Il sociologo De Masi: “36 ore settimanali per azzerare la disoccupazione”

Protagonista del convegno M5s sul lavoro, è uno tra i più stimati accademici italiani. Ora i grillini si affidano a lui per disegnare le nuove politiche in tema di occupazione

Dalla pancia alla testa, dallo slogan alla ricerca scientifica. Il Movimento 5 stelle cambia registro, nella costruzione di quello che sarà il suo programma di governo, e lo fa puntando su un tema destinato ad essere centrale nel prossimo dibattito elettorale: il lavoro. Per farlo, Beppe Grillo e Davide Casaleggio si sono affidati al sociologo Domenico De Masi, tra i più stimati accademici italiani in materia di occupazione, a cui è stata commissionata una ricerca, dal titolo «Lavoro 2025», sul probabile futuro del mondo lavorativo in Italia. Ne è nato un rapporto di oltre 300 pagine che Luigi Di Maio ha descritto come «la prospettiva sulla quale il Movimento costruirà il proprio programma sul lavoro».

Qual è la direzione indicata?

«Mi lasci dire, innanzitutto, che sarà un’evoluzione assolutamente positiva, un nuovo Rinascimento. Le future tecnologie renderanno migliore la nostra vita. Allo stesso tempo, però, distruggeranno più posti di lavoro di quanti ne creeranno. Anche se non varrà per tutti i mestieri».

Chi si salverà?

«Saranno richiesti lavori in cui siano centrali empatia e creatività. In questa categoria, ad esempio, rientra il settore dell’informazione».

Grillo, a dire il vero, chiama i giornalisti «zombie» e predice per loro un futuro a breve termine.

«Sbaglia. È vero che i giornalisti che svolgono un lavoro quasi compilatorio verranno sostituiti dai computer, ma quelli più bravi e creativi non devono certo preoccuparsi».

Se la disoccupazione aumenterà, però, dov’è il lato positivo di questa evoluzione?

«Ci sarà molto più tempo libero. Il problema diventerà la qualità con cui sfruttare questo tempo concesso. E qui entrano in gioco la formazione e la cultura».

La situazione dell’istruzione italiana. Siamo ultimi in Europa per percentuale di laureati...

«È pessima. Senza considerare che uno studente, in termini statistici, non viene conteggiato tra chi cerca lavoro. Basterebbe questo per dare un colpo importante ai numeri impressionanti della disoccupazione giovanile».

Nelle ultime settimane il Movimento ha invitato molti esperti a formulare proposte per il proprio programma politico, da mettere in votazione sul blog di Grillo. Vale anche per lei?

«Sì, me l’hanno chiesto e ho rifiutato. Una mia idea per combattere la disoccupazione, però, con i cinque stelle l’ho voluta condividere».

Quale?

«Se chi lavora 40 ore settimanali riducesse il proprio orario a 36 ore, la disoccupazione si azzererebbe. Il punto, quindi è riuscire a convincere un occupato a cedere le sue ore a un disoccupato».

Questo lo sostiene da tempo anche Grillo, ma come si fa?

«Lo spiego nel mio prossimo libro “Lavorare gratis, lavorare tutti”. Serve una piattaforma online alla quale i disoccupati possano iscriversi per mettere a disposizione le proprie competenze, dall’idraulico al designer, gratuitamente. Se su 3 milioni di disoccupati 1 milione lavorasse gratuitamente, si spaccherebbe il mercato, costringendo chi lavora di più a lavorare di meno».

E perché un disoccupato dovrebbero lavorare gratis?

«Per fare la rivoluzione. E poi, il vero dramma del disoccupato è non fare nulla tutto il giorno. Se iniziassero tutti a lavorare gratuitamente, nel giro di poco tempo troverebbero un lavoro pagato».

Il Movimento 5 stelle propone il reddito di cittadinanza. È compatibile con la sua proposta?

«Di più, ne è la base. Poi serve una piattaforma online e i cinque stelle ce l’hanno, si chiama Rousseau. Io ho proposto di devolvere a loro i proventi del mio libro e di cedergli il copyright della ricerca. Mi sono sembrati entusiasti. Si vedrà».

L’iniziativa dei cinque stelle è stata apprezzata anche dal Partito democratico. È un cambio di passo del Movimento nei confronti del mondo accademico?

«È un segnale incoraggiante. Grillo dovrebbe allargare questo metodo di programmazione anche ad altre discipline, dalla sanità alla scuola. Ne gioverebbero tutti».

Fino ad oggi il Movimento di Grillo è stato accusato di essere populista, fuori dagli schemi di centrodestra e centrosinistra. Una condizione che si ripete anche sul tema del lavoro?

«Aspettavo con ansia di comprendere in che direzione andasse il programma del Movimento, ma sinceramente non l’ho capito. Questa ricerca ha un’impronta neo-keynesiana, orientata verso un’area di centrosinistra, per intenderci. Vedremo come tradurranno questa ricerca in proposte concrete».