Bimbe che contano (poco)
La lezione di Lisa Simpson
Nell’episodio «Le ragazze vogliono solo sommare», Lisa Simpson chiede al preside Skinner: «Non è sbagliato non poter ricevere un’istruzione matematica perché sono donna?». Tornata a casa la piccola Lisa rivolge la stessa domanda alla madre Marge che ricorda i bei tempi in cui da ragazza si applicava allo studio degli integrali. «Poi è arrivato Homer e non sono stata più in grado di fare calcoli. Ma questo a te non succederà», racconta la mamma alla figlia. Lisa, in realtà, non ha bisogno di molti consigli. E’ sempre stata una ragazzina sveglia. Femminista, liberale, ambientalista, illuminata. Da quando è nata a Springfield, 25 anni fa, ne ha fatta di strada. Così tanto che oggi Newsweek la celebra come la paladina dell’istruzione e della scienza al femminile. «Lisa è un grande modello soprattutto perché alla prima occhiata non lo sembra», ha spiegato Suw Charman-Anderson, creatrice dell’Ada Lovelace Day che ha l’obiettivo di promuovere le materie Stem (Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) tra le donne.
Lisa insomma è una di noi, perché è solo una delle tante ragazzine di oggi che, pur avendo interesse per le scienze, si sentono rispondere «piccola, lascia stare quella è roba da maschi». Le ragazzine però sono toste e non ci stanno.
Perché sanno bene che mentre il tasso di donne che si iscrivono a corsi di studio scientifici cresce a ritmo esorbitante (negli Usa è al 57,1 per cento) il loro ingresso nel mercato del lavoro rimane del tutto incoerente con la loro formazione. E non a caso i diversity report dei colossi del tech, aziende, che allo stato attuale forniscono stipendi e tassi di crescita migliori, parlano ancora di un rapporto uomini-donne di 1 a 7. Numeri che scendono ancora di più se si parla di ruoli tecnici. Così, mentre i Simpson festeggiano il loro 25esimo anniversario con tanto di parate e maratone televisive (e con un libro, La Formula segreta dei Simpson, che svela come tra gli sceneggiatori ci siano lauree e dottorati in matematica, fisica, scienze), negli Usa si discute se a fianco di Maryam Mirzakhani (iraniana e prima donna a vincere il “Nobel” per la matematica) e Ada Lovelace (la prima programmatrice della storia) non sia necessario trovare altre icone che possano convincere le ragazze a vedere nella matematica una delle leve per scardinare la disparità di genere e per ottenere il tanto agognato riconoscimento. Il rischio però è di diventare delle nerd con gli occhiali dalle lenti spesse, come se dedicarsi alle scienze voglia dire per forza rinnegare la propria femminilità e creatività. Per studiare matematica Lisa è costretta a travestirsi da uomo, deve fare a botte per entrare a far parte del gruppo rinnegando quello che in cui crede. Un po’ come la matematica francese Marie-Sophie Germain che a cavallo tra Settecento e Ottocento si trovò a dover lavorare sotto lo pseudonimo maschile di Antoine-August Le Blanc per non essere esclusa dagli ambienti accademici.
Per aggirare il problema però basta andare all’origine. Secondo Chiara Burberi, un passato da manager e oggi a capo di Redooc, piattaforma che promuove lo studio delle materie Stem nelle scuole, «se da piccola ti senti ripetere tutti i giorni che la matematica è una cosa da maschio, è difficile che te ne interessi». Un spunto di riflessione da cui partire perché, come raccontano molte ragazze, i genitori e l’educazione hanno un ruolo fondamentale nel percorso di studi che si andrà scegliere. Per gli esperti, infatti, gli stereotipi di genere si formano a quattro anni. Le bambine imparano che materie come l’ingegneria e la tecnologia sono prettamente maschili, mentre le femmine sono più portate, per esempio, all’insegnamento nelle scuole. Il tutto tagliandosi fuori da un mercato del lavoro redditizio come quello dell’informatica e della programmazione. Mentre basterebbe essere consapevoli che di fronte al sapere non ci sono differenze di genere.
Per questo motivo all’interno del Tempo delle Donne, gli eventi e gli incontri organizzati da Corriere della Sera, Io Donna, 27esimaora e ValoreD in Triennale, dal 26 al 28 settembre sono stati messi in cartellone due laboratori permanenti dedicati alle materie Stem, rivolti alle bambini e ai bambini. Il primo è «Kodu, piccole programmatrici crescono» per inventare un videogioco e imparare a conoscere il codice, con corsi a cura di Microsoft e Nuvola Rosa ( per le iscrizioni mail a info_iltempodelledonne@rcs.it). Mentre il secondo si chiama «Un’ora con la Mati» e ha l’obiettivo di far scoprire i numeri con i vestiti, le frazioni con le feste, le equazioni con il sabato sera, le disequazioni con il budget delle vacanze, i polinomi con i programmi di viaggio e i triangoli con le vele di Capitan Uncino (per iscrizioni mail info_iltempodelledonne@rcs.i). Due appuntamenti che sicuramente la piccola Lisa Simpson non mancherebbe.
la scienza si basa sui fatti e sulla logica contrariamente al femminismo che invece pratica la distorsione di dati e statistiche oltre a fare uso di varie fallacie logiche.
Noi viviamo in un insieme di costruzioni sociali, “forme” culturali a cui ci adeguiamo (non in senso negativo). Non viviamo nel mondo delle idee platoniche.
E soprattutto: che cosa significa scienza? esiste la Scienza? no, è una costruzione sociale come le altre (v. Paul Feyerabend), piena di pregiudizi storici. Inoltre, anche la geologia, la biologia, la medicina sono “scienze”, non solo la matematica, oltretutto svilita ad aritmetica, che viene presa, per antichi pregiudizi culturali, come simbolo di scientificità (e le matematiche non euclidee??).
ecc ecc
Come mai? io sì, penso che le donne oggi se vogliono studiare ingegneria possono farlo liberamente senza che nessuno le costringa a studiare controvoglia qualcosa per cui non sono portate.
forse voi femministe dovete mettere in mezzo il patriarcato dapperutto, ma la gente reale ragiona in maniera più semplice:se ho sempre odiato la matematica e sono sempre andata malissimo in quella materia perchè avrei dovuto iscrivermi a ingegneria e fare della matematica la mia ragione di vita?
tranquilla che a sminuire le donne che scelgono studi umanistici ci pensa la società, senza che vi ci mettiate anche voi femministe rifilandoci come esempi di VERE donne super da seguire (della serie: se non sei così allora non vali nulla)delle matematiche,ingegnere ecc.
e comunque: il suo piano per indirizzare le studentesse (tutte, indistintamente) verso le materie che le sono tanto care qual’è? come riuscirebbe a indirizzare verso ingegneria una persona come me, ad esempio, che dopo le elementari di matematica non ha mai capito ASSOLUTAMENTE NULLA perchè i miei interessi son sempre stati prevalentemente umanistici?
aspetto con ansia la risposta…
Comunque, come al solito concordo con afiordipelle: ho 40 anni e la stragrande maggioranaza dei miei insegnanti di materie stem a scuola erano donne, mica uomini! Alle medie avevo un uomo per lettere, storia etc, e pure un uomo per Inglese, mica una donna! E parlo di + di 30 anni fa!
Oggettivamente, non se ne puo’ piu’ di questa storia: le ragazze non studiano ingegneria o informatica perche’ non vogliono studiarle-non sono interessate-non hanno intenzione di passare la vita in cantiere e/o davanti a uno schermo! Ma perche’ non lasciate le ragazze LIBERE di studiare cio’ che vogliono senza interferire? Che differenza c’e’ tra obbligarle a studiare Ingegneria Elettronica e obbligarle a diventare insegnanti? Non e’ comunque un OBBLIGO proveniente da qualche altra parte? Il femminismo non e’ questo: e’ avere la liberta’ di poter scegliere il nostro futuro e il lavoro che piu’ ci realizza, che sia l’astronauta o che sia la mamma a tempo pieno poco importa, come accade per gli uomini, e nessuno dovrebbe dirci cosa dovremmo solo basandosi sul nostro sesso. Nemmeno voi della 27ma ora.