L’hotel per i torinesi: camere con vista arte per sentirsi turisti

Al Boston stanze in stile Diabolik e quadri di Picasso. Il proprietario è un collezionista

Nella stanza 116, ti addormenti con un alligatore fatto con assi e regine di cuori delle carte da gioco, appeso al soffitto. E’ l’opera dell’artista Nicola Bolla, che trasmette un senso di leggerezza, che come direbbe Calvino è la capacità di planare sulle cose dall’alto, senza avere macigni sul cuore. La 110 è dedicata a Diabolik: l’armadio è una cassaforte, i lampadari sono torce, il pavimento è una composizione di fumetti del re dei ladri. Mentre lo sguardo di Eva Kant e dell’amato, dipinti sulle pareti, sono una curiosa immagine da trovarsi davanti agli occhi pochi secondi dopo la sveglia. Il Boston Hotel di via Massena 70 è un «art hotel». Ma non è solo un contenitore in cui il proprietario, Roberto Franci, ha collezionato quasi 200 opere in tutta la vita. Qui l’arte è alla base della filosofia che anima gli spazi: «L’arte è un’esperienza estetica e concettuale per gli ospiti, che li può portare a riflettere su se stessi e sul mondo, condizionando inevitabilmente i loro sogni nelle stanze», dice il gestore Umberto Del Noce.

Nelle 80 camere, all’ordinarietà del dormire si aggiunge qualcosa di straordinario: le sigarette trovate nello studio di Picasso insieme alle sue tempere originali, che oggi sono racchiuse nella suite 509. Oppure il casco e la tuta di Ayrton Senna, accanto ai modellini di auto che il pilota collezionava in casa sua, che adesso arredano la 510. Passeggiare per il Boston Hotel crea suggestioni continue: i tavoli della sala conferenze sono opere di Flavio Piras, e nel bar spuntano tronchi di sughero che danno la sensazione che il giardino prosegua anche all’interno. Il cortile è ispirato all’arte povera, ed ecco che tra le luci colorate a forma di goccia e una magnolia alta 7 metri, si trovano installazioni come il «lampadario» di vetro e bronzo di Antonio Trotta, che è una rete dei pescatori che raccoglie decine di cristalli d’acqua.

L’edificio, inaugurato nel 1972, ha una camera progettata da Marco Gastini con un letto sospeso sotto un cielo stellato, che è la metafora di una nuvola, mentre quest’estate sarà inaugurata la prima stanza virtuale: sui muri verranno proiettate le immagini di paesaggi sottomarini, montagne himalayane e piramidi egizie. L’albergo, che è ricco di appuntamenti culturali, dalle mostre al «Festival della poesia» - sottotitolo: «I versi al tempo di Twitter» -, che sarà ospitato qui l’8 e il 9 aprile, vuole anche essere l’hotel in cui i torinesi possono trascorrere una notte guardando la città con occhi nuovi, sentendosi turisti a Torino. In quest’ottica è nato un bando, dal titolo «Camera in cerca d’autore», che sarà pubblicato sul sito del «Boston» tra qualche giorno, aperto agli abitanti di Torino e provincia: fino al 31 maggio ognuno potrà disegnare la stanza d’albergo dei propri sogni, quella in cui vorrebbe addormentarsi se potesse lasciar fluire senza limiti la propria immaginazione. Il progetto più bello quest’estate prenderà forma in una delle suite, con pernottamenti omaggio e altri vantaggi per il vincitore, a cui sarà intitolata la camera.