Stella: “Allo studio l’ipotesi di ordinare preti degli anziani sposati”

Il cardinale Prefetto del Clero, intervistato nel libro “Tutti gli uomini di Francesco” parla di questa ipotesi per l’Amazzonia e alcune isole del Pacifico: «Si recupererebbe una struttura già esistente nella Chiesa delle origini. Non è in discussione il celibato»

È un’ipotesi da «valutare con attenzione senza chiusure né rigidità», quella di ordinare preti degli anziani sposati, i cosiddetti “viri probati”. Lo afferma il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione del clero, nell’intervista che compare nel libro “Tutti gli uomini di Francesco” (edizioni San Paolo), un volume del vaticanista di Tgcom24 Fabio Marchese Ragona, dedicato ai porporati creati da Bergoglio.

 

«Anche i preti potranno sposarsi, ma soltanto a una certa età…» cantava Lucio Dalla nella famosa canzone “L’anno che verrà”. Quello del possibile matrimonio dei preti, presentato come una possibilità per arginare il calo di vocazioni, è un tema da tempo nell’agenda di alcuni movimenti progressisti ma non è mai stato realmente preso in considerazione dalla Chiesa: tutti gli ultimi Pontefici hanno infatti ribadito l’importanza del celibato per i sacerdoti. Celibato che non è mai stato un dogma, ma viene considerato un dono prezioso da conservare.

 

La possibilità di ordinare preti degli uomini sposati di età matura, i cosiddetti “viri probati” rappresenta in effetti un’ipotesi diversa: non si tratterebbe infatti di permettere ai preti di sposarsi se lo vogliono (celibato opzionale), né di ordinare preti dei giovani che prima di arrivare al sacerdozio abbiano preso moglie, come avviene nelle Chiese ortodosse e come già accade nelle Chiese cattoliche di rito orientale. Si tratta invece di rispondere a delle emergenze in determinate zone di missione, affidando la guida delle comunità spesso irraggiungibili dal prete a uomini anziani sposati di provata fede ordinandoli preti perché possano celebrare i sacramenti.

 

Papa Francesco in un’intervista aveva affermato: «Dobbiamo riflettere se i “viri probati” siano una possibilità». Nel libro Marchese Ragona chiede al cardinale Stella se si sta cercando di percorrere questa strada. «Si tratta di un tema che, spesso, torna alla ribalta – risponde il “ministro” vaticano del clero - Il rischio è che vi siano letture strumentali e ideologiche. Da quell’intervista, tuttavia, emerge l’intuizione del Pontefice, che esorta la Chiesa a “riconoscere il momento giusto nel quale lo Spirito suggerisce qualcosa”. Cioè, non si tratta di essere a favore o contro qualcosa, ma piuttosto di valutare con attenzione le diverse possibilità, senza chiusure né rigidità. Rispetto alla crisi delle vocazioni, in alcune aree del mondo – si pensi ad esempio all’Amazzonia o alle sperdute Isole del Pacifico, ma non solo – c’è un’acuta sofferenza per una vera e propria “emergenza sacramentale” che i pochi sacerdoti presenti non riescono a soddisfare; si tratta di chiedersi come rispondere a questa urgenza, prendendo in considerazione – almeno per alcune comunità più isolate – la possibilità di affidare l’evangelizzazione e la celebrazione dei sacramenti a dei

viri probati».

 

Da notare come Stella parli di “emergenza sacramentale”: l’eventuale scelta in favore dell’ordinazione dei viri probati – ancora soltanto un’ipotesi da verificare, se ne parlerà probabilmente al Sinodo sull’Amazzonia – sarebbe motivata dalla legge suprema per la Chiesa, quella legge che dovrebbe sottostare ad ogni riforma: il bene delle anime. Cioè il bene di quelle persone e comunità che per varie motivazioni non riescono ad essere raggiunte dai sacerdoti se non qualche volta l’anno.

 

«Dallo studio della questione – osserva il cardinale Stella nell’intervista - emergono interessanti prospettive, di cui potrebbe essere valutata l’effettiva portata, come ad esempio la possibilità di ordinare in qualche comunità alcuni “anziani”, secondo la proposta che il vescovo emerito di Aliwal, in Sudafrica, monsignor Lobinger, fece già qualche anno fa; qui, l’accento non è sui singoli viri probati che vengono ordinati, ma sulla maturità e responsabilità della comunità cristiana, dalla quale potrebbero emergere alcuni “anziani” che, una volta ricevuta l’ordinazione, si occuperebbero di garantire la celebrazione eucaristica, il sacramento della riconciliazione e quello dell’unzione degli infermi». 

 

«Ricevendo l’ordine sacro – continua il cardinale Prefetto del clero - questi “anziani” si dedicherebbero all’esercizio del munus sanctificandi, dal momento che tra i compiti del sacerdote – come ricordava in un’udienza Benedetto XVI – c’è quello di “santificare gli uomini, soprattutto mediante i sacramenti e il culto della Chiesa”, facendosi ministri della santificazione che Cristo ci comunica, “dispensatori dei suoi misteri, ‘ponti’ dell’incontro con Lui, della sua mediazione tra Dio e gli uomini e tra gli uomini e Dio” (Benedetto XVI, Udienza generale, 5 maggio 2010). L’idea fondamentale, secondo l’assioma di Henri de Lubac più volte sviluppato nel magistero di Giovanni Paolo II, è che “l’eucaristia fa la Chiesa e la Chiesa fa l’eucaristia”. Ciò significa ricordare la “verità essenziale, non soltanto dottrinale ma anche esistenziale, che l’eucaristia costruisce la Chiesa, e la costruisce come autentica comunità del Popolo di Dio, come assemblea dei fedeli” (Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis, n. 20) e, di conseguenza, la Chiesa, attraverso la celebrazione sacramentale, fa sì che il mistero eucaristico si riattualizzi nel tempo e nello spazio». 

 

«Perciò – spiega Stella, fornendo le ragioni dell’eventuale scelta di ordinare preti uomini anziani sposati - se “la Chiesa vive dell’eucaristia” e l’eucaristia “è il nucleo del mistero della Chiesa” (Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n. 1), allora a ogni comunità cristiana, anche in situazioni complesse e in contesti culturali ed ecclesiali difficili, dovrebbe essere garantito questo alimento spirituale. In tal senso, ove ne emergesse l’urgenza, si potrà pensare all’ordinazione di “anziani” che, continuando a conservare la famiglia e il lavoro e ricevendo una formazione contestualizzata all’ambiente, potrebbero offrire un servizio a tempo parziale nella stessa comunità da cui provengono, per garantire la pastorale sacramentale e, in particolare, la presidenza della celebrazione eucaristica».

 

Il porporato ricorda che l’ipotesi dei viri probati rappresenterebbe un ritorno agli inizi del cristianesimo: «Si ricupererebbe quella struttura già esistente nella Chiesa delle origini, che distingueva i ministri ordinati celibi (come Paolo e altri fondatori di comunità) dai responsabili di comunità, come gli “anziani” di Corinto. I primi, con formazione più specifica e impegno a tempo pieno nel ministero, sarebbero più itineranti; i secondi, invece, nati all’interno delle stesse comunità, sarebbero più stanziali, secondo i bisogni e le necessità sacramentali della collettività. In sostanza, ogni comunità appartata e spesso quasi irraggiungibile potrebbe esprimere i propri “anziani” per la presidenza dell’eucaristia, mentre i ministri ordinati celibi, essendo itineranti, si occuperebbero dell’animazione e formazione di queste comunità, nonché degli “anziani” stessi che le presiedono in modo stabile».

 

Infine il cardinale Stella nell’intervista con Marchese Ragona precisa che l’eventuale ordinazione di viri probati in alcune zone del mondo non andrebbe a intaccare la figura del sacerdote celibe così come si è consolidata nella storia lungo i secoli. «Si tratta soltanto – spiega - di ipotesi da approfondire e di suggestioni che dovrebbero essere verificate attraverso uno studio attento e un ampio discernimento ecclesiale. Una proposta del genere, tuttavia, non sostituirebbe la tipologia di prete attuale né porrebbe in alcun modo l’accento sul celibato opzionale. Invece, andrebbe a completare questa figura, affiancandole quella dei membri della comunità, scelti per età matura e vita esemplare, che potrebbero offrire un prezioso servizio, presiedendo l’eucaristia e garantendo la confessione e l’unzione degli infermi. Sul tema, il cammino e la discussione sono appena iniziati».

Fabio Marchese Ragona, “Tutti gli uomini di Francesco”, Edizioni San Paolo (2018), pp. 384, euro 18.