Strage a Las Vegas, 59 morti e 527 feriti durante un Festival. Il killer si è suicidato

La polizia: no terrorismo, è un lupo solitario ma arriva la rivendicazione dell’Isis. I colpi esplosi dal Mandalay Bay Hotel. Il fratello: “Ha perso la testa”

Un concerto di musica country trasformato in un tiro a segno sulla folla, ed è strage. Orrore a Las Vegas al Route 91 Harvest Festival: almeno 59 morti e 527 feriti, tra cui anche poliziotti, il drammatico bilancio sale di ora in ora, come riferisce lo sceriffo, della sparatoria avvenuta nei pressi del Mandalay Bay Casino, uno dei primissimi alberghi che dà il via alla Strip, la celeberrima via dei Casino, sempre gremita di turisti. L’attentatore è Stephen Paddock, un americano di 64 anni, che ha sparato sulla folla dalle finestre del 32esimo piano del Mandala Bay Hotel, dove si era registrato giovedì scorso. E dove si è tolto la vita prima che la polizia lo arrestasse.

Polizia: “E’ un lupo solitario”. Ma arriva la rivendicazione dell’Isis

La polizia ha riferito che non si è trattato di un atto di terrorismo e l’aggressore, Stephen Paddock (il più anziano attentatore nella storia degli Usa) sarebbe un “lupo solitario”, residente in Nevada. Ma è arrivata la rivendicazione dell’Isis. Il killer, si sarebbe convertito all’Islam mesi fa, secondo quanto riportato dai media americani che hanno citato fonti investigative. Notizia letta anche su un secondo comunicato dell’Isis, trasmesso da Amaq, l’agenzia dello Stato islamico, citata dal Site. Immediata la replica dell’amministrazione statunitense che ha ribadito: «Non c’è alcun segnale che indichi un legame del killer di Las Vegas con gruppi del terrorismo internazionale». Concetto ribadito anche dall’Fbi in una conferenza stampa.

Trump: “Un giorno di choc e dolore per l’America”

Il presidente Usa parlando alla nazione dopo la strage di Las Vegas non ha fatto riferimenti all’Isis. «Cari americani, oggi è un giorno di choc e dolore per il nostro Paese» ha detto Donald Trump, aggiungendo che mercoledì visiterà i parenti delle vittime a Las Vegas. Trump ha definito quanto accaduto «un atto di pura malvagità»; ha lanciato un appello per «l’unità e la pace nel Paese» e ha definito «miracolosa» la reazione della Polizia al massacro, che ha salvato vite. E ha ordinato le bandiere a mezz’asta.

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Il killer aveva con sè sedici armi da fuoco

Paddock aveva con sè sedici armi da fuoco, tutti acquistati legalmente, due delle quali sistemate su treppiedi alla finestra, e si è tolto la vita prima dell’irruzione degli agenti nella stanza d’albergo da dove ha sparato. Nella sua automobile è stato trovato del nitrato di ammonio, un composto chimico utilizzato anche per produrre alcuni esplosivi. L’aggressore, nato il 9 aprile del 1953, viveva a Mesquite dal giugno 2016. In precedenza, dal 2011 al 2016, aveva vissuto a Reno, sempre in Nevada, mentre dal 2013 al 2015 a Melbourne in Florida.

L’aggressore non aveva precedenti

«Non abbiamo molto su di lui» ha detto Quinn Averett, portavoce del dipartimento di polizia di Mesquite. Nel database della polizia infatti non risulta alcun precedente, a parte alcune violazioni stradali minori e una causa intentata ad un casinò nel 2014. Mesquite, ha detto ancora il portavoce, è una tranquilla cittadina di 20mila abitanti, «una comunità di pensionati e golfisti», con tre casinò, e dove si registra in media un omicidio all’anno. Non aveva alcuna affiliazione politica o religiosa e «non c’era alcuna indicazione che potesse fare una cosa del genere».

Il fratello del killer: “Deve aver perso la testa”

«Non abbiamo idea di come sia successo. È come se un asteroide si fosse abbattuto sulla nostra famiglia. Era uno normale. Qualcosa deve essere successo, deve aver perso la testa, siamo scioccati» ha detto ai media americani Eric Paddock, il fratello di Stephen Paddock, autore della strage di Las Vegas. I due non si sentivano spesso. Agli investigatori ha riferito di aver parlato per l’ultima volta con il fratello quando questo aveva chiesto come stesse la madre dopo il passaggio dell’uragano Irma.

Rintracciata la compagna del killer

La Polizia ha rintracciato anche la donna che viveva con l’assalitore. È Mary Lou Danley, 62 anni, una cittadina australiana di origini asiatiche, e ha riferito che «non è più ricercata come persona di interesse. “Siamo entrati in contatto con lei e non crediamo sia coinvolta», ha reso noto in un comunicato la polizia. «L’abbiamo localizzata al di fuori del Paese. Non era con lui, abbiamo scoperto. Lui ha usato un suo documento per registrarsi».

Gli spari durante il concerto

I colpi, un centinaio, sono stati sparati durante un Festival di tre giorni di musica country, il Route 91 Harvest. Ad assistere c’erano decine di migliaia di persone. I proiettili sono arrivati dalle finestre del 32esimo piano Mandala Bay Hotel, mentre la gente si stendeva a terra. È accaduto domenica notte alle 22,30 ora locale, quando in Italia erano le 5,30 del mattino. La zona è stata subito circondata dalla polizia di Las Vegas, che ha chiuso parte della Strip, la strada del sogno americano, tra luci, colori e spettacoli continui e bloccato anche traffico aereo all’aeroporto McCarran della città del Nevada, che sorge poco distante dalla zona dei casinò.

Le testimonianze

«Abbiamo sentito decine di colpi di armi automatiche»: ha riferito uno dei testimoni. Nei video pubblicati online si sentono quelle che sembrano raffiche di mitra. «Quello che è successo stanotte è più che orribile - ha scritto su Instagram Jason Aldean, la star della musica country che si stava esibendo -. Ancora non so cosa dire ma voglio che tutti sappiano che io e la mia band siamo al sicuro. I miei pensieri e le mie preghiere vanno a tutti quelli che sono rimasti coinvolti. Mi fa male al cuore che questo sia accaduto a qualcuno che era venuto a trascorrere quella avrebbe dovuto essere una serata di divertimento».

La Farnesina al lavoro per escludere presenza di italiani

L’Unità di Crisi della Farnesina è al lavoro «fin dal primo momento» per seguire i fatti di Las Vegas e «verificare -fa sapere una nota del ministero degli Esteri- l’eventuale coinvolgimento di connazionali. Al momento le verifiche sono in corso, in stretto raccordo con il Consolato Generale di Los Angeles».

Le reazioni

«Non ci sono specifiche minacce credibili» a eventi pubblici negli Stati Uniti dopo la sparatoria di Las Vegas. Lo afferma il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale.

«Un atto di violenza tragico e atroce»: un «atto di codardia», per il governatore del Nevada, Brian Sandoval. Una «sparatoria terribile. Le mie più calde condoglianze alle famiglie delle vittime», twitta il presidente Donald Trump. Il Papa in un telegramma si dice «Profondamente rattristato» per «questa tragedia insensata». A monsignor Joseph Anthony Pepe, vescovo di Las Vegas, Francesco dà «la sua vicinanza spirituale», «apprezza gli sforzi della polizia e degli operatori del soccorso», offrendo «preghiere ai feriti e alle vittime».

Su Twitter, la sindaca di Las Vegas, Carolyn Goodman, invita a pregare e ringrazia chi è impegnato nei primi interventi.