Spaccia una rumena per moglie, così si fa "vendere" la casa

Notaio gabbato con falsa carta d’identità. Poi la consorte scopre tutto

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Perugia, 10 marzo 2016 - Succede anche questo nel bel mezzo delle bufere di separazione tra coniugi. Succede che lui, il marito, porti una lei, rumena (ora imputata), davanti a un notaio di Bastia Umbra con i falsi documenti della moglie per farsi vendere la casa. Insomma, ha spacciato l’altra per la legittima consorte ed è così diventato proprietario di un’abitazione di Foligno che, successivamente, con un altro atto notarile ha venduto a un terzo. ‘Peccato’ che, a un certo punto, la vera moglie ha scoperto tutto andando dal notaio e quindi dando il via alle indagini della Guardia di Finanza e a procedimenti in sede penale e civile.

Il marito ha intanto patteggiato la pena – si immagina tra l’ira dell’ex moglie – mentre sotto accusa è rimasta la rumena, che deve rispondere di falso e sostituzione di persona davanti al giudice per l’udienza preliminare Valerio D’Andria, pubblico ministero Paolo Abbritti. Ma andiamo con ordine. E’ il 17 settembre del 2007 quando i falsi coniugi, lui di Spello, lei sedicente moglie ventisettenne di origine rumena ma residente ad Assisi, si presentano dal notaio per una compravendita. Lei vende la sua particella di immobile per 25mila euro al marito, dichiarando di non essere ancora separati. Passano sei mesi e la vera moglie-proprietaria si presenta dal notaio con un avvocato, disconoscendo l’atto di compravendita e dichiarando che il giorno della stipula lei era incinta al quinto mese di gravidanza e che si era già separata legalmente dal marito.

Di lì l'esposto presentato dal notaio – difeso dall’avvocato Francesco Crisi, con il quale si è costituito parte civile per i danni morali e patrimoniali causati dall’inghippo – che dava luogo a due procedimenti. Il primo contro il marito per truffa e falso finito con un patteggiamento a otto mesi di reclusione. Il secondo contro la donna. Perché inizialmente il marito non volle tirare in ballo la giovane rumena, che rimase non identificata. Successivamente però la donna è finita sotto inchiesta con l’accusa – si legge nel capo di imputazione – di aver indotto in errore il notaio, spendendo il nome di un altra donna e intervenendo alla stipula della compravendita. Si torna in aula il prossimo 6 luglio, quando il giudice dovrà decidere sul rinvio a giudizio.

La vicenda è finita anche dinanzi al tribunale civile di Perugia in seguito alla querela di falso presentata dalla vera moglie per far dichiarare nullo l’atto notarile che, di fatto, gli ha tolto a sua insaputa la casa.