l’ex sindaco di Salerno, che ha espresso “fiducia piena nell’iniziativa della magistratura. Vadano avanti le indagini – ha aggiunto – senza guardare in faccia a nessuno. Si concludano velocemente ricordando il principio che fino a sentenza definitiva chiunque è innocente”.

La carriera di Graziano: da Aversa fino a Palazzo Chigi
Stefano Graziano è stato parlamentare fino al 2013 e per il Partito democratico ha ricoperto anche incarichi governativi. E’ stato Enrico Letta, infatti, a nominarlo consigliere per l’attuazione del programma di governo alla presidenza del consiglio dei ministri nel settembre 2013. L’incarico, secondo quanto fatto sapere da Palazzo Chigi, non è stato riconfermato dal governo Renzi poiché la nomina aveva la durata di 12 mesi e non c’è stata nessuna proroga. Graziano, però, sul suo sito ha specificato che si è dimesso “per motivi etici all’atto dell’accettazione della candidatura in Consiglio Regionale, per non ricoprire un duplice ruolo”. Considerando che le elezioni regionali in Campania ci sono state nella primavera dell’anno scorso, è probabile che Graziano è rimasto a Palazzo Chigi anche nei primi mesi del 2015. Nel frattempo, nel 2014, è diventato presidente regionale del Partito democratico.

Arrestato l’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere
Nell’indagine della Dda di Napoli, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, è coinvolto anche l’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), Biagio Di Muro. L’appalto contestato è quello per i lavori di consolidamento di Palazzo Teti, immobile ubicato in via Roberto D’Angiò confiscato al padre dello stesso primo cittadino, Nicola Di Muro. Gli indagati rispondono a vario titolo dei reati di corruzione e turbativa d’asta con l’aggravante di aver agevolato il clan di Casalesi. La gara, che negli anni ha subito vari rallentamenti, secondo l’ipotesi accusatoria della Dda di Napoli, sarebbe stata vinta da un raggruppamento di imprese ritenuto vicino al clan guidato da Michele Zagaria. Già nel luglio 2015 l’ex sindaco, in carica fino a pochi mesi fa, fu oggetto di una perquisizione. Con l’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), carabinieri e finanzieri hanno arrestato anche il funzionario del Comune casertano, Roberto Di Tommaso, per il quale il gip di Napoli ha disposto i domiciliari. Figura chiave nell’inchiesta della Dda partenopea è, a giudizio degli investigatori, quella dell’altro indagato destinatario di ordinanza cautelare Alessandro Zagaria, imprenditore ritenuto l’anello di congiunzione tra l’amministrazione e il clan guidato dal boss – solo omonimo – Michele Zagaria.